Esteri

Biden, Hamas e Putin minacciano la democrazia, gli Stati Uniti il solo baluardo universale

 

di Giuliano Longo

 

In quello che è stato presentato come un discorso storico tenuto giovedì dallo Studio Ovale,  Biden ha dichiarato che il mondo si trova a un “punto di svolta nella storia”  e ha cercato di riunire gli americani attorno al loro ruolo di “nazione indispensabile”.

 

Ma secondo gli analisti della rivista Foreign Policy  non è chiaro quale sia questo punto di svolta nella storia anche se il  Presidente  ha utilizzato questo termine sin dall’inizio del suo mandato. Come nel settembre 2021, affrontando la risposta alla pandemia globale davanti alle Nazioni Unite, Biden dichiarò: “Ci troviamo, a mio avviso, a un punto di svolta nella storia”.

 

poi ha resuscitato nuovamente il termine dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina, e ha ripetutamente cercato di inquadrare il conflitto  come una guerra tra democrazia e autoritarismo, come quando affermò in Lituania nel luglio 2023: “Ci troviamo a un punto di svolta, un punto di svolta nella storia in cui le scelte che facciamo ora modelleranno la direzione del nostro mondo per i decenni a venire”.

 

Al di fuori di questa retorica enfatizzata dai media occidentali, FP ritiene osserva che  “invece di assistere a una rinascita della democrazia e della cooperazione nel mondo, abbiamo assistito alla continua dissoluzione del sistema internazionale nell’anarchia e nell’autarchia.

Purtroppo, è improbabile che molte persone – americani e altri in tutto il mondo – compreranno  anche adesso l’argomentazione (del Presidente”.

 

Questa settimana Biden  doveva raggiungere due obiettivi: dimostrare che le guerre in Israele e Ucraina erano parte della stessa grande lotta globale; e persuadere gli americani che l’impegno in quella lotta era nel loro interesse nazionale. Biden non ha fatto un ottimo lavoro su nessuno dei due punti” conclude FP.

 

Per affrontare l’imminente invasione di Gaza da parte delle forze israeliane, Biden ha cercato di collegare la sfida di Israele con ciò che l’Ucraina deve affrontare nella sua battaglia contro l’invasione di Putin, dichiarando senza esitazioni che  “Hamas e Putin rappresentano minacce diverse, ma hanno una cosa in comune: entrambi vogliono annientare completamente una democrazia vicina”.

 

E’ anche abbastanza  vero  che Putin e Hamas cercano entrambi di eliminare l’identità nazionale di uno stato vicino, ma osserva  FP  “la natura di questi conflitti è così diversa sotto molti aspetti, ciascuno coinvolto in storie lunghe e complicate, che è difficile vedere cosa abbiano in comune”.

 

Ma è anche vero, come scrive i quotidiano di Tel Aviv, Haaretz, che “Il disastro che si è abbattuto su Israele durante la festività di Simchat Torah è chiaramente responsabilità di una persona: Benjamin Netanyahu.

Il primo ministro, che per esperienza vantava la sua vasta e insostituibile saggezza politica in materia di sicurezza, non è riuscito a identificare i pericoli verso i quali stava consapevolmente conducendo Israele quando ha istituito un governo di annessione ed esproprio (dei territori palestinesi, ndr) … mentre abbracciava una politica estera che ignorava apertamente il l’esistenza e i diritti dei palestinesi”.

 

Altri importanti esponenti israeliani sono andati oltre, sottolineando che Netanyahu in realtà ha perseguito una politica di legittimazione di Hamas come autorità di governo a Gaza in modo da evitare negoziati di pace e negare ai palestinesi ogni speranza di una soluzione a due Stati.

 

A conferma di queste responsabilità FP cita le dichiarazioni di   Gilead Sher, ex capo dello staff dell’ex primo ministro israeliano Ehud Barak, favorevole alla soluzione dei due stati:   “le politiche di Netanyahu “hanno tentato di quasi rovesciare l’Autorità Palestinese [Autorità palestinese] e rafforzare Hamas. favorendo al tempo stesso il senso di impunità e di potenza di Hamas”.

 

Ma a nostro avviso anche per quanto riguarda il conflitto Ucraino si tacciono volutamente le responsabilità del regime di Kiev, senza nulla togliere alla condanna dell’aggressore. Quindi sarà ben difficile convincere l’opinione pubblica mondiale della indiretta simbiosi aggressiva fra Hams e Putin.

Semmai questa originale interpretazione della “sua Storia”  può fornire a Biden  una medaglia in quanto difensore della democrazia universale, giusto il tempo di arrivare alle elezioni presidenziali.

 

P.S. Va notato che nel puntare il dito contro i nemici della democrazia, Biden ha omesso la Cina….può darsi che ci ripensi.

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