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Slot Machine, critiche della Caritas sulla proroga del ‘distanziometro’ dai punti sensibili della Regione Lazio

Sconcerto, preoccupazione e profonda delusione esprimono le Caritas del Lazio, le Fondazioni antiusura del Lazio e l’Associazione Alea in merito alla decisione della Giunta regionale del Lazio di proporre al Consiglio regionale la proroga di 12 mesi per l’entrata in vigore del cosiddetto “distanziometro”, una norma per regolamentare e far cessare il funzionamento delle slot machine negli esercizi pubblici se localizzati entro 500 metri da uno o più luoghi sensibili.
In una conferenza pubblica online promossa lo scorso 10 maggio, l’assessore alle Politiche sociali Alessandra Troncarelli – intervenuta su indicazione del presidente Nicola Zingaretti – aveva assicurato che nessun passo indietro sarebbe stato fatto rispetto alla Legge Regionale del Lazio 5 agosto 2013, n. 5, modificata il 21 febbraio 2020 e che dovrebbe entrare in vigore il 1° settembre prossimo per regolamentare il funzionamento delle slot machine.
“Passata la crisi sanitaria, la peggiore reazione sarebbe quella di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di auto-protezione egoistica”, è il monito di Papa Francesco che troviamo nella lettera enciclica Fratelli Tutti. Purtroppo, chiosa Caritas, in questo caso, la scelta fatta dalla Giunta regionale – e alla quale il Consiglio può porre rimedio – segna una profonda continuità con le logiche spietate e senza scrupoli fatte dalla lobby dell’azzardo e alla quale anche questa Giunta regionale diceva di voler porre freno.
Una decisione che non tiene conto della sofferenza di migliaia di famiglie, le più povere, che nell’azzardo trovano la rovina definitiva. Si continua a parlare di azzardo come di un’attività produttiva senza tener conto invece del suo potenziale distruttivo di valori, di lavoro, di relazioni.
Il legittimo sostegno ai lavoratori del gioco legale può e deve essere attuato con i necessari ammortizzatori sociali, come accade per tutti gli altri lavoratori che attualmente soffrono per problematiche occupazionali, e non evitando l’applicazione di una legge che difende le persone, specialmente le più fragili, la loro salute e la stabilità personale e familiare.
Attualmente nel Lazio gli “sportelli” dell’azzardo sono ben 10.142, con oltre 50mila canali di “gioco”. Si tratta di 19.441 slot in 6.187 pubblici esercizi, 26 sale Bingo, 502 sale Vlt con 4.729 apparecchi, 1.702 centri scommesse.
Nelle 5 province della Regione Lazio il volume di “gioco fisico” (quelle forme che prevedono una distribuzione sul territorio regolamentate dalla legge in oggetto) nel complesso ha registrato nel 2019 il “picco” di consumo e di spesa, rispettivamente pari a 11 miliardi e 371 milioni e 1 miliardo e 998 milioni. Un consumo per l’azzardo di 2.024 euro annui per ogni abitante, compresi i neonati!
Successivamente è intervenuto il trauma della pandemia, e dunque la chiusura pressoché generalizzata della distribuzione dei giochi nei locali “specifici” e “generalisti” (come bar e tabaccherie) che ha portato al dimezzamento del gioco con insediamento “fisico”.
I più recenti studi dimostrano che la ripresa del consumo con modalità capillari e in proporzioni massicce, come ai livelli pre-Covid, produrrebbe un effetto sugli ex giocatori patologici in terapia, in termini di ricadute, con forti danni alla salute; alimentando inoltre una notevole forza di attrazione per coloro che maggiormente soffrono la solitudine.
Le Caritas del Lazio, le Fondazioni antiusura del Lazio e l’Associazione Alea ribadiscono alla Giunta regionale e al Consiglio regionale le quattro richieste fatte nel documento presentato lo scorso 10 maggio: primo, mantenere integralmente la Legge Regionale del Lazio 5 agosto 2013, n. 5, come modificata il 27 febbraio 2020, per i benefici pur parziali che arrecherebbe e per evitare pericolose ricadute nella dipendenza da gioco d’azzardo e nei conseguenti disagi per le famiglie; secondo, prevedere degli idonei ammortizzatori sociali per gli stessi occupati nel settore distributivo del gioco d’azzardo, penalizzati economicamente dalle restrizioni, procedendo a una riconversione e al reperimento delle relative risorse, con costo parzialmente a carico dei grandi concessionari, che comunque si stanno riconvertendo concentrando l’offerta di gioco d’azzardo in “distretti” oppure online; terzo, istituire provvidenze specifiche per le famiglie con uno o più congiunti che versano in stato di dipendenza da gioco d’azzardo, sia per la prosecuzione delle terapie che del rientro dallo stato di dissesto finanziario della famiglia stessa; quarto, incrementare risorse e interventi di prevenzione generale e specifica dell’insolvenza, del sovraindebitamento e dell’usura sulle famiglie e sulle imprese.

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