Esteri

Qatargate, le mazzette di denaro possono portare a chi le ha elargite

Un tesoro da 1,5 milioni di euro, quello recuperato dagli investigatori belgi nelle perquisizioniperquisizioni alle abitazioni di Antonio Panzeri e dell’ex vicepresidente dell’Eurocamera Eva Kaili, entrambi agli arresti per il Qatargate. Nel domicilio di Kaili viveva anche Francesco Giorgi, anche lui agli arresti. A casa di quest’ultimo, ad Abbiategrasso, nell’hinterland di Milano, sono state invece sequestrate mazzette per 20mila euro. La somma complessiva riguarda anche le somme sequestrate nelle borse al padre di Kaili, bloccato mentre stava lasciando un albergo di Bruxelles. Va detto poi che gli investigatori potrebbero essere ad un passo da chi materialmente ha ritirato tutto questo denaro in banca, visto che almeno una parte dei contanti trovati dalla polizia sono di emissione belga. A darne notizia, senza essere smentito, il quotidiano belga L’Echo. Questo consentirebbe un salto avanti per le indagini, conoscendo infatti il, luogo di emissione, sarà più facile individuare anche la banca dove le mazzette sono state ritirate ed in conseguenza di questo anche all’identità del titolare del conto corrente bancario. In queste ore, anche grazie probabilmente alle rivelazioni fatte da Francesco Giorgi ai magistrati inquirenti, potrebbero esserci nuovi sviluppi per l’inchiesta. Alcune frasi di Giorgi agli atti dell’inchiesta e rese note da Repubbica, sono tutte un programma “Le Ong? Ci servono per far girare i soldi”, l’Ong fondata da Panzeri, per alcuni avrebbe agito da volano delle attività illecite, ma attorno alle relazioni con il Qatar e al tema dei diritti giravano diversi attori della comunità europea di Bruxelles. Nel leggere le quattro pagine del provvedimento con cui i magistrati belgi, venerdì scorso, hanno fermato Panzeri, Giorgi, Niccolò Figà-Talamanca (al vertice di un’altra Ong, la No Peace without justice) e il numero uno del sindacato mondiale, Luca Visentini (in seguito scarcerato), si comprende come il gruppo, secondo le accuse mosse dal magistrato Michel Claise, si muovesse, con l’obiettivo – si legge nelle carte –  di favorire due Paesi, e cioè il Qatar e il Marocco.

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