La guerra di Putin

Caccia ai preziosi relitti del drone precipitato nel Mar Nero, i russi in pole position

di Giuliano Longo

Come noto  un aereo militare russo e un drone americano si sono “incontrati” sul Mar Nero.  Il comando europeo delle forze armate statunitensi ha dichiarato che un jet da combattimento russo Su-27 si è scontrato nel cielo sopra il Mar Nero con un drone americano MQ-9 Reaper (mietitore) effettuando”manovre pericolose”, dopodiché il drone si è schiantato in acqua ed è affondato. Il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price ha definito il drone abbattuto una“intercettazione non sicura e non professionale” e una “sfacciata violazione del diritto internazionale”.

L’Assistente Segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici Karen Donfried ha espresso preoccupazione per l’incidente, ma non ha menzionato le conseguenze per la Russia. Il Wall Street Journaldescrive l’incidente nel modo più vivido, citando un rappresentante del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti: “due caccia russi Su-27 e un drone da ricognizione americano MQ-9 (in volo da una base militare in Romania) hanno volato fianco a fianco per circa mezz’ora nello spazio aereo internazionale. Uno dei caccia russi ha sorvolato il drone, ha fatto cadere del carburante su di esso ed è volato via”. Sin qui la versione Usa, ma Mosca dà una versione diversa dell’accaduto perché  il “mietitore” è caduto in mare a causa delle sue stesse brusche manovre, mentre gli aerei russi non sono entrati in contatto con esso. “A seguito di brusche manovre intorno alle 9:30 ora di Mosca, il veicolo aereo senza pilota MQ-9 è entrato in volo incontrollato con una perdita di quota ed è entrato in collisione con la superficie dell’acqua”, ha affermato il ministero della Difesa russo. Inoltre il drone con i transponder spenti volava  in direzione della Russia nella regione della Crimea, violando i confini di un area soggetta a regime temporaneo per l’uso dello spazio aereo, istituito allo scopo di condurre una difesa aerea nel corso del conflitto ucrainao. E i combattenti russi non hanno utilizzato armi aviotrasportate, non sono entrati in contatto con il drone e sono rientrati alla base.  Quindi nella sostanza  l’operatore del drone avrebbe sbagliato e i suoi comandanti hanno deciso che era più facile dare la colpa di tutto all’aereo russo.  Tuttavia ètecnicamente possibile che il jet da combattimento russo si sia avvicinato abbastanza al drone urtandolo, ma l’impressione in ambienti militari è che i russi stiano  cercando modi per neutralizzare i droni statunitensi nello spazio aereo internazionale. Lì non si può  aprire il fuoco, anche se è chiaro che il nemico è in ricognizione, ma non viola i confini della Federazione. Quanto alla  versione Usa secondo cui  i piloti russi hanno versato carburante sul drone  per Mosca è tecnicamente impossibile perché  il cherosene scorre in un compartimento con un motore a combustione interna, dove ci sono molte parti calde, allora si accenderà e il drone o l’aereo prenderanno fuoco. 

Ma è anche vero che il carburante può inondare e disabilitare i sistemi di intelligence: ottici, radar, elettronici, ovvero rendere l’oggetto inutilizzabile per la raccolta di informazioni. Ecco perché si ritiene in Occidente che i piloti russi stiano elaborando modi per neutralizzare il nemico senza entrare in contatto con esso.  E’ certo che di versioni sull’accaduto  ce ne saranno molte, ma la verità la scopriremo tra molti anni, nella migliore delle ipotesi come avviene per tutte le operazioni di intelligence.

Nel frattempo scoppia una crisi diplomatica ,  Joe Biden è stato informato sull’incidente e il  Dipartimento di Stato ha convocato  l’ambasciatore russo Anatoly Antonov per esprimere “forte insoddisfazione” a causa di “intercettazioni non professionali”.

 

Anche  l’ambasciatore americano a Mosca Lynn Tracy ha espresso il suo disappunto al ministero degli Esteri russo.

Quindi i voli sul Mar Nero continueranno nonostante l’incidente aereo, anche quell’area del Mar Nero che i russi considerano interdetta.   Ma quello che preoccupa veramente Washington è che i russi recuperino questo drone di altissima tecnologia carpendone i segreti che interesserebbero un sacco di gente fra cui Iran e Cina.

Nel frattempo la marina russa si darà da fare per recuperare i frammenti del “Mietitore” mentre gli Stati Uniti “hanno adottato misure per proteggere la loro proprietà”, ha affermato Kirby. “Ovviamente non vogliamo che qualcun altro lo ottenga”. Gli aerei della NATO, compreso il velivolo di allerta precoce G-550 (CAEW) dell’Aeronautica Militare italiana, così come il P-8A Poseidon, sono volati nell’area dell’incidente dell’UAV martedì sera volteggiando intorno al punto in cui le navi russe avevano già iniziato a radunarsi. Ma  cosa perderanno gli Stati Uniti se verranno svelati  i principali segreti di questo  “Mietitore”? I 40 milioni di dollari che ciascuna di questi droni costa rappresentano poco  a fronte degli aiuti militari all’Ucraina.  Molto probabilmente, invece,  le parti dell’ultimo UAV MQ-9 Reaper Block 5 che riposano sul fondo del Mar Nero vicino a Sebastopoli, rappresentano  l’ultima modifica di una macchina del genere, che è stata messa in servizio nel 2007. Da allora, è stato fornito alle truppe con il software più recente e moduli di ricognizione aggiornati. E ben difficilmente mezzi navali USA, anche se attraversassero Dardanelli nonostante gli accordi internazionali e il placet della Turchia, farebbero in tempo a recuperare i preziosi relitti.  

aggiornamento la Guerra di Putin ore 14.52

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