di Fabiana D’Eramo
Meloni è entrata nella sua zona di comfort, la capitale Usa. A Washington si è riunito il vertice Nato per celebrare i settantacinque anni dell’Alleanza, e la premier ha dimostrato ancora una volta di sentirsi più atlantista che europeista. “La mia aspettativa è che la Nato mandi un grande messaggio di unità e di capacità di adattamento a un mondo che sta cambiando”, ha detto appena arrivata negli Stati Uniti. Il presidente del Senato Ignazio La Russa, durante l’assemblea parlamentare della Nato, ha ribadito la volontà di continuare a sostenere Kiev. Lo ripete il Presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, resterà a Washington per tre giorni. Ma il no all’utilizzo di armi italiane sul suolo russo e l’impossibilità di raggiungere in breve tempo il 2% del Pil in spese per la difesa lasciano alle parole il tempo che trovano contando anche che, nel frattempo, alle sue spalle si agita lo spettro di Salvini che, da Roma, è impegnato a lanciare i Patrioti, confidando nel ritorno di Trump alla Casa Bianca.
Da quando la premier si è insediata a palazzo Chigi, la sua svolta atlantistica nei panni di Presidente del Consiglio ha smentito tutti i pronostici: il suo forte investimento sulla Nato, l’appoggio all’Ucraina, la condanna delle azioni di Vladimir Putin – Meloni è sempre stata dalla parte dell’Alleanza, senza se e senza ma. A Washington infatti si è detta “soddisfatta del lavoro fatto finora”. E ha aggiunto: “L’Italia porta l’attenzione necessaria sul fronte Sud dell’alleanza, che è inserita nelle conclusioni del vertice, e credo che sia una dimostrazione di come l’alleanza deve saper immaginare il suo ruolo in un contesto geopolitico estremamente complesso.”
Meloni ha definito “spaventose” le immagini dei bambini vittime lunedì dei missili russi. “Quando si aggredisce così la popolazione civile, e lo si fa con questa veemenza accanendosi sui bambini, i segnali che arrivano sono decisamente altri rispetto a quelli che una certa propaganda russa vorrebbe far passare”, ha aggiunto riferendosi alla dichiarata volontà di Mosca di cercare soluzioni pacifiche al conflitto in Ucraina. Sul fatto che la formazione dei Patrioti metta in dubbio il coinvolgimento di Salvini nel sostegno a Kiev, Meloni non tentenna: il fatto non sussiste, chi ci vede la nascita di un gruppo di destra putiniano in Europa, semplicemente, lo allucina. “L’idea di un gruppo apertamente filoputiniano mi sembra una ricostruzione da osservatori”, ha tagliato corto.
Lo stesso Fontana assicura “concreta vicinanza e piena volontà” del governo di essere al fianco di Kiev “nel grande sforzo di resistenza che sta compiendo. L’Italia, tra i Paesi fondatori della Nato, e quest’anno esercita la presidenza di turno del G7, sente forte l’esigenza di condividere questa responsabilità.”
Il fermo sostegno a Kiev è stato ribadito anche durante il bilaterale tra La Russa e Ruslan Stefanchuck, presidente della Verkhovna Rada, il parlamento ucraino. Resta il fatto che, comunque, il governo Meloni insiste con il no alla linea Stoltenberg per evitare un confronto diretto con Mosca: le armi italiane non colpiranno il territorio russo. Ma, nel suo intervento, il presidente del Senato ha promesso ugualmente di “rimanere senza deflettere a fianco del popolo ucraino a tutela non solo della indipendenza dell’Ucraina ma anche della nostra indipendenza e libertà”. Ha colto poi l’occasione di sottolineare la “necessità che la Nato presti più attenzione al fianco sud dell’Alleanza, in particolare all’Africa, a riguardo della quale il governo italiano ha grande attenzione con il Piano Mattei.”