Cronaca

Primo indagato per la morte sul lavoro della giovane donna nel modenese. Il dolore del compagno della vittima

(Red) C’è un primo indagato nell’inchiesta sulla morte di Laila El Harim, la 40enne morta lo scorso martedì mentre lavorava nell’azienda d’imballaggi “Bombonette” di Camposanto (Modena). A finire sul registro degli indagati con specifiche ipotesi di accusa c’è il legale rappresentante della fabbrica. Al momento è solo un atto dovuto. Il responsabile dell’azienda dovrà chiarire cosa è realmente accaduto in azienda, tanto da provocare la morte della donna. L’operaia è stata trascinata e schiacciata da una fustellatrice, un grosso macchinario utilizzato per sagomare il materiale da imballaggio. Poi il dolore del compagno della donna: “Non si può morire così, credo che si debba andare oltre al senso dell’inchiesta. Non deve succedere mai più”. A parlare è Manuele Altiero, compagno di Laila El Harim. Martedì alla 9 di mattina, Manuele Altiero riceve la telefonata che cambia la sua vita. Una chiamata ricevuta da “Un mio ex datore di lavoro, socio dell’impresa dove un paio di mesi fa era stata assunta Laila. Non è riuscito a dirmelo chiaramente” spiega il 39enne, anche lui operaio. “Ma io ho capito tutto” taglia corto. Poi la corsa verso la sede della Bombonette, l’azienda di imballaggi dove Laila ha perso la vita, incastrata in una fustellatrice. “Sono entrato nel capanno, lei era coperta da un lenzuolo” racconta il compagno della vittima. La notizia che Laila non c’era più gli è stata data da un carabiniere all’ingresso: “Devo dirle che la sua compagna è morta per le conseguenze di un incidente dentro l’impianto, alla fustellatrice”.

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