Politica

A fine febbraio si va alle regionali del Lazio, se vince la destra finisce l’era Zingaretti

di Giuliano Longo

Chiusa con i dati ormai noti la tornata elettorale per le Politiche, la prossima scadenza sarà quella della Regione Lazio presumibilmente all’ultima settimana di febbraio. Una competizione che con un risultato del Centro Destra, trainato dai Fratelli D’Italia in alcune aree al 30%, del 51% per la destra, non lascia molte speranze di vittoria per un centro sinistra che, pur alleato in futuro con i 5 Stelle ha conseguito in regione un modesto risultato del 36%, alleanza  cui è improbabile aderisca anche la formazione di Calenda al 6%, particolarmente deludente a Roma rispetto alle ambizioni dei suoi leaders.

Ammesso che Fratelli d’Italia lancino nell’agone il cognato di Gorgia, Francesco Lollobrigida, peraltro già assessore conRenata Polverini, il successo del Centro Sinistra (grillini compresi) risulta problematico. 

Tanto più problematica a fronte di un inevitabile congresso del Pd (già annunciato per marzo) che probabilmente rimetterà in discussione (salvo dimissioni precedenti) Enrico Letta, gira un’aria di revanche da parte dei fautori di quell’alleanza con Conte anche dopo il siluramento del Governo Draghi, che vedono la coppia Bettini/Zingaretti, come d’altronde Emiliano in Puglia, fortemente determinata a mantenere questa alleanza, tanto più che Conte è riuscito a salvare il consenso di quel che fu il partito di Grillo, soprattutto nel Sud dove ha raggiunto quote maggioritarie come a Napoli.

E qui si presentano i primi problemi del Pd,  perché anche i grillini vorranno avere voce in capitolo sulla scelta del Governatore.

Se qualche mese fa venivano indicati quali candidati privilegiati alla somma poltrona della Cristoforo Colombo l’attuale assessore Alessio Damato e Daniele Leodori vice presidente della augusta istituzione , i giochi prenderanno un’altra piega perché Damato (che peraltro ha gestito con competenza la pandemia) è stato azzoppato dalla Corte dei Conti per una vecchia vicenda di fondi di una sua onlus dedicata alla difesa sistema ecologico brasiliano, tanto che Alessio corre il rischio di non venir nemmeno candidato come consigliere alla Pisana.

Sia detto fra parentesi che della vicenda erano ampiamente informati almeno i fedelissimi di Zingaretti, visto che i fondi “benefici” provenivano dalle casse della Regione Lazio.

Mentre Leodori, fedelissimo del senatore Bruno Astorre che fa riferimento a Franceschini, potrebbe trovarsi in seria difficoltà nonostante il suo forte serbatoio di voti, perché non è detto che Astorre regga la botta  guardando ai voti dell’area dei Castelli, suo tradizionale feudo.

Si riaffaccia così il nome di Enrico Gasbarra, già presidente della Provincia che rinunciò alla poltrona della Cristoforo Colombo per il parlamento Europeo, in un conflitto, non tanto velato, per la supremazia dei voti con Bettini, che perse la partita pur venendo eletto. 

Ciò non toglie che Enrico (non quello del stai sereno) goda dell’appoggio del venerabile Goffredo. Quando il gioco si fa duro le dure cominciano a giocare, tant’è vero che circola il nome di Marianna Madia, gradita agli ex dalemiani come l’autorevole deputato Mancini (sponsor del sindaco di Roma Gualtieri), ma invisa agli aptartniki bettiniani. 

Insomma gli equilibri regionali sono radicalmente mutati con il dissolvimento della Lega di Salvini in diverse aree del Lazio e nelle periferie di Roma.

Ora si parla, a destra, della candidatura a governatore, di Lollobrigida, anche se scommetteremmo che prima o poi salterà fuori il nome di Lavinia Mennunni che nel suo collegio ha fatto a pezzi e battuto Emma Bonino e il frizzante Carlo Calenda, lei già consigliere comunale a Roma e che conosce le lingue, rara avis, ovviamente dopo la Meloni che si è di recentemente impratichita.

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