Medicina

SI È APERTO IL 56° CONGRESSO NAZIONALE  DELLA SOCIETÀ ITALIANA D’IGIENE

 

Dopo i Saluti delle Autorità e la Relazione Magistrale “L’Europa e la Prevenzione”, a cura del Prof. Walter Riccardi, si è discusso di “Strategie di contrasto all’esitazione vaccinale: il ruolo della Sanità pubblica” nella prima sessione plenaria in programma.

 

Si è aperto, con un discorso a cura della Presidente SItI Prof.ssa Roberta Siliquini, il 56° Congresso Nazionale della Società Italiana d’Igiene, con un numero “record” di circa 3000 iscritti.

 

Tra le autorità presenti, il Prof. Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, la Prof.ssa Antonella Polimeni, Rettrice de La Sapienza, il Dr. Roberto Monaco, Segretario Nazionale FNOMCeO (Federazione Nazionale Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) e il Dr. Giuseppe Quintavalle, Commissario straordinario ASL Roma 1.

 

Dopo una Relazione Magistrale del Prof. Walter Riccardi, che ha parlato di “Europa e Prevenzione”, il Congresso ha preso avvio con la prima sessione plenaria, dedicata all’esitazione vaccinale. Questo fenomeno è da tempo riconosciuto dalla World Health Organization (WHO) – e dalla comunità scientifica internazionale – come una delle maggiori minacce per la salute globale e, attualmente, rappresenta una priorità sostanziale per la Sanità Pubblica.

 

La pandemia da SARS-CoV-2 ha accentuato la rilevanza dell’esitazione vaccinale per la salute della popolazione. Innanzitutto, l’interruzione e la riduzione delle attività vaccinali durante le prime fasi della pandemia, accompagnate dalla paura di esporsi al rischio di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2, hanno determinato una diminuzione complessiva della copertura delle vaccinazioni routinarie. Secondo dati di WHO e UNICEF, nel mondo, tale sostanziale riduzione si è protratta fino al 2021, anno in cui si sono registrate coperture vaccinali del 5% più basse rispetto al periodo pre-pandemico: una battuta d’arresto così cospicua da essere definita come la più imponente degli ultimi 30 anni. Si sono registrati, inoltre, cali nelle vaccinazioni pediatriche. Le coperture vaccinali per polio e morbillo, a 24 mesi, rimangono al di sottodella soglia del 95% raccomandata dall’OMS per limitare la circolazione dei patogeni, ma gli sforzi per recuperare le vaccinazioni perse hanno dato i loro frutti come testimoniato dall’aumento delle coperture per polio a 36 mesi (+0,93%) e 48 mesi (+0,19%) che indicano l’efficacia delle attività di recupero.

 

Al tempo stesso, la campagna di vaccinazione anti-COVID-19 ha rappresentato sia un successo che un’occasione di acceso dibattito sul tema delle vaccinazioni. Infatti, da un lato, numerosi aspetti di tali campagne possono essere sfruttati per ottimizzare altri programmi di immunizzazione, facendo tesoro di quanto applicato in ambito di logistica e gestione dei sistemi informativi. Dall’altro, è emersa nella popolazione una mancanza di fiducia nelle vaccinazioni e nelle autorità che, sommata ad una scarsa percezione del rischio di contrarre la malattia e allo sviluppo della vaccination fatigue, ha contribuito a frenare la copertura determinando una scarsa aderenza alle dosi di richiamo.

 

In questo contesto post-pandemico, le sfide che attendono i professionisti di Sanità Pubblica sono molteplici. L’attenzione deve rimanere alta nel pianificare strategie per recuperare le vaccinazioni mancate durante l’emergenza tramite azioni di catch-up e per promuovere l’adesione alle dosi di richiamo per la vaccinazione anti-COVID-19, adeguando la programmazione alle evidenze man mano disponibili in merito a necessità e tempistiche dei richiami.

 

È necessario monitorare le coperture tramite l’ottimizzazione delle anagrafi vaccinali e promuovere l’uso di strumenti condivisi per esaminare i determinanti di esitazione vaccinale. È fondamentale, infatti, basarsi su dati ed evidenze per comprendere le ragioni di una scarsa adesione e guidare strategie per migliorare coperture e diminuire disuguaglianze. Approfondire i determinanti può aiutare a individuare gruppi a rischio, intesi non solo come a rischio di sviluppare complicanze in seguito a malattie prevenibili con vaccini ma anche – e soprattutto – a rischio di presentare più elevati livelli di esitazione, in modo da progettare interventi e iniziative mirate.

 

Risulta inoltre necessario affrontare l’esitazione vaccinale anche in prospettiva di One Health, favorendo multidisciplinarietà e dialogo tra Società scientifiche. Sviluppare interventi che contrastino l’esitazione vaccinale è ancora più importante sia considerando il ruolo cruciale dei vaccini nel rispondere prontamente a possibili future emergenze sanitarie che prevedendo l’offerta di nuovi vaccini nell’immediato futuro. Recenti dati hanno evidenziato come, soltanto in Europa, siano in sviluppo circa 100 nuovi vaccini – di cui quasi la metà indirizzata verso patologie per le quali non ci sono ancora vaccini registrati – che mirano ad affrontare urgenti sfide come, ad esempio, il carico delle infezioni delle vie respiratorie, l’antibiotico-resistenza e le infezioni zoonotiche. Per rafforzare la preparedness e la risposta a emergenze sanitarie, è inoltre sostanziale riconoscere il ruolo delle collaborazioni internazionali non solo in ambito di ricerca, ma anche per garantire che tutti i Paesi abbiano accesso senza ostacoli ai vaccini.

 

In aggiunta, è essenziale tenere in considerazione l’infodemia che ha accompagnato la pandemia e la campagna vaccinale e ha contribuito alla diffusione di una quantità eccessiva di informazioni, frequentemente non accurate e spesso intenzionalmente alterate, rendendo chiara la rilevanza dei nuovi media e sottolineando l’urgente necessità di sviluppare risposte chiare e trasparenti nel campo della comunicazione al fine di contrastare la disinformazione e la sfiducia nelle vaccinazioni e nelle autorità che le promuovono.

 

“La fortunata e ampia campagna di vaccinazione contro il Covid – dichiara la Prof.ssa Roberta Siliquini, Presidente della Società Italiana d’Igiene – ha fatto però emergere un problema, ovvero la scarsa sensibilità da parte di una piccola, parte della popolazione relativamente ai vaccini. Ciò può essere legato a molti fattori, ma in primis ad una perdita di fiducia nelle Istituzioni e nelle loro modalità di comunicazione. È importante, quindi, per il futuro, affrontare questo problema attraverso corrette campagne informative, con analisi di chi sono coloro che hanno scarsa fiducia nella Scienza, al fine di poter essere pronti ad eventuali nuove Pandemie, soprattutto causate da quelle che sono chiamate ‘zoonosi’. È un problema, quindi, di One Health che andrà affrontato nel prossimo futuro non solo attraverso studi scientifici ben condotti, ma anche attraverso l’individuazione di quei soggetti più fragili o meno propensi alle vaccinazioni che potrebbero essere maggiormente a rischio. Ciò al fine di poter garantire un’equa distribuzione della vaccinazione, cioè di una tecnologia sanitaria estremamente sicura ed efficace a tutta la popolazione”.

L’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione sicuramente rappresenta una sfida ma anche una risorsa e un’opportunità per lo studio e il monitoraggio di gap nei livelli di conoscenza della popolazione in merito alle vaccinazioni e per una corretta e capillare informazione, la quale deve tener conto delle potenzialità di una collaborazione multidisciplinare tra professionisti della salute e professionisti della comunicazione. In questo contesto, l’adozione del Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2023-2025 sarà uno step di fondamentale importanza per garantire un’erogazione uniforme dell’offerta vaccinale in tutta Italia e fornire obiettivi e strategie condivisi in merito a tematiche chiave, quali ad esempio l’informatizzazione e il rafforzamento della comunicazione e della formazione.

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