Il dibattito sull’opportunità o meno di fornire all’Ucraina l’impiego contro obiettivi sul territorio russo delle armi a lungo raggio d’azione consegnate alle forze armate di Kiev di alcuni partner UE e NATO, è ancora in fase di stallo.
Le armi che Zelensky chiede insistentemente sono i missili da crociera Storm Shadow/SCALP EG he hanno un raggio d’azione limitato a 250 chilometri e i missili balistici tattici statunitensi ATACMS con raggio d’azione fino a 300 chilometri.
Non vi sono per ora altri sistemi d’arma forniti a Kiev con capacità di colpire in profondità le retrovie russe, ma entrambe queste armi sono state già impiegate sui territori ucraini controllati dai russi inclusa la Crimea.
Se USA, Gran Bretagna e Francia avessero dato il via libera al loro utilizzo contro obiettivi in Russia questi missili non sarebbero comunque risolutivi sia per la scarsità del loro numero, per i limiti della loro gittata e perché la difesa aerea russa ne ha già abbattuti un buon numero.
Fonti militari statunitensi avevano già fatto sapere alla CNN che Kiev non dovrebbe attendersi nuove massicce forniture di ATACMS poiché il loro numero negli arsenali americani è limitato, mentre i missili da crociera di Parigi e Londra sono pochi, così come pochissimi sembrano essere rimasti i Su-24M ucraini su cui sono stati integrati gli Storm Shadow.
Ciò non esclude che in futuro gli Stati Uniti possano fornire i missili Joint Air-to-Surface Standoff Missiles (JASSM) con gittata di 950 chilometri da integrare sugli aerei da combattimento F-16, di cui ora Kiev dispone di 7 esemplari dei quali uno abbattuto in circostanze ancora da chiarire. Ma questo significherebbe un altro passo verso la guerra mondiale.
Secondo molti esperti l’impiego di tali armi contro la Russia non mirerebbe a obiettivi strategico militari, ma a quello politico di coinvolgere ulteriormente gli alleati nel conflitto.
Parlando con i giornalisti dopo un incontro alla base aerea di Ramstein, in Germania,, Austin ha sottolineato che nessuna arma specifica sarebbe un “game-changer”. Ha quindi osservato che la Russia ha spostato le sue bombe plananti oltre la gittata dei missili ATACMS mentre l’Ucraina stessa ha capacità di attaccare obiettivi a lunga distanza, riferendosi ai nuovi droni prodotti da Kiev. Come dimostra l’attacco di droni su Mosca di questa notte del quale scriviamo in altra pagina.
Versione condivisa da Zelensky che il 6 settembre dichiarava dal Kiev Post. “le armi a lungo raggio che ci hanno fornito coprono 200-300 chilometri, quindi sono incapaci di raggiungere le distanze che vorremmo”. Con riferimento al missile Taurus tedesco che arriva quasi a 900 chilometri.
Le ambizioni balistiche di Kiev preoccupano Mosca che è già alle prese con il blitz di Kursk e vede centinaia di droni sorvolare ogni giorno i propri cieli eccitando le fantasie di alcuni vetro sovietici che vorrebbero risposte più dure e distruttive contro Kiev, sino a bombardare la sede del Governo.
Ormai a Mosca è ben chiaro che la prossima partita si giocherà anche sul territorio russo con qualche altra operazione di invasione ai margini di un confine di quasi 2000 chilometri impossibile da controllare.
Mentre ormai la strategia di Kiev sembra delinearsi in una sorta di guerriglia permanente oltre confine che condizioni l’opinione pubblica russa, lo stato maggiore della Federazione pensa invece a raggiungere la completa occupazione del Donbass, che rappresenta l’obiettivo principale di Putin, una volta fallito il suo obiettivo iniziale della caduta del regime di Kiev e della dissoluzione dell’Ucraina.
L’occupazione di tutto il Donbass appare un obiettivo limitato, perché come dimostrano le recenti operazioni militari ei modesti risultati di Mosca, logora uomini e materiali sia dall’una che dall’altra parte, ma se fosse raggiunto, e qui sta il punto strategico, scardinerebbe le liee di difesa ucraine a avvicinerebbe il pericolo russo sempre più a occidente.
Con una simmetria di intenti, perché Mentre mosca persegue obiettivi tattico strategici militari, Kiev punta alla risonanza politico-mediatiche delle proprie azioni che dovrebbero coinvolgere l’Occidente in un conflitto che offre qualche possibilità di vittoria. Oppure una base meno sfavorevole per Kiev in eventuali trattative di pace o tregue.
E’ in questo contesto che si colloca il problema dei missili a lunga gittata, che sicuramente Mosca teme per gli effetti sul proprio territorio anche “profondo” , ma nel contempo la metterebbe sul piede di guerra per un conflitto europeo inevitabile con misure eccezionali quali la leva obbligatoria e lo stato di guerra dichiarato con i suoi alleati coinvolti nel conflitto (Bielorussia, Korea del Nord e forse altre repubbliche del centro Asia)
Senza essere profeti di sventura, salvo eventi eccezionali legate anche, ma non solo, esito delle elezioni americane, appare improbabile che una minima prospettiva di pace si delinei non solo quest’anno, ma anche per tutto il 2025.
GiElle