La guerra di Putin

Ucraina, lo stato dell’economia secondo l’economista Olena Bilan

 

di Giuliano Longo

All’inizio della guerra, alcuni economisti si aspettavano che il PIL dell’Ucraina si sarebbe quasi dimezzato. Tuttavia, secondo le statistiche ufficiali, l’invasione russa non ha portato alla distruzione dell’economia ucraina. Inoltre, di recente gli esperti affermano che la situazione si sta stabilizzando. La pubblicazione indipendente russa Meduza, da poco banana dalle autorità ma comunque consultabile, ha intervistato Olena Bilan, capo economista della società di investimento ucraina Dragon Capital e co-presidente del consiglio di amministrazione della Kyiv School of Economics. Riportiamo una sintesi dell’intervista. Secondo l’economista si vedono segnali di una graduale ripresa dell’attività economica e di recente si può parlare di stabilizzazione. Nelle prime due settimane di guerra, l’economia ucraina si è ridotta di circa il 50% , ma da aprile si assiste a un consistente miglioramento dell’attività economica anche se per ora gli indicatori hanno un valore relativo.  L’ultimo dato è un calo del 37% nel secondo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2021. Ora circa il 20% del territorio ucraino rimane occupato. Prima della guerra, questo 20% del territorio generava circa il 12% del PIL. Inoltre, considerando che una parte del paese è bombardata, l’economista ritiene con una recessione del 33% nell’economia non sia così male. Attualmente il deficit di bilancio è di circa 4 miliardi di dollari più un altro miliardo di pagamenti sul debito pubblico.  La maggior parte del debito interno è detenuto da banche commerciali e statali e, in caso di insolvenza, lo stato dovrà aiutarle a mantenere il capitale. Circa il 50% della spesa del bilancio ucraino ora è militare, quindi molto dipende dallo situazione al fronte e dalla necessità di armi. L’Ucraina  riceve gratuitamente molte armi dai partner e ne acquisista alcune in proprio, quindi entro l’anno il deficit di bilancio si confermerà. 

Per quanto riguarda le entrate, escludendo le sovvenzioni dei partner internazionali, coprono meno del 60% delle spese del bilancio delle amministrazioni pubbliche. L’ IVA sui beni di produzione nazionale e sulle importazioni occupava la quota maggiore il 27%. Poi l’Irpef con una quota del 18%. Dall’inizio della guerra, la riscossione delle tasse relative alle importazioni, così come l’imposta sul reddito delle società è diminuita drasticamente. Tuttavia gli aiuti esteri sono la principale fonte di finanziamento del bilancio e l’Occidente ha promesso 35 miliardi di dollari in prestiti e sovvenzioni, questo è solo per sostenere il budget, ma non include aiuti umanitari o militari. Ad oggi, il governo ha ricevuto 21 miliardi di dollari , metà dei quali sotto forma di sovvenzioni. In totale, dall’inizio della guerra, la banca centrale ha finanziato circa il 30% del fabbisogno di bilancio, un altro 60% è l’aiuto di partner esteri e circa il 10% è coperto dal collocamento di titoli di Stato sul mercato interno.  Apparentemente, l’Ucraina quest’inverno potrà fare a meno degli acquisti aggiuntivi di energia a condizione che le condizioni meteorologiche siano favorevoli, ma il rischio è rappresentato dai danni alle infrastrutture energetiche a seguito di attacchi missilistici , comunque l’inverno sarà duro. La Naftogaz, di proprietà statale, principale fornitore nazionale di gas del Paese e suo maggiore importatore, sta attualmente negoziando forniture di gas di emergenza dagli Stati Uniti per circa due miliardi di metri cubi di gas. Anche altri partner internazionali sono pronti a fornire finanziamenti, in particolare la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, il Canada e il Regno Unito. I 38 miliardi di dollari sembrano sufficienti perché quell’aiuto arriverà sotto forma di sovvenzioni gratuite, come hanno fatto quest’anno gli gli Stati Uniti anche se per ora si tratta di prestiti, comunque di aumento delle tasse nemmeno si parla. Attualmente l’inflazione in Ucraina non è a suo giudizio alta anche se i prezzi al consumo sono aumentati del 24% dal 10% dello scorso anno.Le cause sono i costi aziendali aumentati e la logistica che è diventato un grave problema. I porti del Mar Nero, che prima della guerra erano la via principale sia per le esportazioni che per le importazioni, sono bloccati. Inoltre è crollata la domanda interna, che ha anche limitato l’aumento dei prezzi. Infine, a causa delle restrizioni all’esportazione, i prezzi interni di cereali, olio vegetale e altri prodotti alimentari sono fortemente diminuiti. In termini di dollari, i prezzi del grano e del mais sono ora inferiori del 50% rispetto a prima della guerra, nonostante l’aumento dei prezzi sui mercati mondiali. Dopo aver fornito un quadro piuttosto rassicurante sulla situazione del sistema bancario l’economista ha parlato dei redditi della popolazione i cui dati non sono pubblicati, tuttavia gli stipendi in termini reali, dovrebbero diminuire di circa il 30% entro la fine dell’anno e nel mercato del lavoro molte persone hanno dovuto accettare di ridurre i salari in termini nominali  e la disoccupazione è molto alta. Guardando al dopoguerra l’Ucraina, a suo giudizio, avrà un grande futuro, perché modernizzerà la sua economia e darà sviluppo alla ricostruzione, ma non secondo le scelte del passato l nuovo modello di crescita economica sarà basato su una maggiore efficienza e una maggiore produttività. Un altro fattore importante che aiuterà l’Ucraina ad attuare in modo coerente le riforme necessarie anche per la crescita della produttività è il processo di adesione all’UE.La sua conclusione generale è che non vi è stata alcuna distruzione critica che impedirebbe all’Ucraina di riprendersi. I danni al settore industriale sono stati moderati e nella maggior parte a edifici residenziali, strade e altre infrastrutture di trasporto, ma non bloccherà la ripartenza e la ricostruzione dell’economia ucraina.

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