La guerra di Putin

Borrell, oltranzista e bellicoso ci lascia, ma il suo successore potrebbe essere peggio

 

Un documento del Servizio Europeo per l’Azione Esterna (EEAS), su richiesta dell’Ucraina, considerava l’opportunità di addestrare reclute del suo esercito sul suo territorio. Il che già avviene anche se non per via ufficiale..

Macron, nonostante le gatte che ha da pelare in casa sua è d’accordo insieme, mentre si sono levati gridolini di gioia  da Lettonia, Estonia, Polonia e Lituania,, sempre pronte a menar le mani contro gli odiati russi.  Invece il cancelliere tedesco Scholz questa iniziativa potrebbe aumentare le tensioni con la Russia e mettere in pericolo la vita degli istruttori occidentali sotto le bombe di Putin.

“È altamente probabile che una presenza militare dell’Ue sul suolo ucraino verrebbe percepita dalla Russia come una provocazione”,evidenzia il documento che aggiunge che non sarebbe fattibile proteggere gli istruttori militari europei  inviati in Ucraina.

Kiev ritiene che addestrare le truppe sul suo territorio sia “più rapido, più conveniente e logisticamente più facile”rispetto all’addestramento all’estero (per lo più effettuato finora in Polonia, Francia, Germania e Gran Bretagna),  ma il sospetto è che la richiesta intenda solo coinvolgere ulteriormente i paesi europei nel conflitto, come  Kiev dall’inizio della guerra.

Dopo il  NATO di luglio numerosi membri dell’alleanza hanno annunciato che invieranno ulteriori sistemi di difesa aerea strategici all’Ucraina, comprese più batterie Patriot e 40 miliardi di euro di assistenza entro il prossimo anno coordinando  l’addestramento delle forze di Kiev con un nuovo comando della NATO che assumerà questi compiti e che diventerà operativo a settembre.

Con la curiosa conseguenza  avremmo due missioni addestrative, NATO e UE (i cui stati membri coincidono quasi del tutto) con istruttori presenti sul territorio ucraino come potenziali bersagli dei russi?  Oppure la UE lascerà alle singole nazioni la gestione di missioni addestrative nazionali che in ogni caso si aggiungeranno alla missione a guida NATO? Mistero.

Il 29 agosto, al Consiglio informale dei ministri degli Esteri a Bruxelles, l’Alto rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell ha affermato che l’Ucraina ha dimostrato molta audacia strategica lanciando attacchi all’interno del territorio russo. Quindi “L’operazione a Kursk ha dato un duro colpo alla narrazione di Putin su questa guerra. Ma allo stesso tempo, la Russia continua ad attaccare i civili e le infrastrutture civili”.  Pertanto occorre rimuovere le restrizioni nell’uso di armamenti forniti all’Ucraina per permettere a Kiev di colpire il territorio russo.

Le affermazioni di Borrell erano state sollecitate dal ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba,  ormai dimissionato da Zelensky secondo il quale “se ci viene fornita una quantità sufficiente di missili, se ci viene permesso di colpire, ridurremo significativamente la capacità della Russia di infliggere danni alle nostre infrastrutture critiche e miglioreremo la situazione per le nostre forze sul campo”.

SE è logico che Kiev intenda  a coinvolgere  UE e NATO nel conflitto per evitare la sconfitta, Borrell dimostra   ancora una volta, di essere più incline a sostenere gli interessi ucraini che quelli degli europei.

Non solo, ma acuisce  le divisioni interne alla UE. “I ministri hanno concordato di aumentare l’obiettivo per arrivare ad addestrare 75.000 soldati ucraini (invece di 60mila) entro fine anno” ha detto Borrell, ma non tutti sono disponibili a effettuarlo in territorio ucraino.

“La posizione dell’Italia è sempre stata chiara: noi effettuiamo l’addestramento come abbiamo effettuato fino adesso sul territorio italiano”, ha dichiarato il ministro della Difesa, Guido Crosetto al Consiglio informale dei ministri della Difesa UE il 30 agosto. “Siamo in grado di farlo meglio sul territorio italiano che non su quello ucraino. Sia dal punto di vista logistico sia dal punto vista delle infrastrutture sia dal punto di vista della sicurezza delle persone“, ha evidenziato.

Ma  nonostante Borrell ormai in scadenza, sono caute. Il  il premier britannico Keir Starmer e il cancelliere Olaf Scholz affermavano che non ci sono novità circa l’impiego delle armi fornite a Kiev sul territorio russo. I missili britannici e tedeschi possono infatti venire impiegati solo contro obiettivi russi sul territorio ucraino, Crimea inclusa. Posizione condivisa anche dal  ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani.

Finlandia, Danimarca e Paesi Bassi e i tre stati baltici hanno invece ribadito di non porre limitazioni o restrizioni  a Kiev ma si tratta di un’affermazione dal valore puramente simbolico e politico poiché nessuna di queste nazioni ha fornito missili o altre armi a lungo raggio in grado di colpire in profondità la Russia.

Lo stesso Borrell in conferenza stampa ha ammesso che “si tratta di una decisione nazionale e gli Stati membri vogliono mantenerla come tale” ma non ha posto il tema nei termini che invece dovrebbero essere considerati prioritari.

In ogni caso queste armi sono già  state impiegate sui territori ucraini controllati dai russi inclusa la Crimea, e comunque difficilmente potrebbero essere risolutivi sia perché il loro numero e la loro gittata sono limitati, sia perché la difesa aerea russa ne ha già abbattuti numerosi.

Quanto ai missili da crociera europei le vane pressioni di Parigi e Londra sulla Germania affinché cedesse agli ucraini i suoi missili da crociera Taurus sembrano indicare che anche le scorte di Storm Shadow/SCALP EG si sono molto assottigliate.

Secondo l’agenzia Reuters, gli Stati Uniti sarebbero vicini a un accordo per fornire all’Ucraina missili da crociera a lungo raggio per gli F 16, ma occorreranno diversi mesi perché diventino operativi in Russia.

I conclusione le pressioni oltranziste di Borrell, come quelle di Ursula von der Leyen e di Lens Stoltenberg, innalzano oggettivamente la possibilità di coinvolgimento di NATO e UE nel conflitto, provocano tensioni in Paesi che peraltro fanno parte delle due organizzazioni

Per fermare l’offensiva di Putin occorrerebbe un impegno fra i 400 e i 600 miliardi di euro, di qui la cautela della Germania , ma anche degli USA, dove circolano dubbi sulla necessità di prolungare uno sforzo finanziario senza solide prospettive di contenere la Russia.

Di qui a dire che stiano pensando ad una exit strategy, occorrerà attendere l’esito delle elezioni americane e l’offensiva di  Kursk non garantisce che  Mosca sia disponibile a negoziare prima di quelle elezioni. Né che America ed Europa siano disponibili a riempire di propri soldati  le trincee di Pokrovsk che sta per cadere in mano russa, Senza contare che spetterà all’Europa sobbarcarsi i costi della ricostruzione  dell’Ucraina  stimata in quasi mille miliardi di dollari.

I mercati finanziari,  “fiutano  l’aria” e  hanno capito che il riarmo dell’Europa e dell’Ucraina non è così sicuro  tanto che le azioni di molte grandi società del settore Difesa cominciano a perdere colpi in Borsa dopo la bolla di questi anni.

Ma Ursula von der Leyen continua a ripetere che “l’Ucraina deve vincere” proprio che per oltre due anni, tutti i suoi commissari e da molti leader politici in Italia e in Europa, andava ripetendo, che le sanzioni avrebbero messo in ginocchio la Russia la cui economia quest’anno cresce quasi del 4 %.

Il facile bellicismo di Borrell (fino all’ultimo ucraino)  nega i rischi connessi all’impiego di  armi contro la Russia e istruttori militari europei in Ucraina.  Borrell avrebbe potuto invece concentrarsi sugli aspetti politici  legati al conflitto e che vedono oggi  diversi ministri ucraini presentare le dimissioni, incluso Kuleba.

Ministri in fuga da un presidente in caduta libera negli indici di consenso, da maggio privo di legittimazione dopo aver annullato le elezioni ? Oppure  nuove purghe per puntellare il governo con persone ritenute di maggiore fedeltà al presidente?  O il presidente vuole rimuovere “falchi” come Kuleba in vista di prossime trattative con Mosca? Chissà

Dopo tutti i miliardi spesi sarebbe interessante sapere se la Commissione UE sia stata informata di questo “rimpasto” o  abbia consapevolezza di cosa sta accadendo a Kiev.

Apparentemente sarebbe una buona notizia l’imminente “congedo” di Borrell. Se non fosse che, con ogni probabilità, il prossimo “ministro degli esteri” della UE sarà l’ex premier estone Kaja Kallas , nemico viscerale della Russia della quale auspica lo smembramento, dopo aver ordinato la demolizione di tutti i monumenti all’Armata Rossa che nella piccola nazione di 1,4 milioni di abitanti ricordano la vittoria sulla Germania nazista.

Ci si chiede allora con quali faccia, date queste premesse  la UE sarà chiamata un domani  a sedersi a un tavolo per negoziare con Mosca?

G.L.

aggiornamento la crisi russo-ucraina ore 14.21

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