Esteri

L’Ucraina non è un modello per fermare un’invasione cinese a Taiwan

di Giuliano Longo

 

All’indomani del contestato incontro del presidente di Taiwan Tsai Ing-wen e Kevin McCarthy la portaerei cinese Shandong e quella americana USS Nimitz hanno pattugliato la costa taiwanese, a  400 miglia nautiche di distanza, a due passi, in termini navali, l’una dall’altra. Sebbene la guerra non sia inevitabile, le possibilità di un conflitto tra Pechino e Taipei in alcuni ambienti politico/militari, continuano a crescere e sorge anche la preoccupazione  che gli Stati Uniti, a causa di calcoli errati o disavventure, possano essere risucchiati in un conflitto aperto con la Cina dotata di armi nucleari. Quindi, per non pochi esperti americani, anche le  conseguenze di uno scontro convenzionale potrebbero lasciare l’aeronautica e la marina USA del Pacifico  paralizzate, indipendentemente quale parte “vinca”. Se in caso di attacco cinese, i taiwanesi fossero in grado di resistere abbastanza a lungo da permettere agli Stati Uniti di organizzare un intervento, molti analisti ritengono che non è affatto certo che Taipei possa resistere a una tempesta scatenata dall’Esercito popolare di liberazione (PLA). Un attento esame delle condizioni esistenti tra Pechino e Taipei rivela che per certi versi  un tentativo cinese di prendere con la forza Taiwan è meno impegnativo del tentativo russo di conquistare l’Ucraina. ED è  chiaro che i fondamentali  militari in gioco avvantaggiano fortemente l Xi Jinping e lavorano contro il presidente taiwanese Tsai Ing-wen.

Nella guerra Russia-Ucraina, le forze armate ucraine (UAF) hanno combattuto ferocemente superando le aspettative. Prima dello scoppio della guerra totale, l’UAF aveva combattuto per 8 anni una guerra civile, con ben 12mila morti  dalla parte orientale separatista dell’Ucraina. Così quando l Putin ha invaso nel febbraio 2022, ha incontrato un esercito ucraino collaudato in battaglia e una popolazione fortemente contraria alla Russia. Al contrario, se la Cina invadesse Taiwan, nessuna di queste dinamiche potrebbe esse  in gioco. Ufficialmente, Taiwan ha una forza attiva di 180.000 soldati e un contingente di riserva di oltre due milioni, ma  queste truppe, da molti anni non sono mai state impegnate in combattimenti e  il loro addestramento è  di scarsa qualità. Alcune delle unità attive in prima linea di Taiwan sono coperte solo da un 60% di effettivi e i coscritti sono tenuti a scontare solo quattro mesi, durante i quali le truppe ricevono poco più di una conoscenza di base su come sparare, ma quasi nessun addestramento su come combattere. C’è da aggiungere che i taiwanesi non odiano i cinesi. Come è avvenuto per Hong Kong, una forte maggioranza di cittadini dell’isola non vuole l’unificazione con la Cina, ma la loro opposizione è contro la forma di governo e non al popolo cinese e in modo schiacciante vogliono evitare la guerra.  Inoltre mentre nel conflitto in corso Kiev ha un lungo confine terrestre con l’Europa attraverso il quale affluiscono armi e munizioni su larga scala, Taiwan sarebbe isolata sin dall’inizio della guerra, con il blocco navale di Pechino.  Tutti rifornimenti militari dovrebbero venir trasportati  per via aerea o su navi, entrambi facilmente attaccabili dalla Cina che si trova ad appena 100 miglia… Se la Russia aggredito con troppo pochi missili balistici e da crociera moderni per sostenere una guerra estesa, la Cina, al contrario, non solo ha considerevoli scorte di missili moderni, ma anche la capacità industriale di sfornarne a un livello di produzione sostenuto. Anche Taiwan ha una notevole capacità di produzione di missili, ma certamente la Cina sa dove si trovano tali strutture e probabilmente prenderebbe di mira quelle fabbriche distruggendone la potenzialità.

Molti negli Stati Uniti sostengono che è giunta l’ora di porre fine alla politica di “ambiguità strategica” e di dichiarare chiaramente  che l’America combatterà la Cina per Taiwan. Troppi a Washington sono stati incoraggiati dalla prestazione della piccola Ucraina contro la grande Russia e sembrano aver concluso che sarebbe altrettanto semplice sostenere la piccola Taiwan contro la grande prepotente Cina.

Queste posizioni ignorano che le condizioni tra i due sono molto diverse e i fondamenti militari suggeriscono che la Cina avrebbe maggiori possibilità di successo rispetto alla Russia. Inoltre sarebbe poco conveniente per gli Stati Uniti decidere di combattere una guerra con la Cina che causerebbe gravi danni alle loro forze armate  in un conflitto che potrebbero non vincere e che non riguarda direttamente  la lo sicurezza. Molte recenti simulazioni di guerre tra Stati Uniti e Cina mostrano tutte che la marina e l’aeronautica degli Stati Uniti subirebbero  perdite enormi. E molti di questi “wavgame” concludono che la Cina “fallirà” nel prendere Taiwan, ma contestualmente le forze armate statunitensi  per 10 anni ridurrebbero la loro potenza di combattimento  nell’Indo-Pacifico, riducendo, la sicurezza nazionale complessiva. L’altra ipotesi che si fa strada a Washingtonsarebbe quella di limitare i combattimenti a Taiwan e garantire che nessun altro alleato degli Stati Uniti venga attaccato. In questo modo si conserverebbe la piena potenza delle flotte USA del Pacifico mentre l’esercito cinese verrebbe gravemente danneggiato.  Se Taiwan impiegherebbe minimo 10 anni per riprendersi, la potenza militare degli Stati Uniti si manterrebbe pressoché intatta, calcolo abbastanza cinico che non prevede che la Cina possa occupare l’isola. D’altra parte la potenza USA e dell’Occidente è comunque evidente, ma poco evidente è il risultato se dovesse  dispiegarsi su due fronti, in Europa e in Asia per cui ai pericoli atomici non resta che l’alternativa dei negoziati, che per Pechino sono sostanzialmente il vero obiettivo. 

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