Politica

Mes, acqua sul fuoco da Palazzo Chigi: “Interesse relativo per l’Italia”

 

Il nuovo Mes (Meccanismo europeo di stabilità) prevede “un’integrazione di relativo interesse e attualità per l’Italia, visto che come elemento principale prevede l’estensione di salvaguardie a banche sistemiche in difficoltà, in un contesto che vede il sistema bancario italiano tra i più solidi in Europa e in Occidente”. E’ quanto sottolineano fonti di Palazzo Chigi, dopo il no alla ratifica del Mes.

“In ogni caso, il Mes è in piena funzione nella sua configurazione originaria, ossia di sostegno agli Stati membri in difficoltà finanziaria”, aggiungono le fonti. “Il Governo, che si era rimesso al Parlamento, prende atto del voto dell’Aula di Montecitorio sulla scelta di non ratificare la modifica al trattato Mes”, sottolineano, inoltre, fonti di Palazzo Chigi. “La scelta del Parlamento italiano di non procedere alla ratifica può essere l’occasione per avviare una riflessione in sede europea su nuove ed eventuali modifiche al trattato, più utili all’intera Eurozona”, proseguono le stesse fonti.

Il Parlamento è “sovrano” e ha deciso di non ratificare il nuovo Mes, che comunque per l’Italia presenta modifiche – il salva-banche – di “relativo interesse e attualità”. Dopo molti rinvii, con un’accelerazione improvvisa, l’Aula della Camera ha bocciato l’adesione dell’Italia (unica in Europa) alle nuove regole. Quello che appare è un doppio messaggio – anche se il governo tende a minimizzare – a Bruxelles ma anche internamente, visto che la maggioranza si è divisa: contrari Lega e Fdi, astenuta Forza Italia, con molti azzurri che avrebbero voluto votare sì.

La premier Giorgia Meloni, ancora influenzata, al momento non si pronuncia, ma Fonti di Palazzo Chigi cercano di smorzare la rilevanza del passaggio di oggi, sottolineando che l’esecutivo “si era rimesso al Parlamento” e dunque “prende atto del voto”. Comunque, viene sottolineato, quella introdotta sarebbe stata “un’integrazione di relativo interesse e attualità per l’Italia, visto che come elemento principale prevede l’estensione di salvaguardie a banche sistemiche in difficoltà, in un contesto che vede il sistema bancario italiano tra i più solidi in Europa e in Occidente”. Per la sua funzione principale, ossia di “sostegno agli Stati membri in difficoltà finanziaria” il Mes “è in piena funzione nella sua configurazione originaria”. Resta, da Palazzo Chigi, una porta “aperta” perchè – viene spiegato – la scelta del Parlamento “può essere l’occasione per avviare una riflessione in sede europea su nuove ed eventuali modifiche al trattato, più utili all’intera Eurozona”.

Al di là delle spiegazioni ufficiali, restano i dati politici. Il primo è quello in sede europea. La decisione italiana è arrivata – dopo mesi di rinvii – all’indomani del via libera, con ben poco entusiasmo, al nuovo Patto di stabilità. Una strana ‘coincidenza’ temporale (e notoriamente in politica le concidenze sono assai rare, se anche esistono). “E’ un collegamento che fate voi”, si schermisce un rappresentante di alto livello di Fdi, mentre da Forza Italia il ‘link’ non viene negato. Comunque sia dall’esecutivo si cerca anche di minimizzare gli impatti nei rapporti con i partner europei. “Sicuramente c’erano state delle interlocuzioni, non è stata una sorpresa in Europa”, spiega un esponente del governo, mentre altre fonti fanno notare che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (che in controtendenza rispetto al suo partito auspicava il via libera), a chi glielo chiedeva nei vertici a Bruxelles aveva sempre detto chiaramente che “per la ratifica in Parlamento non ci sono i numeri”.

Questo per quanto riguarda i ‘messaggi’ politici all’Europa, ma c’è anche la vicenda interna, anche in vista delle europee. Mentre Matteo Salvini esulta per una “battaglia vinta dalla Lega” e Fdi sottolinea la propria “vittoria” e la “coerenza”, Forza Italia si è smarcata dagli alleati, con una astensione che rappresenta – spiega un dirigente – un “segnale di stimolo a riprendere il percorso verso l’Europa”. Anche ripresentando la proposta di ratifica in Senato, magari integrata con la clausola, messa nero su bianco, di un passaggio parlamentare obbligatorio in caso di richiesta di accesso ai fondi.

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