Politica

Prodi: “L’Italia è nel dramma della denatalità. Suicidio collettivo il fallimento sullo jus culturae”

“Come ha detto papa Francesco, bisogna accogliere tutti gli immigrati, seppur nella tollerabilità della situazione. Ma la politica sta impedendo anche questo. C’è anche un problema di denatalità: come osservano tanti analisti specializzati, senza l’apporto della migrazione non si potrà andare avanti.Lo dimostra il caso del Giappone, che storicamente non accoglieva migranti, neanche uno: ora ne ha così bisogno, invece, che ha promulgato una nuova legge ad hoc. Ma in Italia non si è riusciti nemmeno a varare lo Ius Culturae, e questo, alla luce di tutte queste considerazioni, è un suicidio collettivo”. Lo evidenzia Romano Prodi, intervenendo ieri sera in Sala Borsa a Bologna a un incontro promosso dal Centro Astalli, in collaborazione con Nuova dimensione editore, Ts Edizioni e Terra santa store per la presentazione dei libri “Si può fare. L’accoglienza diffusa in Europa” di Antonio Silvio Calò e “La trappola del virus. Diritti, emarginazione e migranti ai tempi della pandemia” di Camillo Ripamonti.  Sul palco a fianco del cardinale Matteo Maria Zuppi, l’ex premier afferma ancora: “Ci sono in questo momento 250-300 milioni di persone che vivono al di fuori del paese in cui sono nati, per scelta o per necessità. E i numeri europei del fenomeno sono molto più bassi, rispetto a quelle che si crede e rispetto a quello che accade in altre parti del mondo. Se noi analizziamo solo la migrazione intra-africana, ad esempio, vediamo che in questi giorni dal Burkina Faso e dal Mali sta scappando una percentuale elevatissima della popolazione, che tra l’altro viene accolta in paesi altrettanto poveri. E l’Europa- nota Prodi- si sta trovando totalmente impreparata, anche di fronte a tutto questo”. Continua l’ex presidente della Commissione Europea: “È stata accettata la logica del trattato di Dublino, per cui i migranti se li deve prendere il paese in cui arrivano, in un momento però in cui l’immigrazione non era un problema. La Spagna e l’Italia l’hanno accettata. Poi sono prevalsi interessi politici, e tutti i paesi hanno avuto interesse a non cambiare le cose. Dappertutto, così, i migranti sono diventati un problema di politica interna”. Ragionando da economista, si chiede poi Prodi: “Quand’è che abbiamo provato una simpatia collettiva per i migranti in Italia? Quando le famiglie hanno avuto improvvisamente bisogno di badanti. Poi, quando è arrivata l’immigrazione di massa, indistinta, l’Italia ha avuto le stesse paure degli altri paesi del Mediterraneo. Nel nostro paese il fenomeno è stato anche più forte che in altri paesi. Ma il problema dell’immigrazione come strumento politico- avvisa l’ex premier- è assolutamente comune a tutti i paesi europei”.

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