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Si chiude il tavolo di trattativa per gli ostaggi. Stop di Israele alle proposte di Hamas

 

Israele non tratterà in Egitto con Hamas. Il premier Benjamin Netanyahu non invierà nessuna delegazione al tavolo dei colloqui per la tregua e la liberazione degli ostaggi. Mentre la città di Rafah, nella Striscia di Gaza, rimane nel mirino delle forze di difesa israeliane (Idf), scatta il semaforo rosso lungo la strada del dialogo. Netanyahu considera “delirante” la posizione di Hamas, che chiederebbe lo stop alla guerra, il ritiro di Israele, la ricostruzione di Gaza e la liberazione di detenuti palestinesi. Su queste basi, secondo l’ufficio del primo ministro, non può esserci trattativa: “Al Cairo, Israele non ha ricevuto alcuna nuova proposta da parte di Hamas per il rilascio dei nostri ostaggi. Il primo ministro insiste affinché Israele non si sottometta alle richieste deliranti di Hamas”.  “Un cambiamento nelle posizioni di Hamas consentirà di avanzare nei negoziati”, si legge nella dichiarazione dell’ufficio di Netanyahu, che, secondo quanto riferito dai media locali, ha rifiutato di inviare una delegazione al Cairo oggi, sostenendo che non ha senso procedere in tal senso finché Hamas non rinuncerà alle sue richieste riguardanti in particolare il rilascio di un gran numero di prigionieri palestinesi.  Il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha sentito al telefono il suo omologo israeliano Yoav Gallant, rende noto il Pentagono. In un comunicato, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti afferma che Austin e Gallant hanno discusso “del salvataggio degli ostaggi da parte di Israele che ha restituito due cittadini alle loro famiglie e dei negoziati in corso per garantire il rilascio di tutti gli altri rimasti detenuti da Hamas”. Il ministro israeliano – aggiunge la nota Usa – “ha fornito un aggiornamento sulle operazioni militari a Khan Yunis”. Austin e Gallant hanno inoltre “discusso dell’importanza di salvaguardare i civili e di garantire il movimento e l’accesso all’assistenza umanitaria prima di qualsiasi operazione contro Hamas a Rafah”, conclude il Pentagono. Intanto gli Stati Uniti e diversi Paesi arabi stanno lavorando già al dopo-guerra tra Hamas e Israele, un piano che tra l’altro preveda una “tempistica certa” per lo Stato palestinese. Lo scrive il Washington Post, che comunque sottolinea che non è chiaro se Israele accetterebbe. Il punto di partenza del piano ovviamente è il cessate-il-fuoco tra Israele e Hamas: durante questa pausa di almeno sei settimane, gli Stati Uniti dovrebbe rendere pubblico il progetto e fare i primi passi verso la sua attuazione, compresa la formazione di un governo palestinese ad interim.

aggiornamento crisi mediorientale ore 10.08

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