Tutto accadde alle ore 23 del 17 maggio Marco Vannini e’ a casa Ciontoli e si sta facendo una doccia, e’ la ricostruzione emersa dalle indagini: entra in bagno Antonio Ciontoli, sottufficiale di Marina e padre di Martina, per prendere due pistole che aveva riposto in una scarpiera. Marco, racconta Ciontoli, si mostra interessato a queste e lui, per gioco, pensando che l’arma fosse scarica, fa esplodere un colpo, che ferisce Vannini a un braccio. Quaranta minuti dopo, la prima chiamata al 118: a parlare e’ Federico Ciontoli, figlio di Antonio e fratello di Martina.
Dice all’operatore che un ragazzo ha avuto un mancamento per uno scherzo. La cornetta passa alla madre, Maria Pezzillo, che chiude il telefono affermando che richiamera’ in caso di bisogno. Poco dopo la mezzanotte – ore 00.06 – al 118 giunge un’altra telefonata: stavolta e’ Antonio Ciontoli, che riferisce di un ragazzo che si e’ infortunato nella vasca da bagno con un pettine appuntito. L’operatrice sente in sottofondo lamenti e urla di Vannini. L’ambulanza arriva a mezzanotte e 23 minuti: a mezzanotte e 54, Ciontoli al Pit (Posto di primo intervento) di Ladispoli parla di un colpo partito accidentalmente. Viene chiamato l’elisoccorso per trasportare Vannini al Policlinico Gemelli: ben due volte sara’ costretto ad atterrare per l’aggravarsi delle condizioni del giovane. Poco dopo le 3 del mattino del 18 maggio, Marco Vannini muore.