In uno scenario globale con il rischio concreto e ormai palpabile di un ritorno alla guerra fredda ed alla cortina di ferro, Mario Draghi dice la sua e affronta il tema delle autocrazie: “la domanda su come affrontiamo le autocrazie definirà la nostra capacità di plasmare il nostro futuro comune per molti anni a venire”. Il Presidente del Consiglio approfitta della cerimonia nella quale, a New York, gli viene consegnato il premio come “World Statesman” per tornare a parlare di un tema che gli sta molto a cuore: il modo in cui le democrazie occidentali si rapportano agli stati autoritari. “La soluzione – per Draghi – sta in una combinazione di franchezza, coerenza e impegno. Dobbiamo essere chiari ed espliciti sui valori fondanti delle nostre società. Mi riferisco alla nostra fede nella democrazia e nello Stato di diritto, al nostro rispetto dei diritti umani, al nostro impegno per la solidarietà globale. Questi ideali dovrebbero guidare la nostra politica estera in modo chiaro e prevedibile. Quando tracciamo una linea rossa, dobbiamo farla rispettare. Quando prendiamo un impegno, dobbiamo onorarlo. Le autocrazie prosperano sfruttando la nostra esitazione. Dovremmo evitare l’ambiguità, per non pentirsene in seguito. Dobbiamo essere disposti a collaborare, purché ciò non significhi compromettere i nostri principi fondamentali”. Questo vale, in primo luogo, per la Russia. L’invasione dell’Ucraina, per il premier, “rischia di inaugurare una nuova era di polarizzazione, che non vedevamo dalla fine della Guerra Fredda”. L’Italia, l’Ue e tutto l’Occidente sono “fermi e uniti” nel sostegno a Kiev, il cui “eroismo” è “un potente promemoria di ciò che rappresentiamo, di ciò che stiamo per perdere”. “Solo l’Ucraina – ha ribadito – può decidere quale pace sia accettabile, ma dobbiamo fare tutto il possibile per favorire un accordo quando finalmente sarà possibile”. L’auspicio di Draghi, nella settimana dell’Assemblea generale dell’Onu, è che Mosca decida, in futuro, di “tornare alle stesse norme sottoscritte nel 1945. Nonostante tutta l’oscurità dei tempi in cui viviamo, rimango ottimista riguardo al futuro”. “Solo la cooperazione globale – ha concluso il premier – può aiutare a risolvere i problemi globali, dalla pandemia ai cambiamenti climatici”. Poi al Presidente del Consiglio arrivano le felicitazioni di Draghi per il Premio ottenuto: “Mi congratulo con il mio amico primo ministro Mario Draghi”, scrive, per il premio ricevuto “per il suo lavoro per far avanzare i diritti umani nel globo”. “Draghi – afferma Biden – ha avuto una voce potente nel promuovere tolleranza e giustizia e lo ringrazio per la sua leadership. Siamo tutti uniti nello stesso proposito: amarci l’un l’altro, prendersi cura l’uno dell’altro e non lasciare nessuno indietro”. Questo “anche nei momenti più difficili, quando il clamore di odio e divisioni è costante. A dispetto delle differenze – conclude il leader americano – siamo tutti fratelli e sorelle” e “ogni persona merita di essere trattata con dignità e rispetto”.
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