Politica

Letta e Calenda trovano l’intesa: c’è l’accordo su programma e candidature

 

di Fabiana D’Eramo

 

È accordo tra Pd, Azione e +Europa. I leader hanno trovato l’intesa per correre insieme alle elezioni del 25 settembre. Alla fine della complicata partita delle alleanze, si è svolto stamattina alla Camera l’incontro tra la delegazione dem, composta dal segretario Enrico Letta, le capigruppo Simona Malpezzi e Debora Serracchiani e il coordinatore della segreteria Marco Meloni, e la federazione +Europa e Azione, con Carlo Calenda, Matteo Richetti, Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi.

“Abbiamo siglato un’intesa che riteniamo molto importante, un patto elettorale, all’interno di un accordo più largo con altre componenti a nostro avviso fondamentali per essere vincenti nei confronti della destra”, ha detto Letta in conferenza stampa.

E anche su questo è d’accordo Calenda: “Non credo che gli italiani siano disposti a farsi sottomettere da una proposta che li porta ai margini dell’Europa, parlo di dignità”. E ancora: “Oggi si riapre la partita. Siamo solidi e compatti. Niente è scritto, andiamo a vincere le elezioni.”

Calenda è arrivato all’appuntamento, previsto per le 11, con mezz’ora di ritardo, ma ha assicurato di essere venuto “con spirito costruttivo”, anche se è vero che il leader di Azione aveva posto delle condizioni senza le quali il PD avrebbe corso da solo. A partire dai veti sui nomi. Calenda ha insistito di non volere come candidati Luigi Di Maio, il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni e il coportavoce dei Verdi Andrea Bonelli. “Se la risposta sarà ‘No’”, aveva detto Calenda, “caro Enrico Letta, la responsabilità della rottura sarà interamente tua”.

Dunque, un’intesa raggiunta tra ultimatum, aut aut e lettere piene zeppe di condizioni. Anche se, ha svelato Letta, l’accordo c’era già da un po’, da giovedì scorso. Aveva incontrato Calenda all’Arel, e insieme avevano sancito l’avvio di un percorso comune. E l’accordo c’era anche su quei nomi su cui meno di 72 ore dopo è stato posto il veto – oltre che sulle ex forziste Gelmini e Carfagna. E questo aveva indispettito il leader dem: “allora stringersi la mano non significa niente”.

Ma Letta ha affermato di aver dato prova di “grande senso di responsabilità”, superando le discussioni interne in nome del futuro dell’Italia. “Il Pd rappresenta un quarto degli elettori, sento il dovere di provare a dare un orizzonte di speranza al Paese che con i sovranisti rischia di deragliare”. Non di meno, una mancata alleanza sarebbe costata 16 collegi a centrosinistra e Azione/+Europa. “Da oggi per me ogni discussione è finita, c’è la partita e la partita la vinciamo”, ha convenuto Calenda.

E infatti l’accordo tra le parti mette bene in chiaro per cosa si sta lottando, qual è la posta in gioco. “Le prossime elezioni sono una scelta di campo tra un’Italia tra i grandi Paesi europei e un’Italia alleata con Orban e Putin”, si legge nella premessa dell’accordo firmato da Enrico Letta, Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova. “Sono uno spartiacque che determinerà la storia prossima del nostro Paese e dell’Europa.”

Infatti, dopo circa due ore di incontro, le parti hanno presentato le coordinate per un programma congiunto. Quindi, al primo posto, l’importanza di proseguire nelle linee guida di politica estera e di difesa del governo Draghi, in particolare per quanto riguarda la crisi ucraina e il contrasto al regime di Putin. Si  impegnano infatti a mettere in campo politiche più idonee per garantire l’autonomia del Paese attraverso il rafforzamento della diversificazione degli approvvigionamenti per ridurre la dipendenza dal gas russo, oltre che un’intensificazione degli investimenti in energie rinnovabili e la realizzazione di impianti di rigassificazione nel quadro di una strategia nazionale di transizione ecologica virtuosa e sostenibile.

La nuova coalizione si impegna a contrastare le disuguaglianze e i costi della crisi su salari e pensioni. Dunque accordo sul salario minimo nel quadro della direttiva UE e riduzione del cuneo fiscale a tutela dei lavoratori. In progetto anche la necessità di “correggere”, e non abolire, il Reddito di Cittadinanza e dare priorità all’approvazione delle leggi in materia di Diritti civili e Ius scholae.  In continuità con il governo precedente, PD e Azione/+Europa concordano sulla necessità di realizzare integralmente il Pnrr.

Nei collegi uninominali non saranno candidati i leader delle forze politiche che costituiranno l’alleanza, gli ex parlamentari del M5S e di Forza Italia usciti nell’ultima legislatura. Inoltre è stata suddivisa la totalità dei candidati nei collegi uninominali in modo da dare il 70% a Democratici e Progressisti e il 30% a +Europa e Azione. Allo stesso modo il tempo di parola attribuito alla coalizione nelle trasmissioni televisive sarà ripartito nelle percentuali applicate ai collegi.

Di vitale importanza, non stringere la mano a chi ha dato le spalle a Mario Draghi. Combattere il centrodestra è il pilastro attorno al quale costruirsi un centro. In ogni discorso si manifesta lo spettro di un possibile governo a guida Giorgia Meloni. Come a dire: fidatevi di noi, perché non potete fidarvi degli altri. Il PD da solo è in un testa a testa con Fratelli d’Italia, eppure dall’alto della sua posizione nei sondaggi potrebbe fare di più che comportarsi come un partito che ai suoi elettori può offrirsi solo come alternativa alla destra, e nulla più. Starà alla nuova coalizione dimostrare di saper portare qualcos’altro sul tavolo.

aggiornamento campagna elettorale ore 23.20

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