Politica

Meloni dalla Sicilia prova a far ripartire il centrodestra

di Fabiana D’Eramo

 

“Non voglio un Sud che viva di sussidi”, ma “un Sud nel quale ci siano gli strumenti per competere ad armi pari”.

Lo dice il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in visita a Catania, nella sede del Comune dalla Gigafactory 3Sun del gruppo Enel.

Quando arriva a Palazzo degli Elefanti, nel giorno dedicato a Sant’Agata, i catanesi in piazza che si sbracciano per stringerle la mano la accolgono come un emissario di pace, e promette doni – miliardi – per la Sicilia. Ma attenzione, c’è un avvertimento: “Dovete saperli spendere.”

“Le risorse del Pnrr dedicate al mondo degli agricoltori passano da 5 ad 8 miliardi di euro”, ha detto Meloni nella “fabbrica del sole” del gruppo Enel destinata a diventare la più grande d’Europa per la produzione di pannelli fotovoltaici. Il Pnrr mette a disposizione del progetto quasi 90 milioni di euro e, sulla base di queste risorse, Invitalia ha predisposto con Enel un contratto di sviluppo. Ciò permetterà di realizzare le opere di adeguamento e potenziamento dello stabilimento esistente e consentirà la costruzione di un nuovo stabilimento per un’ulteriore linea di produzione di moduli fotovoltaici. “La scommessa”, ha aggiunto Meloni, “è far diventare Catania uno dei poli più importanti nel settore“.

Si tratta di un settore in espansione. Nel 2028 si stima un volume d’affari di circa 150 miliardi di euro – sottolinea la premier – e questo rafforzerebbe il Mezzogiorno.

Sul fronte energetico, il timore del governo è che lavorare sulla transizione significhi “passare da una dipendenza ad un’altra”: “non ha molto senso che noi, mentre ci liberiamo da una dipendenza energetica da parte della Russia, ci consegniamo mani e piedi a dipendenze energetiche di catene di approvvigionamento che non controlliamo. Noi dobbiamo essere in grado di produrre la tecnologia che è fondamentale per le nostre scelte strategiche se vogliamo essere padroni del nostro destino”. L’Italia deve essere un hub per l’approvvigionamento europeo, insiste Meloni – e soprattutto puòesserlo, ha tutte le carte in regola, nonostante nessuno ci creda adesso, e men che meno ci abbia creduto un anno fa, quando tutti lanciavano allarmi sulla capacità e possibilità dell’Italia di essere adeguata. Guardate – vorrebbe dire la premier – che questo governo ce la fa.

E ce la vuole fare proprio a partire dalla Sicilia, dove pareva invece che la maggioranza stesse andando in frantumi. A nulla è servita la mediazione del presidente del governo regionale ed ex presidente del Senato Renato Schifani (FI): sulla norma «salva-ineleggibili», Fratelli d’Italia ci sta, invece Forza Italia, Lega e la Dc di Totò Cuffaro hanno incrociato le braccia. La norma è stata affossata e, tra i trentaquattro voti contrari, contro i trenta favorevoli, con il voto segreto sono usciti anche dieci franchi tiratori. Dopo di che, gli assessori regionali di Fdi non si sono presentati alla riunione con il presidente Schifani in cui è stata data l’ufficialità ai nuovi manager della sanità siciliana.

Eppure la trasferta catanese della premier vorrebbe assicurare che sull’isola non si stia consumando nessun presagio di uno scenario di divisione nazionale. Al contrario, il Sud potrebbe diventare la porta d’ingresso per l’energia prodotta da altre nazioni da esportare in Europa passando per l’Italia.

“Abbiamo varato un decreto sud che riorganizza i fondi”, dichiara Meloni, “abbiamo istituito gli accordi di coesione nei quali si distribuiscono i soldi sulla base di proposte condivise tra stato e regioni. Dove ci sono lungaggini possiamo intervenire con poteri sostituivi. In Italia si smette di non spendere risorse che sono disponibili”.

Questa, forse, una risposta ai reiterati attacchi nei confronti del governo da parte del presidente della Campania Vicenzo De Luca. “Ho già sfidato il ministro Fitto con le sue stupidaggini a proposito dei fondi europei”, ha detto l’esponente Pd. “Il ministro Filippo va’ scappando. Vediamo se scappa pure la Presidente del Consiglio. Vorrei però diffidare tutti quanti dal farla finita con questa vergognosa campagna demagogica che riguarda la capacità di spesa dei fondi europei.”

Accuse, soprattutto quelle a proposito del “continuare a fare accordi con le regioni del Nord e perdere tempo con il Sud”, che disegnano uno scenario talmente diverso da quello in cui Giorgia Meloni dipinge Catania come un luogo pronto ad essere rilanciato, un luogo di speranza e investimenti sul futuro. Tra l’altro lo annuncia proprio nelle ore in cui inizia a circolare la notizia di un’altra, giovanissima, vittima di violenza sessuale proprio a Catania. Doveroso menzionarla nel suo intervento alla Gigafactory Sun3: “oggi è la Festa di Sant’Agata, che celebra una giovanissima martire della tradizione cristiana”, ha detto la premier, “e voglio esprimere la mia solidarietà a questa ennesima vittima per dirle che lo Stato ci sarà e che lo Stato garantirà che sarà fatta giustizia.”

Molto lavoro da fare, dunque, per garantire un futuro brillante alla Regione – dal punto di vista politico, degli investimenti e della sicurezza. Ma Meloni gioca in casa: in Sicilia, le principali cariche istituzionali sono guidate da uomini del centrodestra.

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