Economia e Lavoro

Pensioni, nella nebbia spunta quota 41. Incertezza sull’età anagrafica

 

Dopo il quasi nulla realizzato nel 2022 per l’attesa riforma previdenziale  ora si attendono i provvedimenti del governo di centrodestra entro fine anno e nel 2023. L’ultimo documento del Ministero dell’Economia sulla situazione dei conti  pubblici NADEF 2022 evidenzia infatti una  impennata della  spesa pensionistica  che crescerà del 7,9% il prossimo anno, a causa della obbligatoria  rivalutazione Istat degli assegni (parzialmente anticipata già ad ottobre  per i redditi piu bassi. Si parlava da mesi di una riforma pensioni complessiva che affrontasse in maniera sistematica: il problema della flessibilità in uscita; le prospettive di tutela previdenziale per i giovani  e la previdenza integrativa. La legge di bilancio 2022 ha affrontato solo i problemi piu urgenti in sospeso  con  varie proroghe. Quanto alla riforma vera e propria per evitare il ritorno alla Fornero, restano in campo poche opzioni, che però dovranno tener conto della stabilità economica del sistema, ma andiamo a vederle per poi vedere cosa invece pensa l’attuale ministro del lavoro. In campo restano Quota 41  da sempre  richiesta dalla Lega ma che, per risparmiare qualche risorsa  sui 4 miliardi annui preventivati, potrebbe essere  ancorata a una soglia anagrafica. Poi c’è quota 103 con 62 anni e 35 anni di contributi e  penalizzazioni della quota retributiva (fino a un massimo dell’8%) sotto il limite dei 66 anni, il sistema era stato progettato in in Commissione Lavoro alla Camera  dall’On Rizzetto che pero frena “bisogna prima valutare il loro impatto sui conti pubblici». In ultimo Opzione uomo, la terza possibilità, che è poi la proposta più volte annunciata dalla Meloni e che prevede il ricalcolo contributivo dell’assegno che riduce in media gli assegni del 20-25%. in particolare Opzione uomo avrebbe una soglia di età piu alta (fra i 60 e i 62 anni) . Sul punto ha espresso contarietà sia la CGIL di Landini che non apprezza la riduzione dell’assegno. Ma andiamo ora a vedere cosa dice invece la ministra o ministro del Lavoro, Calderone: “Quota 41 può essere un punto di riferimento ma è ancora presto per poter dire in che modo e con quali condizionalità”. Così la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, al termine dell’incontro con le parti sociali, avvenuto il 4 novembre. È “una fase in cui stiamo studiando gli strumenti”, ha aggiunto, ricordando la proroga di Opzione donna. Sulle pensioni “confermo quello che ha già detto la presidente Meloni alle Camere, si lavora per riconfermare alcuni interventi” nella legge di Bilancio “e per valutare in che modo introdurre altre forme di flessibilità pensionistica che siano sostenibili. C’è poi la necessità di intervenire con una riforma di sistema complessiva. Sarà necessaria indipendentemente dagli interventi che sarà possibile fare in manovra”. In Quota 41, come dice il nome stesso, 41 sono gli anni di contribuzione che saranno considerati sufficienti per lasciare il lavoro una volta maturati. Ma alla sua prima applicazione questo sistema sarà “calmierato”. Per poter lasciare il lavoro una volta compiuti i 41 anni di contributi versati, sarà necessario aver raggiunto anche una certa età anagrafica. Ma su questo punto non ci sono ancora certezze. Il Governo starebbe vagliando ipotesi che vanno dai 61 ai 63 anni di età anagrafica.

Red.Eco.

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