Economia e Lavoro

Papa Francesco agli imprenditori: “Serve una conversione economica. La miseria si contrasta creando lavoro”

Guerra e crisi ambientale minacciano economia e vivere sociale. Diviene dunque “urgente proporre un’economia adeguata per contribuire a risolvere le grandi problematiche che viviamo a livello mondiale”. Papa Francesco lo ha detto a un gruppo di membri della Confederazione spagnola delle Associazioni dei Giovani Imprenditori e della Confederazione degli Imprenditori della Galizia ricevuti in Vaticano, denunciando come spesso anche oggi al lusso di pochi si accompagni la miseria di troppi.

Da qui l’incoraggiamento a “non dimenticare che l’attività dell’economia è al servizio dell’essere umano, non solo di pochi, ma di tutti, specialmente dei poveri”. Essa inoltre “non è al di sopra della natura, ma deve prendersene cura, perché da questo dipendono le generazioni future”. Agli imprenditori il Pontefice chiede di non confondere “economia” e “finanza”: “se l’economia si ammala, si trasforma in finanza, e quando l’economia si trasforma in finanza, tutto diventa liquido o gassoso e finisce come la catena di Sant’Antonio”. Agli imprenditori Francesco suggerisce tre strade. La prima è la profezia: “Nella Bibbia il profeta è colui che parla a nome di Dio, trasmette il suo messaggio attraverso il quale favorisce un cambiamento nel contesto in cui vive”. Senza la profezia infatti, “l’economia, e in generale tutta l’azione umana, è cieca”:

In un contesto tanto complesso come quello attuale, caratterizzato dalla guerra e dalla crisi ambientale, spetta a voi sviluppare il vostro servizio, diciamo, come profeti che annunciano ed edificano la casa comune, rispettando tutte le forme di vita, interessandosi al bene di tutti e promuovendo la pace.

Fondamentale è a tal riguardo la seconda meta che Francesco chiede agli imprenditori di conseguire: quella della cura del rapporto con Dio. Infatti “quando coltiviamo la salute spirituale, cominciamo a dare molti frutti”. “L’eroicità di cui il mondo ha bisogno da parte vostra – ha proseguito – può essere sostenibile solo se ci sono radici forti”. “Solo allora potremo invertire le azioni pregiudizievoli che stanno preparando un futuro triste per le nuove generazioni”

La conversione economica sarà possibile quando vivremo una conversione del cuore; quando saremo capaci di pensare di più ai bisognosi; quando impareremo ad anteporre il bene comune al bene individuale; quando comprenderemo che la carestia di amore e di giustizia nelle nostre relazioni è la conseguenza di una disattenzione verso il nostro rapporto con il Creatore, e questo si ripercuote anche sulla nostra casa comune.

Forte l’esortazione a “non inquinare la natura”: il futuro “è ancora nelle nostre mani, è possibile invertire la tendenza all’inquinamento che sta distruggendo tutto”. Terzo punto da tenere a mente è secondo il Vescovo di Roma il rapporto tra “il lavoro e la povertà”. Non è un invito ad amare la miseria, che, al contrario, specifica il Pontefice, “deve essere combattuta” con la creazione di posti di lavoro per contribuire a dare dignità al prossimo. L’esempio lo ha dato san Francesco d’Assisi che contribuì a restaurare la Chiesa del suo tempo con l’amore che provò per i poveri e con il suo modo austero di vivere.

Con i valori del lavoro e la povertà, che implicano una fiducia completa in Dio e non nelle cose, si può creare un’economia che riconcili tra loro i membri delle diverse fasi della produzione, senza che si disprezzino reciprocamente, senza che si creino maggiori ingiustizie o si viva una fredda indifferenza. A lezione di economia, ha notato Francesco, non si parta molto di “cura della famiglia umana e della casa comune”. Tuttavia, ha insistito, “una delle principali fuznioni di un imprenditore è quella di aver cura: cura della propria impresa, degli impiegati, della casa comune, di tutto.

Fonte Vatican news

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