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Amianto, Inail condannata a riconoscere la malattia professionale di un dipendente della ex Omeca e a risarcire la vedova

L’Inail di Reggio Calabriaè stata condannata a riconoscere la malattia professionale di un operaio della ex Omeca(Officine meccaniche calabresi), vittima dell’amianto, e al pagamento della rendita alla vedova. Eppure, ancora una volta, nonostante una sentenza del Tribunale di Reggio, a distanza di 3 mesi, la somma non è stata ancora erogata. È l’ennesima storia divittima dell’amianto, quella di A.M., queste le inziali del lavoratore morto per tumore del polmonea 83 anni, contratto a causa dell’esposizione all’amianto e ai fumi derivati da manufatti contenenti amianto, nell’azienda che produceva rotabili ferroviari per il trasporto di persone e merci. La società il 1 gennaio 1992 divenne Breda Costruzioni Ferroviaria S.p.A., poi fusa in Hitachi Rail Italy S.p.A. L’operaio, che aveva lavorato per anni come carrellista e come addetto alla gru, aveva ottenuto nel 2001 il riconoscimento dei benefici amianto per esposizione professionale. Eppure dopo la sua morte, avvenuta nel 2017, l’INAIL aveva comunicato alla moglie, che aveva perso il marito all’età di 75 anni, il rigetto della domanda amministrativa. Per far valere i propri diritti la donna si è allora rivolta all’Osservatorio nazionale amianto e al suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni. “La situazione è spesso la stessa – ha commentato il legale – l’INAIL nega i riconoscimenti e per ottenere giustizia sono necessari lunghi procedimenti giudiziari che sottopongono le famiglie, già fortemente provate dalla perdita di un loro congiunto, ad un forte stress”. L’Inail da parte sua aveva contestato il nesso causale tra l’esposizione all’amianto e il carcinoma, sostenendo che l’operaio era malato da tempo, già nel 2008, e che aveva contratto il tumore soltanto 10 anni più tardi. Il periodo non sarebbe coinciso con il periodo di latenza proprio delle patologie asbesto correlate. Il consulente tecnico, però, aveva sostenuto che “tale esposizione può ragionevolmente essere considerata una concausa nello sviluppo del carcinoma polmonare che ha condotto a morte il periziando”. Così la vedova ora, finalmente, riceverà circa 150mila euro di arretrati e una rendita di 2mila euro al mese. “Continueremo a batterci – ha dichiarato Massimo Alampi, responsabile Ona per Reggio Calabria – per gli operai della ex Omeca, come per i ferrovieri e tutte le vittime dell’amianto, perché sono tante. Dopo la condanna dell’Inail andremo avanti per ottenere il risarcimento di tutti i danni subiti dalle vittime e dalle loro famiglie”. Giustizia è fatta, ma anche questa volta fortemente in ritardo.

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