Partiamo dai vincitori, quelli che ci hanno regalato una vera e propria lezione di vita
Ha vinto “lo stare al mondo”, ha vinto l’autenticità. Ha vinto il saper essere, senza maschere, senza finzioni, restando fedeli a sé stessi. Hanno vinto Olly, Lucio Corsi e Brunori Sas. Ognuno con la propria storia, il proprio stile, ma un filo conduttore che li lega: l’autenticità, l’umiltà e un sincero desiderio di comunicare senza sovrastrutture.
Olly, per esempio, è un cantante che con la sua energia ci ha conquistato: laureato in economia e management, un ex percorso da rugbista. Olly ci insegna che non è la cultura a farci migliori, ma il cuore, l’indole, la passione. Perché sì, la cultura è importante, ma senza la giusta sostanza, rimane solo una cornice vuota.
Poi c’è Lucio Corsi, che con il suo sguardo puro e la sua anima da sognatore, ci ha fatto ricordare quanto sia bello essere semplici, senza per forza aderire alle aspettative sociali. A 15 anni parlava di avere un’infatuazione per gli alberi. Chi, a quella giovane età, potrebbe dichiarare una cosa del genere senza sembrare un po’ strano? Ma Lucio è riuscito a farlo con una sincerità che ha toccato il cuore di tutti. La sua è una bellezza che va oltre la laurea, oltre i titoli, è quella bellezza che nasce dall’essere genuini, autentici e veri. Non è mai facile essere se stessi, soprattutto quando ci si sente diversi, ma Lucio ha fatto della sua diversità la sua forza.
E poi, infine, Brunori Sas, l’uomo maturo che ci racconta la sua vita con una profondità rara. Artista longevo, laureato in Economia, ma anche padre e compagno, con una famiglia che lo ha sostenuto e che lo ispira. La sua canzone dedicata a sua figlia Fiammetta è un atto d’amore puro, come una carezza musicale che ci fa riflettere sull’importanza di ciò che siamo e di ciò che lasciamo ai nostri cari. Brunori Sas ci ha fatto capire che anche dietro l’arte più raffinata c’è una solida base di valori, esperienza e umanità.
Ma, come in ogni competizione, ci sono anche i perdenti. E il grande perdente di questa edizione di Sanremo è Tony Effe. Non per il suo talento musicale, ma per la sua attitudine. Hanno perso l’arroganza e la mancanza di rispetto per le regole. Ha perso la mancanza di gusto, che a volte si nasconde dietro la parolaccia e i comportamenti eccessivi. Piuttosto che cogliere l’opportunità di Sanremo come un’occasione di crescita, sembra averla vissuta come una sconfitta personale, non una parola alla sua fanbase.
In definitiva, Sanremo ci ha regalato tanto. Ha premiato l’autenticità, l’impegno, la bellezza di restare se stessi. Ha fatto trionfare chi ha saputo mettersi a nudo, senza paura di mostrare il proprio mondo interiore, e ha fatto perdere chi ha continuato a nascondersi dietro maschere di arroganza e superficialità. E, come sempre, alla fine del festival, tutti noi impariamo qualcosa di più su di noi, sulle nostre fragilità, e sul modo in cui possiamo crescere.
Cristiano Orsini