La guerra di Putin

Putin, perché gli arabi sono venuti in aiuto del Cremlino (per ora)

di Giuliano Longo

In previsione delle sanzioni Ue contro il petrolio russo, alcune fonti “informate” (o interessate) del Wall Street Journal hanno riferito che i membri dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC) stanno discutendo la possibilità di aumentare la produzione di “oro nero” complicando la situazione della Russia.  Le quotazioni mondiali del petrolio sono immediatamente crollate, ma immediatamente smentite dai membri. OPEC – Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti – e le quotazioni del petrolio  sono risalite. Ma i timori a Mosca restano per la possibile evoluzione della situazione sui mercati globali dell’energia. “La Russia conferma il suo status di fornitore di energia affidabile per il mercato mondiale e lo stato di mercato delle nostre relazioni con i partner. A questo proposito, non prevediamo di fornire petrolio e prodotti petroliferi a paesi che applicheranno il principio del tetto dei prezzi, indirizzando le forniture a partner orientati al mercato o con una riduzione della produzione”, ha dichiarato ufficialmente il vice primo ministro russo Alexander Novak che. ha reagito ai piani dei paesi del G7 di introdurre – forse già questa settimana – il livello massimo di prezzo per l'”oro nero” russo. Ma i Paesi occidentali saranno spaventati da tali  avvertimenti da Mosca? La logica della misura occidentale è molto semplice: se vuoi punire il venditore X,  inizi a corteggiare intensamente il venditore Y, promettendogli un forte aumento degli acquisti e, di conseguenza, un aumento del suo reddito. Ma anche il venditore Y ha una scelta: può accettare a braccia aperte l’acquirente con le sue allettanti promesse oppure, non volendo disturbare l’equilibrio del mercato, ignorarla. Al momento i membri di spicco del blocco OPEC sembrano optare per laseconda opzione,ma non ci sono amici nel business del petrolio, solo interessi. Al momento succede che gli interessi egoistici fanno sì che i paesi chiave dell’OPEC si comportino nei confronti della Russia come amici – o almeno non come nemici. Ma l’Occidente vuole risolvere al crisi ucraina alle sue condizioni e quindi vorrebbe saturare le sue economie con risorse energetiche a basso costo, abbandonando l’eliminazione graduale dei combustibili fossili e una transizione verso l’energia verde. Ma come la vede, ad esempio,  una superpotenza mondiale del petrolio come l’Arabia Saudita? Il destino dell’Ucraina è generalmente di scarso interesse per i sauditi, come lo è lo  Yemen per il cittadino russo medio. Inoltre i sauditi non hanno dimostrato alcuna “indignazione morale” di tipo occidentale in relazione alle azioni di Mosca in Ucraina. In futuro più energie USA saranno spese per la resa dei conti con la Russia e allora si vedrà cosa deciderà il principe ereditario Mohammed bin Salman. Se Mosca non avesse aggredito l’Ucraina l’amministrazione Biden non avrebbe avvertito la necessità  di ricucire con urgenza i rapporti con il leader saudita. Conclusione, quindi, almeno per ora, il fatto che la Russia svolga il ruolo di un enfant terrible  sulla scena mondiale è pienamente nell’interesse dell’Arabia Saudita. È vantaggioso per i sauditi silurare la famigerata “transizione verde” (ciao Greta ), mantenere i prezzi mondiali del petrolio a un livello elevato e far ribollire i mercati petroliferi mondiali. Così si scopre: gli obiettivi di Mosca e Riyad sono al momento (ma solo al momento), se non coincidenti, sicuramente paralleli. Ma è una condizione transitoria perché i piani di strangolamento della Russia sono solo all’inizio.  La situazione del mercato globale dell’energia è composta da molti elementi diversi. E anche gli esperti più competenti non sempre sanno li conoscono o li anticipano.  Quindi Putin non dorme sonni tranquilli.

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