Economia e Lavoro

Sicurezza sul lavoro, è la strada giusta?

 

di Wladymiro Wysocki*

 

Dal 2 marzo è vigente il nuovo decreto legge, 19/2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale e che dovrà essere convertito in legge entro l’inizio di maggio.

Principalmente il decreto legge si riferisce al PNRR ma al capo VIII sono inseriti riferimenti alla sicurezza sul lavoro, ovvero, “disposizioni urgenti in materia di lavoro”.

Nello specifico all’articolo 29 (“disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del lavoro irregolare”) ci si riferisce al contrasto del lavoro irregolare, al lavoro agricolo e gli appalti.

All’articolo 30 (“misure per il rafforzamento dell’attività di accertamento e di contrasto delle violazioni in ambito contributivo”) in riferimento all’INPS di potersi interfacciare con il contribuente dei settori produttivi al fine di contrastare il lavoro sommerso e le verifiche degli aspetti contributivi.

All’articolo 31 (“ulteriori disposizioni urgenti in materia di lavoro”), nel quale si prevede il rafforzamento del personale ispettivo ai fini dell’attività di vigilanza in materia di lavoro, legislazione sociale, sicurezza sul lavoro.

Un decreto legge che arriva sui tavoli in aggiunta alla patente a crediti già presentata con il decreto legge PNRR.

A seguito della tragedia di Firenze, stiamo vivendo un rincorrere o meglio a un rilanciare di strumenti legislativi e sanzionatori di ogni tipo, una rincorsa alle assunzioni e nuovi concorsi per futuri ispettori con tutta una serie di osservazioni da rappresentanze sindacali, associazioni, organismi della formazione, ecc. Ma è quello che veramente serve nell’ottica della prevenzione? Fermiamoci a ragionare per il settore edilizio poiché tutti questi aspetti entreranno di prepotenza, già dal 1° ottobre proprio in questo settore, giustamente, vista la mole di incidenti, infortuni, morti, malattie professionale con numeri da vera guerra.

Ad oggi chiunque può presentarsi in camera di commercio e chiedere di poter aprire la propria attività nel settore edile e poter eseguire opere di ogni tipo, quali murature, pavimentazioni, intonaci, fino alle più complesse come le carpenterie, fondazioni, scavi, o getti di calcestruzzo.

Qualche riferimento, per dare una panoramica delle tipologie di lavorazioni dalla più “semplice” alle più complesse, così da fare chiarezza anche per chi legge non addetto ai lavori.

Se vogliamo puntare sul rigore nei confronti di chi esegue questi lavori, per onestà dovremmo cominciare prima a verificare le competenze, i requisiti professionali, le esperienze nella tipologia di lavori che vuole avviare.

Ad oggi questo non esiste, quindi una qualsiasi persona senza alcuna conoscenza di cosa voglia dire lavorare in cantiere può tranquillamente aprire una partita iva e accedere all’infinità di rischi, pericoli e complicanze del settore.

Se a questo aggiungiamo che si assumono persone che non hanno la minima esperienza lavorativa, improvvisati a fare la qualunque come semplice manovalanza, ecco che il disastro è completato.

Con un datore di lavoro che non sa nulla nel settore, una forza lavoro totalmente improvvisata e senza alcuna preparazione del mestiere ci troviamo ad una realtà assolutamente priva di ogni qualificazione.

Questo anno non è cominciato decisamente bene dal punto di vista degli incidenti e morti sul lavoro, addirittura sono in aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Le istituzioni presi da un comprensibile senso di responsabilità stanno cercando di dare risposte a tutto questo per cercare di affrontare una emergenza nazionale quotidiana, ma se da un lato è giusto e comprensibile dall’altro sorge spontanea una domanda, fino ad oggi cosa è stato fatto?

Come sempre dobbiamo aspettare la tragedia nella tragedia elevata alla massima potenza per essere decisi ad intraprendere delle misure correttive.

Se poi queste misure correttive si basano ai soli aspetti sanzionatori e azioni punitive, credo che stiamo ancora una volta sulla strada sbagliata.

Norme e sanzioni ci sono e ci sono sempre state, e come abbiamo visto non sono servite ad arginare l’emorragia di perdite di vite umane ogni giorno nel lavoro così come gli infortuni e malattie professionali.

Questo denota che non stiamo sulla strada giusta e allora dobbiamo lavorare nel verso della prevenzione, della cultura della sicurezza, nell’affiancare le imprese e accompagnarle perché capiscano gli errori prima che si verifichino gli eventi.

Del resto una delle svariate professioni in materia di sicurezza è proprio quella del RSPP, il Servizio di Prevenzione e Protezione, dove la prevenzione è l’obiettivo e il fulcro dell’intero lavoro. Con questo non voglio smontare quanto oggi si sta avviando in termini di patente a crediti o nuovi ispettori in arrivo, ma dobbiamo capire che per vedere gli effetti di questi provvedimenti dovremmo aspettare almeno due anni, e intanto in questo periodo di

transizione come facciamo. Dobbiamo intervenire immediatamente, subito. La scuola, è sicuramente il tema sul quale dobbiamo lavorare e metterla in primo piano, lo stesso ministro Marina Calderone all’indomani della tragedia di Firenze aveva riproposto la bozza di legge della Commissione lavoro proprio per istituire nelle scuola la materia di sicurezza sul lavoro.

Ma già non se ne parla più, l’attenzione è deviata ad altro.

Inserire come materia ministeriale un percorso di studio proprio sulla sicurezza sul lavoro, cominciare a formare da giovani tra i banchi i nostri ragazzi e renderli partecipi, coinvolgerli.

La scuola deve preparare i ragazzi al lavoro, a quello che li aspetta usciti dagli istituti e solo con una sana cultura della sicurezza otterremo il futuro imprenditore, datore di lavoro, lavoratore che avrà un approccio sano e sicuro al lavoro.

Qualificare il lavoro su ogni aspetto questo è il nostro obiettivo e questo è mettere in primo piano la prevenzione.

Rischio pari a zero lo sappiamo che non esiste ma abbiamo tutti gli strumenti più che sufficienti per rendere il lavoro sicuro.

Tornando alla nostra introduzione su tutta la carrellata di norme e provvedimenti che si stanno mettendo in campo, dobbiamo capire come sarà poi l’operatività e con quali strumenti verrà applicata. Anche sulla base del rispetto o applicazione del contratto collettivo maggiormente

rappresentativo, ben diverso da quelli maggiormente applicati, sulla base di quali strumenti li possiamo definire e individuare dato che non è presente una banca dati nazionale unica dove tutti gli organismi di vigilanza possono accedere e mi riferisco a INL, INAIL, INPS, ASL.

Ma ancora, sempre sulla patente a crediti quali saranno i metodi per verificare se una azienda non stia continuando a lavorare dopo che ha terminato il tetto massimo dei 30 punti, oppure entro che limite temporale verranno decurtati questi crediti se si procede per vie legali in attesa di una sentenza e sappiamo le lungaggini dei nostri tribunali.

Quindi rischiamo di avere una azienda teoricamente oggetto di decurtazione di punti ma di fatto in attesa di un titolo di esecuzione del procedimento mettendo così in condizioni il titolare della ditta di poter anche chiudere e riaprire senza problemi.

Stessa cosa capire chi certifica la veridicità dei corsi per il recupero dei crediti persi a seguito di un controllo degli organi di vigilanza o addirittura se devono essere erogati e quindi seguiti solamente presso strutture autorizzate.

Insomma sono tante le perplessità che non ci danno il pieno ottimismo e la convinzione che si stia andando proprio nelle direzione giusta.

Ispezioni su tutto il territorio nazionale, anche nell’ottica prevista del +40% di controlli, non sappiamo se saranno indirizzati nei settori già per statistica a maggiori rischi, sempre perché non abbiamo un gestionale unico di banca dati dove poter attingere informazioni e poter ottimizzare i controlli. Un altro tema da non sottovalutare, e motivo di molte rinunce anche da parte di coloro che superano i concorsi, sono gli stipendi decisamente carenti in quanto un ispettore esordiente raggiunge circa 1.600 euro mensili che considerando il peso di responsabilità e le difficoltà del ruolo non è decisamente appetibile.

Altro elemento da considerare e sul quale soffermarci prima di dichiarare pubblicamente con certezza una nuova squadra di preposti ai controlli.

Strumenti al contrasto di un lavoro irregolare e insicuro decisamente debole e poco dissuasivo, facilmente raggirabile. Pensiamo che una azienda senza avere più la patente a crediti abilitata la sanzione pecuniaria imposta è di 12.000 euro che nella prospettiva di un lavoro ben più remunerativo la considera un prezzo più che ragionevole da accettare pur di prendere il lavoro e rischiare l’eventuale sanzione sempre semmai “beccati”.

Una ulteriore preoccupazione emerge dai fondi del PNRR, visto l’entrata in vigore del nuovo decreto legge proprio in tal senso, che devono essere spesi e calati a terra con progetti e opere da completare dei quali già stiamo con tempi stretti e non vorrei che per correre e finire o tentare di finire i lavori il prezzo da pagare ricade sempre in termini di vite umane.

Ho cercato in questo articolo di evidenziare come, nonostante tutto, ancora tante sono le lacune in materia di prevenzione e sicurezza sul lavoro forse perché cerchiamo di guardare alla luna senza pensare e soffermarci nel vedere da dove la stiamo guardando.

*Esperto di sicurezza sul lavoro

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