Politica

Pd, Orfini: “Ok alleanze ma serve un partito più forte del 20%”

 

Dove ci sono ingiustizie e diseguaglianze c’è la sinistra. L’importante è che sia una sinistra contemporanea, nelle fratture che si aprono nella società bisogna anche saper costruire un pensiero nuovo”. Così Matteo Orfini, deputato del Pd, intervistato dall’agenzia DIRE. L’alleanza con Conte? “Abbiamo il dovere di unire le opposizioni, non solo Conte. Negli ultimi anni abbiamo pensato che la soluzione fosse rappresentata dalle alleanze, che servono. Ma intanto serve un Pd più forte. Se lo sarà, anche le alleanze saranno più facili. Il Pd non si può accontentare di fare il 20%. Lo abbiamo fatto per prendere molto di più”, chiude sul punto.  Per Orfini “sarebbe sbagliato discutere tra noi, nel Pd è appena iniziata una nuova fase.Lo dico non avendo votato Schlein ma le va dato il tempo di costruire il progetto politico che ha in mente, evitando le polemiche strumentali ed eccessi di dirigismo”.  I Dem vivono una situazione particolare, sottolinea Orfini, “perché le primarie sono state vinte da una candidata iscritta da poco, proprio per questo la prima a investire sul Pd è lei che lo dirige, e fidarsene. Non raccontare il Pd come un luogo di correnti e agguati perché non è così, è un partito democratico. È la nostra caratteristica e forse la ragione della nostra longevità, altri si perdono prima. Al tempo stesso il Pd si deve fidare, non possiamo misurare tutto quello che dice sul presunto tasso di scostamento dallo spirito originario del Pd” conclude. “La destra ha vinto prima culturalmente e poi politicamente. Dopo l’ultimo governo Berlusconi questo è il primo che nasce da un voto elettorale, questo obbliga ad una risposta politica. Serve pensiero e un progetto. L’ho detto anche alla segretaria Schlein: bisogna aprire dei processi politici che intacchino il consenso della destra e questo lo fai se hai pensiero e profondità”, spiega Orfini.   La nuova corrente di Bonaccini? “Rispetto tutto, in un partito democratico ci si organizza anche per aree di pensiero. Credo sia sbagliato chiudere la dialettica del Pd nello schema del congresso e dividerci tra riformisti e radicali, sono categorie anni Novanta. Se il congresso è finito possiamo ricostruire le articolazioni all’interno del Pd ma con tentativi per rimescolarci e trovare elementi di sintesi”, prosegue il deputato Dem. “Sull’Ucraina sono d’accordo con un riformista come Guerini, su migranti e lavoro sono molto più d’accordo con chi ha votato Schlein. Il punto è questo: rimescolarci e capiamo il profilo del Pd come opposizione”, conclude.

Dire

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