(Red) Blitz dei lavoratori della Whirlpool alla stazione centrale di Napoli. Circa 200 lavoratori dell’azienda hanno bloccato per circa un’ora i binari dei treni ad Alta Velocitá alla Stazione centrale di Napoli. Gli operai hanno esposto striscioni e scandito slogan contro la multinazionale americana. Dopo la protesta che ha creato disagi al trasporto ferroviario tra nord e sud del Paese, i lavoratori si sono spostati all’interno della stazione e nel piazzale antistante continuando il presidio.
Intanto un’altra multinazionale, sempre americana, fa la stessa scelta della Whirpool e licenzia a Brescia i suoi 106 dipendenti. Si tratta della Timken di Villa Carcina che ha comunicato la chiusura immediata dello stabilimento. I 106 lavoratori sono già in sciopero e presidio permanente. Nessun commento per ora dall’azienda. Timken è un’azienda statunitense attiva nell’indotto automotive, in particolare produce cuscinetti ad alta tecnologia e prodotti per la trasmissione di potenza e di servizi. “Dopo la Gianetti Ruote in Brianza e la Gkn di Campi Bisenzio, la Timken, multinazionale del settore automotive, ha annunciato la volontà di chiudere lo stabilimento di Villa Carcina (Brescia) e il conseguente licenziamento dei 106 i lavoratori che da oggi sono in sciopero e presidio permanente. È evidente che stiamo assistendo all’ennesima aggressione al lavoro e al tessuto industriale e sociale di un territorio da parte di una multinazionale, che sceglie il licenziamento all’utilizzo di ammortizzatori sociali”. Queste le parole di Simone Marinelli (coordinatore nazionale automotive Fiom Cgil) e Antonio Ghirardi (segretario generale Fiom Cgil Brescia). La Fiom ha chiesto al Mise di convocare azienda e istituzioni locali per affrontare l’ennesima vertenza nel settore ed evitare i licenziamenti. “È urgente inoltre far ripartire il tavolo del settore automotive per affrontare la fase di transizione e per individuare, con un accordo tra le parti sociali, i ministeri competenti e le aziende, gli investimenti e gli strumenti per la tutela dell’occupazione e dell’industria del nostro Paese ed evitare che il cambiamenti ambientali, tecnologici e organizzativi ricadano sulle lavoratrici e sui lavoratori”, rilevano ancora i due dirigenti sindacali.