Cultura, Arte e Libri

“Raffaello e l’antico”, a Roma una mostra sulle origini del Rinascimento

di Sara Valerio

 

Per gli amanti dell’arte classica, per i turisti alla ricerca “del bello”, per i curiosi esperti dell’epoca rinascimentale,Villa Farnesina, nel quartiere Trastevere di Roma, ospita la bellissima mostra“Raffaello e l’antico nella Villa di Agostino Chigi”fino al 2 luglio.

Acquistata nel 1579 dai Farnese, a cui si deve il nome attuale, la Villa è nota per essere uno scrigno di capolavori affrescati nel secondo decennio del ’500 proprio da Raffaello, Sebastiano del Piombo, il Sodoma e Baldassarre Peruzzi che ne firmò il progetto architettonico. La mostra, sostenuta dall’Accademia nazionale dei Lincei, che qui ha sede, fa luce su una stagione del collezionismo rinascimentale che, alla stregua del Giardino di San Marco a Firenze sotto Lorenzo il Magnifico, ebbe ripercussioni sullo svolgimento dei linguaggi artistici del tempo.

Grazie a importanti prestiti è stato possibile riallestire, almeno in parte, le raccolte chigiane nel luogo d’origine e avere piena comprensione di quanto siano state fonte d’ispirazione per lo stile classico di Raffaello e della sua scuola, contribuendo allo sviluppo del pieno Rinascimento in tutta l’Europa.

La svolta classicista di Raffaello del 1510-12 ha molto a che fare con le opere d’arte antica collezionate da Agostino Chigi, spiega Costanza Barbieri, curatrice della mostra. Queste ebbero infatti l’effetto di alimentare il fervore di scoperta e l’entusiasmo filologico dell’Urbinate, oltre a fornire modelli e spunti per opere sue e della sua cerchia. La collezione del Chigi fu una vera officina, dove l’antico si trasmutava creativamente nel moderno”.

Nelle sale del palazzo sono tornate statue quali l’”Arrotino” della Tribuna degli Uffizi, i busti marmorei di “Geta” e “Giulia Mamea” dei Capitolini, o gruppi scultorei come il “Ratto d’Europa” dai Vaticani e il “Pan e Dafni”proveniente da Palazzo Altemps, ricordato da Pietro Aretino che gli dedica alcuni sonetti e nel ’600 da Fabio Chigi, divenuto papa col nome di Alessandro VII e discendente del «magnifico» mecenate.

Tra i prestiti più significativi, quello della “Psiche Capitolina”nel Loggiato di Amore e Psiche, spazio per cui fu acquistata. Nella volta, dipinta dalla scuola di Raffaello su disegni del maestro, la figura di “Psiche che offre l’ampolla con il segreto dell’eterna giovinezza a Venere”  è tratta proprio dalla statua, con un rimando in cui brilla tutto il senso della parola Rinascimento.

Apparteneva alla collezione chigiana infine un cammeo ellenistico raffigurante Marte e Venereda un lato e Minerva e un imperatoresull’altro, tra i vertici della glittica di tutti i tempi, che giunge da Vienna.

Nella corte si riunivano anche dotti e umanisti: una sezione è dedicata proprio a loro, con opere originali con cui questi celebravano i fasti della Villa. “Funzionava effettivamente come una vera corte, continua Costanza Barbieri, un’estensione laica dei Palazzi Vaticani, dove feste sensazionali, spettacoli teatrali, musica e banchetti intrattenevano ospiti illustri e amplificavano la grandezza della Roma pontificia”. Secondo il co-curatore Alessandro Zuccari, “La Villa fu centro di irradiazione culturale: Agostino Chigi si circondò di artisti e umanisti per celebrare in prima istanza sé stesso, ma in secondo luogo l’amore per la cultura. Realizzò per questo un modello ovunque imitato, per l’incantevole equilibrio di architettura e natura, antico e moderno, pittura e letteratura”.

La mostra è anche l’occasione per celebrare una salda e creativa intesa, quella tra il banchiere papale e collezionista e il maestro Raffaello accomunati da una profonda amicizia e dal sodalizio lavorativo: dopo i papi Giulio II e Leone X, il mecenate senese è stato il suo committente più generoso.

Per tutta la durata dell’evento è stato ripristinato l’originario accesso della villa dalla Loggia di Amore e Psiche, mentre due installazioni di artisti contemporanei inserite nel percorso espositivo accentuano il dialogo tra antico e contemporaneo. La prima è “Atmosfere di scuderia”, opera di Stefano Conticelli, e la seconda è “Connection” dell’artista Nives Widauer.

L’esposizione, infine, chiude le celebrazioni del “Trittico dell’Ingegno Italiano”, progettate dall’Accademia Nazionale dei Lincei e dedicate aLeonardo, a Dantee ora a Raffaello, in occasione degli anniversari per i centenari dei tre geniali artisti, interrotti durante la pandemia.

 

Per maggiori informazioni: https://www.lincei.it/it/manifestazioni/raffaello-e-lantico-mostra

Related posts

Roma, Teatro Olimpico: presentata la nuova stagione, in programma Sgarbi, Momix, Piovani e Guzzanti-Tirabassi

Redazione Ore 12

BOOKCIAK LEGGE 2023 19 APRILE PREMIAZIONE IN CAMPIDOGLIO

Redazione Ore 12

Dal 6 dicembre al Museo di Roma in Trastevere la mostra LOU DEMATTEIS A JOURNEY BACK/UN VIAGGIO DI RITORNO

Redazione Ore 12