Primo piano

Strage di Casteldaccia, l’orrore per l’ennesima tragedia sul lavoro

 di Wladymiro Wysocki

 

 

Lunedì 6 maggio e inaspettatamente nei titoli dei telegiornali appare una nuova immane tragedia sul lavoro, Casteldaccia in Via Nazionale nel Palermitano cinque morti e un ferito grave.

Il tempo di leggere la notizia ed è inevitabile il ritorno alla memoria delle cinque vittime della stazione ferroviaria di Brandizzo, le cinque del centro commerciale Esselunga di Firenze fino alla più recente tragedia della centrale Enel Green Power di Suviana, altri sette.

Il primo maggio l’Inail ha comunicato i dati dei primi tre mesi dell’anno nei quali ci si allarmava dei numeri in aumento, solo pochi giorni prima era stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Legge del PNRR contenente le misure della patente a crediti per il settore edile, così come solo pochi giorni fa nella stessa giornata abbiamo pianto tre vittime sul lavoro a distanza di poche ore.

Oggi piangiamo altri cinque morti e un ferito in gravissime condizioni, un settimo coinvolto apparentemente non in gravi condizioni.

Dalle prime ricostruzioni si susseguono due ipotesi, la prima sembrerebbe che le cause siano le esalazioni tossiche da idrogeno solforato, all’interno della vasca di sollevamento delle acque reflue dell’impianto fognario, durante i lavori di manutenzione causando irritazione alle vie respiratorie e soffocamento, la seconda un probabile cedimento strutturale del quale è tutto da verificare e dimostrare.

I lavori si stavano svolgendo per conto della società Amap, quindi un subappalto.

Tre giorni addietro, alla lettura della legge del 29.04.2024 n. 54, nell’articolo del quotidiano Ore 12 avevo espresso con toni decisi la mia perplessità in merito alla metodologia di decurtazione dei punti proprio in ambienti sospetti confinanti oltre che per la mancata formazione obbligatoria.

Purtroppo ancora una volta la realtà mi dà tristemente ragione, e oggi i fatti parlano di operai morti mentre eseguivano lavorazione in una vasca fognaria che guarda caso rientra pienamente nel DPR 177/2011 ovvero spazi ambienti confinanti.

Ormai il susseguirsi delle tragedie e delle vittime del lavoro sono talmente frequenti che aggiornare la banca dati è un lavoro arduo.

Vittime che si susseguono in una vera mattanza del lavoro, vittime riportate nelle cronache dei telegiornali con consuetudine quasi inermi a questo andamento.

Ormai sono ripetitivo, ma volutamente continuo a sottolineare che le dichiarazioni e gli sbandieramenti più ideologici che tecnico-pratici, sono inutili.

È ora di intervenire con fatti concreti sul campo, con i lavoratori, con le aziende, tutti insieme in sinergia e finalizzati a un solo e unico obiettivo.

Le morti sul lavoro continuano e continueranno ad accadere se la prevenzione, quella vera, non viene applicata.

La prevenzione non è un concetto astrale o un concetto di fisica quantistica difficile da capire e da mettere in pratica.

È decisamente molto più semplice di quello che si possa credere, perché è il pensare di cosa si sta facendo, chi lo sta facendo e come lo sta mettendo in atto.

È dedicarsi alla formazione vera, partecipativa e condivisa con i lavoratori e l’intera azienda, è prendere consapevolezza dei rischi e dei pericoli e rendere tutti proattivi alla gestione del lavoro.

È addestrarsi alle lavorazioni ed essere pronti a gestire una emergenza, e ancora prima, valutare tutte le ipotesi che si possano verificare e mettersi in condizioni di sicurezza.

Lavoro sano, lavoro sicuro, benessere lavorativo, cultura della sicurezza, formazione, maggiori controlli, torneranno tutti a riempire le interviste televisive e le piazze indignati di questo nuovo drammatico evento.

Altre giornate di sconcerto e poi tutto si ripete fino alla prossima vittima, perché ormai come in un inesorabile ciclo, tutto si ripete da troppo tempo, da troppi anni senza fine.

Non possiamo più continuare così, abbiamo il dovere morale di fermare queste morti, di fermare questa crudeltà del lavoro.

Si aprirà la diatriba infinita dei subappalti poiché la ditta stava lavorando sotto questa tipologia contrattuale cercando una amara giustificazione per le cause delle cinque perdite ma onestamente la criticità è in ben altra direzione.

Così facendo ci stiamo offuscando la ragione e deviamo l’attenzione dai veri problemi nel lavoro per quanto concerne la sicurezza sul lavoro.

Le vere cause sono la mancanza della formazione e degli addestramenti, o formazioni fittizie, dove i controlli nelle aule di formazione o di tante realtà improvvisate non vengono mai fatte.

Accertarsi che i lavoratori siano formati e preparati da personale esperto e specializzato, che le certificazioni siano rilasciate da enti riconosciuti e abilitati allo scopo.

Quando finiremo la mercificazione dei corsi, dei documenti, illudendoci che quattro carte vogliano dire aver ottemperato alla norma allora avremo preso la giusta direzione.

Questo è sensibilizzare e, se serve, controllare, enti e tecnici addetti alla consulenza delle aziende e magari così saremo anche in grado di riconoscere la qualità di chi onestamente eroga tali servizi.

Epifanio Assazia, 71 anni, Giuseppe Miraglia, Roberto Ranieri entrambi di 50 anni, Ignazio Giordano e Giuseppe La Barbera di 59 anni, queste le vittime accertate.

Tutti i commenti, le dichiarazioni, le contrapposizioni ideologiche di chi ha la ragiona lasciano il tempo che trovano dinanzi alla sola e unica certezza che abbiamo, la gente continua a morire di lavoro.

*Esperto di sicurezza sul lavoro

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