di Wladymiro Wysocki (*)
Da pochi giorni siamo entrati nel nuovo anno e si cominciano a fare le prime stime e valutazioni dell’andamento infortunistico dell’anno appena concluso.
Secondo l’Osservatorio di Bologna il 2024 ha registrato 1.481 morti sul lavoro, scatenando il monito del Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, “tutti gli incidenti mortali si possono e si devono prevenire”.
Delle 1.481 vittime del lavoro ben 1.055 si sono registrate in occasione di lavoro e il restante 426 in itinere.
Per L’ANMIL, Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro, dalle prime analisi sembrano essersi registrati 1.132 decessi di cui 863 sul lavoro e 269 in itinere.
Dietro a questi numeri si celano drammi di persone e intere famiglie.
Un anno nero di sciagure registrate con tragedie che hanno avuto un interesse nazionale che resteranno indelebili nella storia nera del lavoro, ricordiamo i 5 morti di Casteldaccia, i 7 di Suviana, i 5 del cantiere di Esselunga a Firenze concludendo l’anno nel recente incidente di Calenzano al deposito ENI che ha registrato 5 vittime.
Il nuovo anno non è cominciato certamente nel verso giusto, il 3 gennaio perde la vita un operaio di 38 anni, Francesco Stella, morto nella zona industriale di San Pietro Lamentino a Lamezia Terme.
L’operaio, che stava lavorando nello stabilimento dell’Europrofil, azienda specializzata in prodotti per l’edilizia, ha perso la vita a seguito di una caduta dall’impalcatura con un volo di circa sei metri determinando la drammatica sorte.
Quello che si evince da questo anno appena concluso è che nel panorama della sicurezza sul lavoro i numeri, in attesa di una maggiore precisione della banca dati INAIL, sono tornati a crescere drasticamente.
Nell’anno della “rivoluzione normativa” del nuovo impianto giuridico della patente a crediti per il settore edile dei cantieri temporanei o mobili, nell’anno delle grandi dichiarazioni istituzionali e delle innumerevoli indignazioni di varie rappresentanze sindacali con manifestazioni di piazza e scioperi, direi che siamo nel pieno del fallimento ai fini della prevenzione e sicurezza sul lavoro.
Parliamo di formazione, della quale assistiamo a continui rimandi per la definizione delle nuove modalità di erogazione dei corsi, parliamo di prevenzione della quale ancora non si è capito bene cosa voglia dire realmente.
Torniamo a nasconderci dietro alle poche ispezioni, ma sono una scusante inutile perché sappiamo benissimo del numero estremamente risibile degli ispettori.
Questo deve farci riflettere seriamente che nuovi impianti normativi non servono a contrastare il fenomeno delle vittime e infortuni sul lavoro, dobbiamo capire che la prevenzione non deve essere un fenomeno repressivo, sanzionatorio ma un strumento che deve partire dall’interno delle aziende.
Un strumento che deve essere realmente applicato con una sana cultura e mentalità del datore di lavoro finalizzata alla maggiore tutela del lavoratore per un lavoro sano e sicuro.
Temi ricorrenti della formazione e della preparazione al lavoro corretto, al benessere lavorativo già nelle scuole come materia scolastica o parte dell’educazione civica.
Tante parole che stentano a dare seguito con fatti concreti, veri, reali.
Stiamo sempre in attesa del vero cambiamento che non arriva mai e intanto si continua a morire di lavoro senza sorta di miglioramento, nemmeno una flebile riduzione.
Anzi, stiamo in controtendenza con aumenti sensibili che coinvolgono tutte le fasce di età.
La realtà dei fatti resta che la prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro non è una vera priorità, si antepone sempre l’urgenza del lavoro, il fatturato, la massima produzione a discapito della vita umana.
Tutto questo lascia un senso di pieno sconforto e tristezza perché la vita umana, la dignità della persona passa in netto secondo piano.
A quando la tutela del lavoratore?
L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo, la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Così recita la nostra Costituzione, ma è veramente così?
(*) Esperto di sicurezza sul lavoro