La guerra di Putin

Zelensky, niente pace se i russi non si ritirano dai territori occupati

 di Giuliano Longo

 

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha ribadito per l’ennesima volta che il suo Paese non accetterà alcun accordo di cessazione delle ostilità con la Russia, a meno che quest’ultima non ritiri completamente le proprie truppe dal territorio ucraino.

 

Nel corso di una intervista concessa a diversi media internazionali, tra cui l’agenzia di stampa giapponese “Kyodo”,Zelensky ha ammesso di essere preoccupato per il progressivo calo dell’attenzione internazionale nei confronti del conflitto in Ucraina,complice anche la crisi in Medio Oriente.

 

Ma, ha aggiunto  “ci  sarà pace e sicurezza in futuro solo se le truppe russe non saranno sul nostro territorio”, mentre una interruzione dei combattimenti equivarrebbe solo a un conflitto “congelato”, e darebbe a Mosca il tempo di prepararsi a riprendere le ostilità.

 

Zelensky ha affermato anche di attendere con interesse la conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina che si terrà a Tokyo a febbraio, auspicando cooperazione bilaterale nella digitalizzazione, nell’energia verde e nelle infrastrutture.

 

“Stiamo lottando per ciò che è nostro perché non crediamo che la Russia voglia la pace”, ha concluso definendo Putin“vorace” e “costantemente affamato” che  ha invaso l’Ucraina nel febbraio 2022 per timore di una crescente cooperazione militare tra Kyiv e gli Stati Uniti.

 

A rinforzare la posizione di Zelensky è intervenuto il capo dell’ufficio del presidente, Podolyak, negando che Kiev e Mosca fossero vicine alla conclusione di un accordo di pace lo scorso marzo perché dalla Russia non sono arrivate proposte costruttive, ma solo un ultimatum.

Quindi non si è trattato di “veri negoziati” anche se il consigliere vi ha partecipato direttamente  su in carico di Zelnsky e ha avuto nodosi studiarne i documenti.

 

“Né nel febbraio/marzo 2022, né in nessun altro momento, né, soprattutto oggi – ha detto- ci sono stati veri negoziati di pace e non potevano esserci. Non è necessario vivere nelle illusioni. La Russia non ha mai negoziato: ha chiesto con un ultimatum che le fosse riconosciuto il diritto di uccidere”.

 

Anche il consigliere, come il suo presidente, è convinto che l’Ucraina non ha bisogno di negoziati, mentre ne ha bisogno la Russia per prendersi una pausa, accumulare forze e ricominciare l’offensiva.

 

Le indiscrezioni secondo cui l’Ucraina ha perso l’occasione di una fine pacifica del conflitto hanno preso vigore dopo una recente intervista con il capo del partito di Zelnsky Servitore del Popolo, il deputato Arakhamia,il quale ha affermato che nel marzo 2022 la Russia era pronta a ritirare le truppe in risposta alla neutralità dell’Ucraina e l’adempimento di determinate condizioni, ma l’intervento di Boris Johnson e dei rappresentanti del Dipartimento di Stato hanno vanificato tutti i negoziati.

 

Solo ieri invece l’agenzia Sputnikriferiva che la Russia non si è mai rifiutata di dialogare con l’Ucraina, come ha ripetutamente affermato il presidente Vladimir Putin. Per avviarli, Kiev deve fermare le ostilità e revocare il  decreto presidenziale che vieta i colloqui con la Russia,come aveva chiesto Putin a settembre.

 

L’agenzia russa  cita anche il politologo ucraino Ruslan Bortnik, secondo il quale l’Occidente e alcuni politici ucraini stanno cominciando a preparare il popolo per una soluzione pacifica del conflitto con la Russia. “I media occidentali e alcuni dei nostri politici – ha detto- stanno già appendendo questa pistola al muro in modo che possiamo vederla, affinché possiamo abituarci alla sua vista. Ovviamente, è necessario fare alcuni preparativi per possibili negoziati”.

 

Secondo il politologo , due fattori influenzano l’approccio ai negoziati: la diminuzione degli aiuti da parte dell’Occidente e il tentativo fallito di portare i paesi del sud dalla parte di Kiev.

L’analista ha aggiunto che l’instabilità in Occidente costringe Kiev a riconsiderare la sua strategia generale di lotta contro la Russia tornando sulla questione della pace.

 

Non parla di pace nemmenoIl segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg,il quale ha dichiarato ai media ungheresi che “l’Ucraina è più vicina che mai alla Nato e continueremo a sostenerla nell’attuazione delle riforme necessarie nel suo percorso verso l’adesione”.

Le parole di Stoltenberg arrivano alla vigilia della riunione dei ministri per l’estero dei paesi della Alleanza.  della Nato. “Il futuro dell’Ucraina è nella NATO” ha ribadito in un colloquio con l’agenzia ungherese Index.

 

“Al vertice NATO di quest’anno a Vilnius, gli alleati hanno concordato un programma di aiuti pluriennale per l’Ucraina per garantire la transizione dall’era sovietica alle attrezzature e agli standard NATO, nonché all’interoperabilità degli eserciti”. Per poi aggiungere: “Gli alleati hanno finora stanziato 500 milioni di euro per far fronte a necessità critiche, tra cui carburante, attrezzature mediche, attrezzature per lo sminamento e ponti di barche”.

 

Anche se Kiev continua a lamentarsi dell’insufficienza e della qualità delle forniture militari e addirittura accusa l’Occidente di essere il responsabile della sua deludente offensiva già ampiamente pubblicizzata da giugno, mentre sul campo i russi avanzano da Bakhmute hanno già occupato l’area mineraria ed i sobborghi di Adiivka.

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