Esteri

Qatargate, Giorgi vuota il sacco. Forse coinvolti altri parlamentari Ue

 

Francesco Giorgi, compagno della ormai destituita vicepresidente dell’Eurocamera Eva Kaili, avrebbe vuotato il sacco davanti agli investigatori ed ai giudici belgi ammettendo di aver fatto parte di un’organizzazione utilizzata dal Marocco e dal Qatar allo scopo di interferire e condizionare gli affari europei. Il suo ruolo era quello di gestire i contanti. A darne notizia, con molti particolari fino ad ora sconosciuti, il giornale francofono belga Le Soir che avrebbe visionato numerosi documenti insieme al quotidiano italiano documenti visionati insieme a La RepubblicaE si è aperta una nuova pista investigativa nella maxi-inchiesta sul Qatargate: sarebbero oltre 60, secondo l’emittente privata greca Mega Tv, gli eurodeputati nel mirino dell’indagine condotta dalla giustizia belga, per la maggior parte appartenenti alle famiglie politiche dei Socialisti & Democratici, del Partito popolare europeo e di altri partiti di sinistra. Intanto è atteso per oggi il voto del Parlamento europeo sulla risoluzione che impone lo stop di tutti i dossier legislativi che riguardano il Qatar e una stretta sulla trasparenza dei gruppi di amicizia con il Paese, così come su tutti i badge di “chi rappresenta gli interessi del Qatar”. Va detto poi che il Parlamento Ue avrà una linea di condotta molto rigida, dopo questo scandalo che ha letteralmente rischiato di travolgerne l’identità e l’autorevolezza. I deputati una mozione chiedono una commissione d’inchiesta “incaricata di individuare potenziali carenze nelle norme del Parlamento europeo in materia di trasparenza, integrità e corruzione e di presentare proposte di riforma, sulla base del lavoro della commissione per gli affari costituzionali e delle migliori pratiche in altri parlamenti”. L’Europarlamento, infine, “sospende tutti i lavori sui fascicoli legislativi relativi al Qatar, in particolare per quanto riguarda la liberalizzazione dei visti e le visite programmate, fino a quando le accuse non saranno state confermate o respinte”. La Commissione europea assicura che la Ong Fight impunity, fondata da Antonio Panzeri, “non ha ricevuto alcun finanziamento” e “non è nemmeno iscritta al Registro per la Trasparenza”, ma rimane l’esortazione a fare chiarezza e avviare una stretta sui controlli e la trasparenza. “E’ una vicenda, a parte vergognosa in sé, che va presa sul serio, perché può essere una ferita alla reputazione del Parlamento europeo, innanzitutto, ma in generale perché molto spesso non si distingue tra le istituzioni”, ha rimarcato il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni parlando alla stampa a Strasburgo. “Penso che bisogna reagire e confido che il Parlamento europeo reagirà prendendo delle iniziative per rendere ancora più forti i fattori di trasparenza”.

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