Esteri

Vertice annuale tra i 27 paesi Ue e i Balcani puramente simbolico: l’UE ha tirato fuori il libretto degli assegni,  ma nessun passo in avanti

Il 6 dicembre vertice molto atteso a Tirana.il vertice dei Balcani occidentali, Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia. Anche il presidente serbo Aleksandar Vučić, che aveva espresso qualche perplessità alla sua partecipazione, alla fine ha preso parte, per “proteggere gli interessi della Serbia”.

Sebbene non fosse formalmente all’ordine del giorno, il rilancio del dialogo tra Belgrado e Pristina (capitale del Kossovo) era presente sullo sfondo, come fortemente voluto da alcuni leader europei dopo le recenti tensioni nel nord del Kosovo.

Il presidente albanese Edi Rama ha dato il suo massimo per questo primo incontro tra l’UE e i Balcani occidentali organizzato sul suolo di un paese candidato. L’UE ha promesso l’integrazione a tutti i paesi della regione quasi due decenni fa, ma il processo non fa progressi da dieci anni.

Dopo il fiasco del vertice di Bruxelles dello scorso giugno, i 27 si intendeva sottolineare i progressi compiuti negli ultimi mesi, a partire dallo sblocco dell’apertura dei negoziati di adesione con l’Albania e la Macedonia del nord, per tornare a dare credibilità del progetto europeo, danneggiata dalle innumerevoli promesse non mantenute.

Ma l’unica vera svolta arrivata è stata la firma di un accordo per armonizzare le tariffe di roaming, spesso proibitive, per le comunicazioni telefoniche tra l’Unione Europea e i Balcani occidentali, firmato da dieci leader.

Ursula von der Leyen, da parte sua, ha optato ancora una volta per il metodo fondato sull’autosuggestione e l’autoipnosi dichiarando “Siamo convinti di avere un futuro comune. Questo vertice ce lo ha dimostrato, grazie ai numerosi partenariati che abbiamo stretto oggi nei settori economico, energetico e politico”.

Al termine del vertice, il presidente serbo Aleksandar Vučić e il membro serbo della presidenza tripartita della Bosnia Erzegovina, Željka Cvijanović, hanno chiarito il loro disaccordo, soprattutto in merito alle sanzioni contro la Russia, annunciando che si sarebbero rifiutati di applicarle.

Nel bel mezzo della guerra in Ucraina, per l’UE questo incontro annuale aveva lo scopo principale di mantenere i Balcani occidentali nel proprio ovile, ma negli ultimi anni, l’influenza di Cina, Russia e Turchia nei Balcani è cresciuta e questo preoccupa molto l’UE e i suoi alleati nella Nato.

La Commissione europea si è impegnata a stanziare un altro miliardo di euro , di cui la metà per esigenze urgenti di “sostegno alle famiglie e alle piccole e medie imprese, il resto sarà destinato a misure a lungo termine per attrarre investimenti esteri, sviluppare l’economia e la formazione.

Il vicepresidente della Commissione europea Josep Borrellha inoltre annunciato un sostegno militare di 10 milioni di euro per la Bosnia Erzegovina, dove il mandato delle truppe EUFOR, il cui contingente è stato aumentato dopo l’invasione dell’Ucraina, è stato rinnovato all’inizio di novembre.

In cambio, i leader dell’UE hanno ribadito la necessità che i Balcani occidentali si muovano “in modo rapido e sostenibile verso il pieno allineamento con la politica estera e di sicurezza comune dell’UE e agiscano di conseguenza”, in particolare per quanto riguarda le sanzioni contro la Russia.

Ma la Serbia che pure a chiesto anni fa l’adesione alla UE, insoddisfatta per la situazione in Kossovo dove la minoranza serba viene discriminata dalla maggioranza albanese, ha già rivendicato i suoi legami storici e culturali con la Russia, e rifiutando le sanzioni imposte dall’Occidente sta sviluppando, come la Turchia, una rete di relazioni economiche forse più conveniente che l’adesione alla Unione Europea.

Gilo

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