Le misure dell’attuale normativa sull’uso di combustibili rinnovabili e a basse emissioni di carbonio nei trasporti mirano a rendere il settore marittimo più pulito ed efficiente, senza trascurare l’impatto sulla competitività e sull’occupazione, e il rischio potenziale di una rilocalizzazione delle emissioni di carbonio. La transizione verso un’Europa climaticamente neutra riguarda soprattutto l’eliminazione graduale degli oli combustibili pesanti, la decarbonizzazione dei porti europei e miglioramenti tecnici come, ad esempio, nuovi sistemi di propulsione.
Nel novembre 2020, l’I.M.O. – International Maritime Organization – ha approvato le linee guida per la sicurezza delle navi che utilizzano il metanolo come carburante. Il metanolo è biodegradabile e, se versato in acqua, si diluisce rapidamente; non è tossico per la vita acquatica, con conseguenti effetti ambientali e impatti sulla vita marina sensibilmente inferiori rispetto a una fuoriuscita di petrolio equivalente. Il metanolo è vantaggioso anche su base energetica e delle prestazioni, di conseguenza è più adatto a una gamma più ampia di tipi di navi. Oggi, infatti, è stimato come il quarto combustibile marittimo più importante utilizzato ed è in continua crescita; il metanolo verde (oe-metanolo), prodotto tramite elettrolisi dell’acqua utilizzando elettricità da fonti rinnovabili e anidride carbonica catturata da impianti industriali o direttamente dall’aria, è uno dei combustibili carbon-neutral più promettenti a lungo termine in quanto sicuro, a combustione pulita, tecnologicamente testato, e disponibile a livello globale.
MethaNet, start-up ecologica nata a Palermo, prevede la realizzazione di impianti industriali per la produzione di e-metanolo tramite modelli replicabili in tutto il mondo.
Il CEO e Founder, Antonio Ferraro, ha già avviato una collaborazione strategica con una società islandese che ha commercializzato un’apposita tecnologia per la produzione di e-metanolo dalle emissioni di CO2e sta esplorando possibili scenari internazionali per dare una risposta affidabile e competitiva alla sempre più crescente domanda di sostenibilità. A tal proposito ha di recente visitato Malta, centro mediterraneo di eccellenza marittima con il più grande registro navale in Europa (sesto al mondo) e leader mondiale nella registrazione di yacht commerciali, per valutare nuove collaborazioni e potenziali applicazioni dell’e-metanolo in grado di garantire un miglioramento immediato della qualità dell’aria intorno a porti e rotte di navigazione.
In particolare,MethaNetsta investendo nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie innovative e sostenibili sperimentando l’utilizzo del metanolo verde nel settore della nautica da diporto per i motori di yacht e piccole imbarcazioni, come i pescherecci; l’obiettivo è quello di migrare verso un sistema di trasporto marittimo più sostenibile ed ecologico che consenta di ridurre l’impatto ambientale su fauna e flora marina e, al tempo stesso, avere un impatto positivo sulle economie locali e globali.
Allo stato attuale, ad esempio, il caro carburanti rischia di assestare un colpo mortale alla nautica da diporto, settore produttivo da sempre integrato nella complessiva offerta turistica. Secondo Confindustria Nautica, nel suo studio elaborato con la Fondazione Edison (cifre pre-Covid, quindi 2019), in Italia la ripartizione per lunghezza del parco nautico immatricolato è costituita al 74% da imbarcazioni da diporto fino a 12 Metri. All’interno di questo 74 %, la maggioranza è rappresentata da piccole imbarcazioni dedicate ad un utilizzo familiare, sportivo e di pesca sportiva. Si tratta di piccole imbarcazioni, con propulsori termici che possono arrivare a consumare 25 litri/ora. Risulta evidente che, anche dinanzi a consumi di carburante tutto sommato accettabili per le medie della nautica, ci si trova dinanzi a budget di spesa che possono raggiungere i 100 Euro/ora.
Nel 2022, inoltre, Coldiretti Impresapesca ha denunciato una difficile crisi a causa dell’esplosione dei costi energetici, con il prezzo medio del gasolio per la pesca che è praticamente raddoppiato (+90%) rispetto all’anno precedente, costringendo i pescherecci italiani a navigare in perdita o a tagliare le uscite e favorendo le importazioni di pesce straniero.