Regioni

Sanità, scure sulle tariffe ambulatoriali e ospedaliere pubbliche e private

Sono le probabili conseguenze dirette della diminuzione delle tariffe delle prestazioni del “Nomenclatore tariffario dell’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica”.

Le scelte fatte a Roma, con una decisione presa insindacabilmente dal Ministero della Salute, rischiano di mettere in grave difficoltà l’operatività delle strutture sanitarie e ospedaliere. Le politiche di investimento e crescita annunciate in questi mesi, in un’ottica di ripresa post Covid, sembrano dunque restare solo   teorie mentre nella pratica vengono fatte scelte che vanno esattamente nella direzione opposta, con un concreto rischio in termini di qualità del servizio sanitario e allungamento dei tempi d’attesa.

I tagli sono trasversali, colpiscono quasi tutte le prestazioni e naturalmente riguardano, come detto, sia le strutture pubbliche che private.

Uno dei dati che risalta maggiormente è relativo all’intervento chirurgico di circoncisione che passa da 1065 euro a 129 euro. Una riduzione del costo della prestazione dell’84%.

Ma ci sono altri esempi: per la principale attività ambulatoriale ovvero le prime visite, si passa da 22,50 euro a 22 mentre per le visite di controllo la riduzione è maggiore da 17,90 euro a 16,20.  Tradotto: le strutture saranno in grande difficoltà, non solo a recuperare le prestazioni non erogate in epoca Covid ma anche a mantenere l’attuale offerta in termini di prestazioni ambulatoriali.

Parlando di interventi invece è da segnalare la riduzione dei costi del 20% per quanto riguarda l’operazione di cataratta. In Italia ogni anno vengono effettuati mediamente 600mila interventi di questo tipo. Se il focus si concentra poi sugli esami specialistici l’attenzione cade sulle risonanze magnetiche nucleari, un esame ad alto costo che richiede l’utilizzo di apparecchi sofisticati e tecnologie sempre più aggiornate perché la qualità dell’immagine risulta essere fondamentale, basti pensare alle risonanze a cranio, colonna e addome.  In questo caso il costo è stato tagliato mediamente di oltre il 30% rispetto all’attuale.Il tariffario ha subito dunque tagli per finanziare tutti quei Lea che, una volta individuati, non erano stati mai attivati per via della mancata copertura finanziaria. In sostanza per coprire le zone rimaste scoperte il Governo sta tirando una coperta che è già sin troppo corta. La partita non è ancora definitivamente chiusa ma, se le condizioni resteranno le attuali e il Tariffario nazionale non verrà cambiato, le conseguenze sull’offerta quantitativa e soprattutto su quella qualitativa saranno serie. Le Regioni, già in affanno, arrancheranno ancora di più e conseguentemente i cittadini perderanno una gradualmente opportunità di cura e diagnostiche.

 

Tratto da primapaginenews.it

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