La guerra di Putin

Zelensky, perplessità della Casa Bianca e ostacoli all’immediato ingresso dell’Ucraina nella Nato

 

di Giuliano Longo

 

L’ annuncio che l’Ucraina sta cercando un’adesione accelerata alla NATO è stata una sorpresa per l’amministrazione del presidente Joe Biden . L’adesione dell’Ucraina alla NATO è stata a lungo una questione complicata che richiede a Washington di fornire protezione militare a qualsiasi paese membro che viene attaccato. Gli Stati Uniti sono preoccupati di dover entrare in un conflitto diretto con la Russia che non verrebbe compresa dalla più larga opinione pubblica che a malapena sa dove l’Ucraina è collocata geograficamente. A suo tempo l’amministrazione Trump aveva cercato di convincere l’Ucraina a non aderire all’alleanza per ridurre le tensioni. Inoltre, la presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti Nancy Pelosi ha condiviso la posizione che si rifiuta di sostenere direttamente l’iniziativa di Kiev, mentre sostiene la proposta di “garanzie di sicurezza” per l’Ucraina. Nel lanciare la palla Volodymyr Zelensky aveva anche sottolineato ha annunciato  che il suo paese è già nella NATO e soddisfa gli standard dell’alleanza. L’assistente del presidente degli Stati Uniti per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha invece sottolineato che ora non è il momento giusto per discutere di questo problema, chiarendo che il supporto militare “sul campo” al momento è il miglior supporto per l’Ucraina. Mentre il capo del Pentagono Lloyd Austin ha annunciato l’intenzione di continuare le consegne di armi a Kiev con la fornitura di armi aggiuntive e assistenza nel campo della logistica, sia l’addestramento dell’esercito ucraino. Ovviamente la mossa (astuta?) di Zelensky vuole essere una risposta all’annessione dei territori filorussi proclamata ieri da Putin, ma è anche un tentativo di coinvolgere direttamente nel conflitto tutti i Paesi membri dell’Alleanza, Stati Uniti in primis, che di fronte ad un paese aderente al patto aggredito, hanno il dovere di intervenire militarmente. Ovviamente questa ipotesi solletica anche il desiderio di revanche di alcuni stati quali la Polonia e i Paesi Baltici che non nascondono il loro oltranzismo. Ma Zelensky e l’Occidente hanno tre problemi da risolvere : uno legale, uno diplomatico e uno strategico. Quello legale riguarda il fatto che l’Ucraina è un paese in guerra e, da regolamento, ostacolerebbe l’ingresso nell’Alleanza secondo la norma per cui non ci si allea con paesi in conflitto. Il secondo riguarda l’assetto diplomatico e la disponibilità da parte dei paesi già membri della Nato di approvare l’entrata dell’Ucraina. Da questo punto di vista, il quadro si complica. Nel caso dell’ingresso di Svezia e Finlandia – già da tempo in trattativa per unirsi all’Alleanza – l’iniziale contrapposizione della Turchia ha provocò rallentamenti. Così potrebbe succedere anche per Zelensky. Inoltre non pare che Francia e soprattutto Germania vedano con favore l’ingresso di Kiev nell’Alleanza  e l’Ungheria potrebbe invece opporvisi nettamente.Insomma, per ottenere un accordo di tutti e ratificare l’adesione ci vorrebbe del tempo altro che ingresso immediato. Infine l’ostacolo strategico e militare. Con l’annessione delle quattro province occupate la Russia può intervenire nuclearmente per difendere quello che è divenuto territorio della Federazione con l’abbattimento dei precedenti confini. Ciò le permetterebbe di tentare una nuova offensiva all’interno del territorio di Kiev bloccando l’attuale (e dagli esiti incerti) controffensiva delle sue forze armate. Inoltre per garantire protezione all’Ucraina, l’Alleanza avrebbe bisogno di creare avamposti e schierare truppe in punti cruciali e strategici, scelte che non possono essere realizzate dall’oggi al domani rischiando nel frattempo, di intaccare la sicurezza di tutto il Paese e facendo perdere credibilità all’Alleanza. 

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