La guerra di Putin

Ucraina. La guerra di Zelensky è sempre più “combattuta dai poveri”

 

di Giuliano Longo

 

 

Dopo il fallimento della controffensiva ucraina del 2023, Kiev si trova a un bivio importante senza opzioni facili. La richiesta alla fine dello scorso anno da parte di Volodymyr Zelenskyj, di mobilitare altri 500.000 soldati nei prossimi mesi segnala sia la sua determinazione alla prosecuzione del conflitto, ma anche il segno di una mossa in qualche modo disperata.

 

Probabilmente questa richiesta di “carne fresca” renderà la politica interna ucraina più instabile, ma potrebbe anche dare a Zelenskyj il tempo di riconsiderare il proprio obiettivo finale e come ottenerlo.

 

Dall’inizio dell’invasione su vasta scala della Russia nel febbraio 2022, le forze armate ucraine hanno avuto una forza di circa un milione di soldati , con una mobilitazione continua e regolare che compensa le perdite sul campo di battaglia.

In questo contesto, l’obiettivo di un ulteriore mezzo milione costituisce un aumento del 50% rispetto all’attuale livello di base.

 

Ci sono diverse possibili ragioni per questo richiesta di nuovi arruolamenti.

In primo luogo, potrebbe essere un’indicazione dell’entità reale delle perdite al fronte nell’ultimo anno. L’Ucraina ha subito alti tassi di logoramento a causa dei contrattacchi russi sul lungo tratto della linea del fronte nel Donbass.

 

Cresce anche la preoccupazione per la sostenibilità del sostegno occidentale. Kiev potrebbe anticipare la necessità di compensare la prevista diminuzione delle forniture occidentali di armi e munizioni aumentando le risorse umane sul campo.

La recente mobilitazione da parte della Russia di 170.000 nuove soldati porta la forza totale delle sue forze armate a circa 1,3 milioni. Quindi l’annuncio di Zelenskyj potrebbe essere semplicemente un tentativo di livellare il campo di gioco in termini di numero di uomini. Ma sul fronte russo è anche significativa la decisione di Putin di attribuire la cittadinanza russa ai volontari che si arruolassero nelle fila del suo esercito.

Nel loro insieme, tutte e tre queste possibili spiegazioni indicano la preoccupazione per la probabilità di una nuova offensiva russa nel 2024 oltre invernale a quella già in corso che il capo dello Stato Maggiore ucraino, generale Valerij Zalužnyj aveva previsto. Qualunque siano gli obiettivi finali della guerra russa, la rivendicazione territoriale di Mosca su tutte le regioni ucraine di Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia, rappresenta uno degli obiettivi più concreti – e finora non raggiunti.

 

Con la forza militare del Cremlino in crescita, negare a Putin questo successo – che probabilmente vorrà ottenere prima della sua rielezione quasi certa a marzo, – richiederà un grande sforzo di difesa ucraino, ma implica che la leadership ucraina è attualmente meno preoccupata per le prospettive strategiche, mentre è motivata dalla necessità di mobilitare tutte le risorse disponibili.

 

I due progetti di legge complementari sulla mobilitazione presentati dal governo al parlamento il 30 dicembre 2023 indicano che Zelenskyj e la sua cerchia ristretta prendono sul serio questo argomento. Allo stesso tempo, se adottato e implementato, il nuovo approccio alla mobilitazione aggiungerà anche una tensione significativa alle istituzioni statali e alla società ucraine, già tese.

 

Come confermato pubblicamente da alti funzionari ucraini, un gran numero di volontari per il servizio in prima linea semplicemente non c’è più. Quindi il governo propone misure coercitive per garantire la continuazione dell’arruolamento.Si va dalle multe salate per renitenza alla leva, al sequestro di beni immobili e al congelamento di conti bancari privati, fino all’annullamento dei passaporti dei rifugiati ucraini all’estero.

 

Quest’ultimo gruppo in particolare, che comprende circa 600.000 uomini in età da combattimento che vivono nell’UE, diventerà un obiettivo chiave degli sforzi di mobilitazione. Rivolgendosi direttamente a loro nel suo discorso di Capodanno, Zelenskyj non ha usato mezzi termini: “Devi decidere se sei un rifugiato o un cittadino”.

 

Parallelamente, ci saranno ulteriori sforzi per mettere l’economia ucraina sul piede di guerra, come annunciato dal primo ministro ucraino, Denys Shmyhal. La mobilitazione prevista sarà accompagnata da una nuova strategia economica per aumentare il carico fiscale sui singoli cittadini e sulle piccole e medie imprese, mentre la spesa sociale sarà radicalmente ridotta.

 

Queste misure, senza dubbio necessarie da un punto di vista strategico, soprattutto se l’Ucraina vuole riprendere l’iniziativa sul campo di battaglia, nel loro insieme hanno suscitato discussioni controverse che riguardano la giustizia sociale, la corruzione e il contratto sociale tra élite e società. Il livello di fiducia del pubblico nelle élite è già basso e sta diminuendo ulteriormente, e la guerra è sempre più vista come una “guerra combattuta dai poveri”.

 

Inoltre, le tendenze demografiche nella società ucraina aggravano ulteriormente la situazione di un numero sempre crescente di persone che vivono in povertà. L’aspettativa di vita degli uomini si è ridotta dai già bassi 65 anni nel 2021 a 57 anni nel 2023.

I tassi di natalità rimangono molto bassi e alcuni demografi stimano un calo a 0,55 bambini per famiglia nel 2023.

 

Nel frattempo, l’emigrazione della popolazione più qualificata ed economicamente attiva ha subito un’accelerazione dall’inizio della guerra, ulteriore conferma del fatto che sono soprattutto i poveri a combattere, mentre vedono il loro tenore di vita peggiorare.

 

La mobilitazione forzata, la riduzione dei diritti e delle libertà dei cittadini, ulteriori disagi economici e difficoltà sociali contrastano nettamente con quello che è ampiamente percepito come lo stile di vita alimentato dalla corruzione di un’élite radicata e irresponsabile.

 

Per ora lo stesso Zelenskyj potrebbe non essere ancora direttamente associato a questo e la sua relativa mancanza di successo nello sradicare la corruzione non ha ancora danneggiato in modo significativo la sua popolarità.

 

Ma i più recenti sondaggi confermano che l’entusiasmo patriottico e anti russo iniziale, dà segnali di cedimento di fronte alla prospettiva di ulteriori sacrifici, ma soprattutto con dubbi diffusi sulla capacità dell’Occidente di reggere gli attuali livelli di aiuti militari e finanziari dei quali l’Ucraina attuale vive, o meglio, sopravvive.

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