Economia e Lavoro

Mutui, nuovi contratti surriscaldati Raggiunto un nuovo massimo al 2,15%, il valore più elevato dal 2017

I tassi sui nuovi mutui in Italia hanno segnato un nuovo massimo pluriennale a luglio, al 2,15%, il valore più elevato dal febbraio del 2017, per poi limarsi al 2,13% ad agosto, in cui i volumi risultano solitamente inferiori. Un livello che comunque resta meno della metà del massimo segnato da questa voce a fine 2007, al 5,72%. Lo riporta l’Abi nel suo rapporto mensile.
A luglio la Bce ha alzato i tassi di riferimento per tutta l’eurozona di 0,50 punti percentuali. L’ultima rilevazione dell’Abi sui tassi riguarda la media di tutto il mese di agosto, non incorpora quindi l’ulteriore rialzo che la Bce ha poi effettuato a settembre (altri 0,75 punti base con cui il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento è stato portato all’1,25%).

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Decreto Pnrr, Confcommercio: “Bene, ma si può migliorare” Bene il provvedimento nel suo insieme, anche se c’è spazio per “interventi migliorativi”. È il “succo” dell’intervento del vicepresidente vicario di Confcommercio, Lino Enrico Stoppani,in audizione alla Camera l’11 marzo scorso sul ddl di conversione del decreto legge 19/2024 (il cosiddetto decreto Pnrr). In particolare, Confcommercio chiede un ampliamento della lista dei beni agevolabili tramite la misura Transizione 5.0, che ha l’obiettivo di promuovere la riduzione dei consumi energetici generatori di Co2, ricomprendendo ad esempio “gli apparecchi di ultima generazione, intelligenti e a basso consumo, per la refrigerazione o la cottura degli alimenti, oppure le soluzioni smart building che, secondo analisi Enea, possono comportare risparmi energetici fino al 45%”. Per quanto riguarda poi la riduzione dei tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione, pur apprezzando le innovazioni relative alla trasparenza sui ritardi accumulati dalle diverse amministrazioni e all’elaborazione e monitoraggio dei piani per ridurli, il vicepresidente Stoppani ha ribadito la necessità di “consentire alle imprese maggiori compensazioni dei propri crediti sulle imposte e tasse dovute all’erario”. Quanto infine al trattamento contrattuale da applicare al personale in appalto e subappalto, Confcommercio ha rilevato che “il richiamo al solo criterio della maggiore applicazione rischia di affidare al possibile arbitrio, anche di soggetti terzi, l’individuazione del contratto collettivo di riferimento, senza considerare il peso della rappresentanza dei soggetti che lo negoziano”. Di conseguenza la Confederazione propone di “affiancare al criterio di riferimento per l’individuazione dei contratti nell’ambito degli appalti (maggiormente applicati nel settore al quale si riferisce l’oggetto dell’appalto), un ulteriore criterio da rispettare, ovvero che tali contratti debbano essere comunque sottoscritti dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”.

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