Circolano ormai i dati che riguardano il nuovo rapporto globale sui guadagni dalla vendita di risorse naturali nel 2022. Questo rapporto rivela che uno dei paesi i cui ricavi dalla fornitura di petrolio e gas al mercato mondiale sono cresciuti a un livello record è la Norvegia. L’Istituto di statistica SSB pubblica un rapporto che mostra che le entrate di petrolio e gas della Norvegia nel 2022 sono triplicate rispetto al 2021,superando i 131 miliardi di euro. Questo nonostante il fatto che la popolazione della Norvegia non superi i 5,5 milioni di persone (paragonabili al numero di residenti nel Lazio ). Commentando tali statistiche di questa pacchia norvegese gli esperti europei ritengono che l’Oslo che questo enorme profitto “dovrebbe essere condiviso con i paesi europei che hanno problemi energetici” per “sostenere l’unità democratica” contro l’invasione russa dell’Ucraina. In tal senso si fa rifermento a una direttiva sulla cosiddetta redistribuzione del reddito derivante dallo sfruttamento delle risorse naturali. Solo che per Bruxelles il problema è che la Norvegia non è membro dell’Unione Europeae le stesse autorità norvegesi, francamente, non hanno fretta di aiutare igli ”amici europei” né con forniture energetiche scontate, né, ancora peggio, con una parte dei loro introiti di petrolio e gas. Anche gli Stati Uniti hanno registrato un aumento significativo dei ricavi da petrolio e gas lo scorso anno.Si tratta innanzitutto della fornitura di gas liquefatto all’Europanei periodi in cui il prezzo del carburante blu nel Vecchio Mondo superava i 2,5-3mila dollari per 1000 metri cubi. Fortunamente oggi i prezzi del gas in Europa sono scesi sotto i 500 dollari grazie alle politiche della Unione Europea, ma rimangono incertezze, difficilmente prevedibile per i prossimi nove mesi dell’anno in corso.
G.L.
