Esteri

L’Opec+ torna a determinare il prezzo del barile di petrolio

L’OPEC+, ovvero l’alleanza tra l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e i paesi esterni capitanati dalla Russia, potrebbe passare al rialzo prezzi dopo anni di competizione al ribasso con gli Stati Uniti che nel Marzo 2020 hanno toccato le massime vette di produzione con la cifra record di 13,1 milioni e sembrano ora stare cambiando posizione, prendendo di petto il cambiamento climatico con ulteriori modifiche verso la tutela del pianeta dall’estrazione di idrocarburi.

Stando alle previsioni, l’attuale produzione a stelle e strisce dovrebbe mantenere il suo flusso di oro nero stabilmente basso mentre il cartello dei produttori diminuirà in modo graduale le decurtazioni al momento vigenti. Considerando che lo shale Oil ha provvisoriamente privato la facoltà di fissare i propri prezzi al barile a Russia, Arabia Saudita e agli altri paesi membri dell’OPEC, facoltà che sembra stare tornando, che il comitato tecnico congiunto OPEC+ abbia fatto crescere la domanda di greggio a livello mondiale per il 2021 fino a 6 milioni di barili giornalieri rispetto ai 5,6 del mese precedente, le quote produttive dovrebbero rimanere invariate.

Inoltre lo scorso Aprile l’OPEC ha aumentato la produzione per maggio e luglio per un complessivo di greggio pari a 1,1 milioni di barili. A partire dal mese prossimo quindi, i 23 paesi dell’Opec “allargata” incrementeranno l’offerta di circa 350.000 barili al giorno (bpd) a maggio, di altri 350.000 bpd a giugno e di 400.000 a luglio. Inoltre il greggio recupera dal 23 marzo e l’andamento dei prezzi riflette un periodo di consolidamento a partire dal 22 aprile.

La produzione USA probabilmente scenderà durante la presidenza di Joe Biden, l’attuale amministrazione, con il sostegno del Congresso, sta affrontando la sfida del cambiamento climatico con normative più severe sulla produzione di combustibili fossili. Poiché il potere di determinazione dei prezzi degli Stati Uniti nel mercato internazionale del greggio diminuisce, l’influenza dell’Opec+ è in aumento. Dopo il 2020, i tagli alla produzione hanno stabilizzato il prezzo.

Il cartello ha ridotto i tagli e continuerà ad aumentare la sua produzione in modo graduale. Il compito dell’Opec è quello di ottenere un “reddito costante per i produttori e un equo ritorno sul capitale per coloro che investono nell’industria petrolifera”. Quindi il potere di determinazione dei prezzi è tornato nelle mani dell’Opec, in un momento in cui le relazioni degli Stati Uniti con i due principali produttori mondiali, sono le peggiori degli ultimi anni.

I rapporti tra i paesi risentono infatti della decisione del presidente Biden di pubblicare un rapporto dell’Intelligence statunitense che affermava che il principe ereditario saudita ed erede al trono, Mohamed bin Salman aveva approvato un’operazione per catturare o uccidere il giornalista del Washington PostJamal Kashoggi, da qui la decisione di comunicare solo con il re Salman, ignorando il principe ereditario, che è stata la forza più incisiva e potente in Arabia Saudita e il cartello petrolifero internazionale.

Per quanto riguarda la Russia, Biden ha definito il presidente Putin un “assassino” per la detenzione del leader dell’opposizione Alexei Navalny e la sua amministrazione ha imposto sanzioni ai russi per le interferenze elettorali del 2020. Rispetto all’amministrazione Trump, i rapporti tra questi paesi, sono decisamente più tesi e complicati, proprio quando l’Opec è tornata ad avere potere di determinazione sui prezzi del greggio.

AGC GreenCom

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