La guerra di Putin

Putin e Prighozin commedianti o davvero nemici giurati?

di Giuliano Longo

 

Anatoly Pinskyè uno storico della Russia moderna. Attualmente è ricercatore  presso l’Istituto Aleksanteri dell’Università di Helsinki e sta completando un libro sulla storia culturale dell’Unione Sovietica. Recentemente ha pubblicato un articolo sulla rivista americana Wharontherocks, notoriamente apprezzata sia dalla Casa Bianca che dal Pentagono, dove riporta la sua interpretazione sulla “marcia per  la giustizia” di Prighozin, osservando che quanto accaduto non si verificava nella storia russa da oltre un secolo.  Ne riproduciamo una sintesi. Se l’affaire  Prigozhin è stato davvero un evento epocale e sconcertante, ma  non si discosta da quella che nella tradizione russa, è una pratica russa secolare ma “ostinatamente persistente”, della consegna di petizioni all’autocrate di turno, di conseguenza.non era nelle intenzioni dei firmatari della petizione del 25 giugno, destabilizzare il loro Paese. Per secoli, i russi hanno scritto petizioni al leader per ottenere il loro favore. Da quelle dei contadini analfabeti dell’antica Moscovia a quelle  dei cittadini di tutte le fasce demografiche – lavoratori, intellettuali e contadini – che inviarono appelli a Lenin, Stalin e ai loro successori in Unione Sovietica . Anche sotto Putin, queste vecchie pratiche sono sopravvissute, come nel 2008  quando i contadini di oltre una dozzina di regioni russe si recarono a Mosca per informare il presidente (allora sostituto di Putin, Dmitry Medvedev) del deplorevole stato dei loro villaggi. Durante il Terrore staliniano del 1937-1938, gli intellettuali si chiedevano se Stalin fosse a conoscenza della repressione che si veniva compiendo  in suo nome. E, nel 2008, i contadini che andavano a piedi a Mosca portavano cartelli con la scritta: “Presidente, lei è male informato”. Yevgeny Prigozhin non è un monarchico ingenuo, ma la sua petizione era rivolta non solo all’(ex) amico Putin, ma anche  a al capo dell’esercito e al ministro della Difesa Shoigu, Gerasimov, al resto dell’esercito, nonché ai servizi di sicurezza e alla guardia nazionale e infine al popolo russo, il cui potenziale sostegno gli avrebbe offerto una leva. Il suo principale destinatario, tuttavia, era lo stesso autocrate, Vladimir Putin, il mecenate che non era riuscito a contattare da mesi, quindi, come tanti postulanti prima di lui, Prigozhin ha scelto di mettere in scena uno spettacolo per il sovrano.  Questa volta un’opera teatrale “tradizionale” è stata messa in scena anche tramite Telegram, ma non infrange le regole consolidate poiché molte petizioni al presidente russo hanno utilizzato  i nuovi media. Nei suoi appelli, Prigozhin ha concentrato la sua ira su Shoigu e Gerasimov, che ha accusato di aver indotto in errore il presidente nel lanciare l’invasione all’Ucraina nel febbraio 2022., ma denunciandoli per corruzione,  non ha fatto altro che seguire le logiche delle petizioni dei veterani bolscevichi della guerra civile dal 1917 al 1922 e quelli della “grande Guerra patriottica” conclusasi con la conquista di Berlino.   La diffusione della volontà dell’autocrate era un problema chiave di governo nel periodo zarista, e anche in gran parte dell’era sovietica.Tuttavia, nella Russia di oggi, l’autocrate la mattina del 24 giugno, ha chiarito di aver ricevuto la petizione di Prigozhin, per poi condannarlo  per “pugnalata alle spalle”, spogliando quella petizione quindi  la petizione di ogni coerenza, poiché il capo Wagner stava ora violando la regola principale, ovvero la subordinazione all’autocrate. Prigozhin non aveva preso di mira Putin in quanto tale, ma il suo errore fu di non riuscire a ritirare immediatamente le sue truppe, guadagnandosi l’emoij di pagliaccio da  oltre 365.000 utenti di Telegram.  Le conseguenze a lungo termine della sua marcia non sono chiare, come avvenne il 9 gennaio 1905 quando il sacerdote  Georgij Gapon, guidò una marcia dei membri della sua “Assemblea degli operai russi”, al Palazzo d’Inverno, residenza dello zar a San Pietroburgo.  Gapon e il suo sindacato progettarono di consegnare una petizione a Nicola II. Come la Wagner, l’assemblea di Gapon era stata creata dallo stesso stato russo, poiché la polizia zarista aveva sperato di organizzare i lavoratori in un sindacato libero dall’influenza socialista. Ma  i soldati e la polizia dello Zar spararono  sui manifestanti, uccidendone  130. Il massacro, che divenne noto come “Bloody Sunday”, portò a scioperi di massa, disordini sociali e, infine, alla Rivoluzione del 1905, e infine a un ordine costituzionale limitato.   Si dà il caso che le ribellioni in nome dell’autocrate in Russia siano generalmente donchisciottesche e mal pianificate. Sotto gli zar, i contadini ribelli insorsero regolarmente contro enormi avversità e senza una strategia coerente. Lo fecero, tuttavia, perché erano assolutamente disperati.  Anche nell’Urss i cittadini scrivevano biliose denunce (delazioni?) contro i loro superiori perché questi erano spesso i loro unici strumenti di influenza. Questa è una delle principali differenze tra i firmatari in Russia e quelli in Occidente, dove anche i cittadini lanciano appelli ai loro leader, che però sono solo uno strumento in una cassetta degli attrezzi politica più ampia. Quindi l’ errore  fatale di Prugozhin non è stato quello di aver scelto di sollevarsi, ma nella commedia che avevano messo in scena: uno spettacolo che non è piaciuto autocrate russo, che non solo non lo ha gradito, ma temeva potesse distruggere il teatro. Nel suo discorso del 24 giugno, Putin ha tracciato un collegamento tra l’ammutinamento di Prigozhin e gli “intrighi, le liti e la  e politica” nel 1917 che portarono alla “distruzione dell’esercito e al crollo dello stato” (zarista) , per non parlare della “perdita di enormi territori, ” inclusa, per un certo periodo, l’Ucraina. Eppure il mito dell’autocrate in Russia permette al leader di essere gentile, persino indulgente, tanto che nei giorni successivi alla ribellione, Putin, per ragioni di opportunità personale e militare, sembra aver concesso clemenza al suo ex sodale. Di fatto il Cremlino ha bisogno delle capacità militari della Wagner in Ucraina così come in Africa e Medio Oriente, e il presidente russo sembra aver concluso che l’arresto o l’esecuzione di Prigozhin avrebbero minacciato proprio questi interessi. Così il 29 giugno Putin ha persino incontrato il  firmatario della petizione e altri trentaquattro combattenti di Wagner, “ha ascoltato i comandanti”, come hanno riferito dal Cremlino. Anche i miti però hanno i loro limiti. Proprio come Prigozhin non si è dimostrato convincente nei suoi appelli all’autocrate, Putin potrebbe essersi mosso così rapidamente verso il perdono da suggerire debolezza invece di compassione. Solo il tempo dirà se la caparbietà di entrambi gli attori può essere accolto dalle narrazioni future della storia russa, ma guardando al futuro, dovremmo ricordare che, secondo l’essenza della petizione, il destino del firmatario rimane nelle mani dell’autocrate. (Non peregrina – criviamo noi –  la battuta di Biden che mette in guardia Prigozhin da cosa mangerà da oggi in poi). Ma come in ogni commedia ( o tragedia)   a un certo punto il regista  Putin potrebbe scegliere un copione completamente diverso se serve ai suoi interessi, sia a Mosca che in Ucraina.

aggiornamento la Guerra di Putin ore 14.41

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