Economia e Lavoro

Riforma fiscale, in campo le proposte del Centrodestra e dei Democratici

Ridurre a tre le aliquote Irpef ridefinendo i contenuti della base imponibile e ampliare la no-tax area fino a 12mila euro. E’ la proposta di Forza Italia per la riforma del Fisco depositata in Parlamento. La Lega, oltre alla revisione degli scaglioni con la rimodulazione della progressività del terzo, chiede invece di alzare la soglia della no-tax area a 10mila euro, inglobando nella soglia di esenzione 10 milioni di contribuenti. Forza Italia chiede poi di eliminare la tassa di successione e delle donazioni o, almeno, innalzare il valore imponibile esente per gli eredi in linea diretta o il coniuge, e chiede per il 2021 un “anno bianco” fiscale con il blocco delle cartelle esattoriali sino alla fine dell’anno e la “Pace fiscale” con l’azzeramento del magazzino fiscale. Forza Italia vorrebbe anche un “definitivo superamento dell’Irap” e si dice disponibile a discutere della revisione del catasto, che però “va perseguita in una logica di ammodernamento senza comportare una tassazione occulta”. No assoluto, invece, a “qualsiasi forma di reintroduzione dell’Imu sulla prima casa”. Il Pd punta invece sulle donne proponendo l’introduzione della Tasp, la “Tassazione Agevolata del Secondo Percettore di reddito in famiglia con
l’obiettivo di aumentare l’offerta di lavoro, dare impulso all’occupazione femminile, fare emergere il lavoro nero e favorire il ritorno nel mondo del lavoro dopo il congedo di maternità obbligatorio”. L’idea è contenuta anche in una proposta di legge presentata il 25 maggio dalla capogruppo Dem alla Camera Debora Serracchiani. Il Pd rilancia poi l’Iri, l’Imposta sul reddito d’impresa, con aliquota unica al 24%, mentre per quanto riguarda l’Irpef l’obiettivo è quello di ridurre “il differenziale di aliquota tra il secondo e il terzo scaglione”: la proposta è di “ricorrere a una funzione matematica continua che accoppia a ciascun reddito una specifica aliquota media, in analogia in qualche misura con il sistema applicato in Germania. Verrebbero aboliti gli scaglioni di reddito e le aliquote legali, le detrazioni per tipologia di reddito e il bonus 100 euro perché tutti questi elementi verrebbero ricompresi nella sola aliquota media con livelli differenziati per livelli di reddito”. I dem propongono anche di “portare al 20%, mantenendo la franchigia di 1 milione di euro per ogni beneficiario, l’aliquota per i trasferimenti in favore del coniuge o di parenti in linea retta di ammontare superiore a 5 milioni di euro”. Il gettito aggiuntivo finanzierebbe l’istituzione di una ‘dote di autonomia’ di 10 mila euro “attribuita ai 18enni provenienti da famiglie a reddito basso e medio e vincolata al finanziamento di spese per formazione e istruzione, lavoro e imprenditorialità, casa e alloggio”.

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Decreto Pnrr, Confcommercio: “Bene, ma si può migliorare” Bene il provvedimento nel suo insieme, anche se c’è spazio per “interventi migliorativi”. È il “succo” dell’intervento del vicepresidente vicario di Confcommercio, Lino Enrico Stoppani,in audizione alla Camera l’11 marzo scorso sul ddl di conversione del decreto legge 19/2024 (il cosiddetto decreto Pnrr). In particolare, Confcommercio chiede un ampliamento della lista dei beni agevolabili tramite la misura Transizione 5.0, che ha l’obiettivo di promuovere la riduzione dei consumi energetici generatori di Co2, ricomprendendo ad esempio “gli apparecchi di ultima generazione, intelligenti e a basso consumo, per la refrigerazione o la cottura degli alimenti, oppure le soluzioni smart building che, secondo analisi Enea, possono comportare risparmi energetici fino al 45%”. Per quanto riguarda poi la riduzione dei tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione, pur apprezzando le innovazioni relative alla trasparenza sui ritardi accumulati dalle diverse amministrazioni e all’elaborazione e monitoraggio dei piani per ridurli, il vicepresidente Stoppani ha ribadito la necessità di “consentire alle imprese maggiori compensazioni dei propri crediti sulle imposte e tasse dovute all’erario”. Quanto infine al trattamento contrattuale da applicare al personale in appalto e subappalto, Confcommercio ha rilevato che “il richiamo al solo criterio della maggiore applicazione rischia di affidare al possibile arbitrio, anche di soggetti terzi, l’individuazione del contratto collettivo di riferimento, senza considerare il peso della rappresentanza dei soggetti che lo negoziano”. Di conseguenza la Confederazione propone di “affiancare al criterio di riferimento per l’individuazione dei contratti nell’ambito degli appalti (maggiormente applicati nel settore al quale si riferisce l’oggetto dell’appalto), un ulteriore criterio da rispettare, ovvero che tali contratti debbano essere comunque sottoscritti dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”.

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