Economia e Lavoro

Report Cerved, D’Amico (ConfimpreseItalia): “Per  salvare le imprese e il Sistema Italia, irrinviabili interventi straordinari”

“I numeri forniti in queste ore dall’Osservatorio Rischio Imprese del Cerved – commenta il Presidente di ConfimpreseItalia, Guido D’Amico – sono drammatici in tutto il loro peso, ma sono solo la coda di un fenomeno che ormai da oltre due anni sta colpendo il sistema delle micro, piccole e medie imprese italiane e che purtroppo non si è ancora esaurita e che porterà brutte sorprese nel prossimo autunno.  Il rischio default, senza interventi straordinari da parte del Governo, sarà secondo le nostre rilevazioni probabilmente superiore al numero fornito da Cerved, perché i contraccolpi combinati di pandemia, guerra, crisi economica, spinte inflattive e conseguente calo dei consumi, stanno colpendo le imprese solo ora, ed a questo vanno aggiunti i rincari energetici che porteranno molte filiere al collasso con la siccità che assesterà un colpo durissimo non solo all’agricoltura, ma a tutto l’articolato sistema del Made in Italy. ConfimpreseItalia in più occasioni ha lanciato l’allarme, ha fatto proposte, tra queste proprio  il ‘Giubileo bancario’,  uno strumento che potrebbe portare ad una riduzione fino al 40% dei debiti di imprese e famiglie. Accanto a questo è necessario un intervento deciso sul fisco, con un passaggio che non può più essere rinviato, ovvero quello della pace fiscale, che in Italia coinvolge milioni di contribuenti e imprese, fiaccati dalla crisi e non più in grado di onorare gli impegni con le Entrare. Serve una tregua, un passo nella giusta direzione, un passo che potrebbe salvare imprese e posti di lavoro. A leggere infatti i numeri del Cerved – commenta ancora D’Amico – oltre al default di 100mila aziende, c’è anche quello c’è anche quello dei lavoratori. Parliamo di oltre 3 milioni di occupati, quasi 1 su 3 (30,5%), impiegati in società `fragili`: infatti, agli 831.000 addetti delle imprese a maggior rischio (l`8,5%, +129.000 persone rispetto al 2021), vanno aggiunti gli oltre 2,1 milioni che lavorano in società considerate vulnerabili (21,9%, +228.000). Questi sono i numeri e questo è il dramma. Dobbiamo poi considerare che la gran parte delle Mpmi è a conduzione familiare e molte di queste sono parte di quelle che andranno in default e questo significa crisi dell’azienda e crisi delle famiglie. Credo – conclude il Presidente di ConfimpreseItalia – che vada tentato tutto il possibile per non far tracollare il sistema Italia, ed ecco perché chiediamo misure oltre l’ordinario”.

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