La violenza contro gli operatori sanitari “è una emergenza nazionale, il 55% dei colleghi riferisce di aver subito violenza. Chiediamo al Governo di risolverla, così come è stato bravo e veloce a risolvere altre emergenze”. A richiamare l’attenzione sul problema delle aggressioni a medici e personale sanitario è la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, dopo il caso della morte della psichiatra Barbara Capovani, uccisa a Pisa da un paziente dell’ospedale psichiatrico. Un caso che porta alla mente quello di dieci anni fa, quando a Bari ci fu un altro barbaro incidente, che ebbe per vittima la psichiatra Paola Labriola, uccisa con 57 coltellate il 4 settembre 2013. Un caso talmente drammatico che innescò una grande mobilitazione e per la prima volta portò l’attenzione su un problema già esistente allora. Ma in 10 anni, a quanto pare, ancora non è stato risolto. A parlare è il presidente della Fnomceo Roma, Filippo Anelli, intervenuto in mattinata a Unomattina: “La violenza è sempre una sconfitta, non solo per chi la subisce ma per l’intera società. Dalla morte di Paola Labriola è nato un movimento che ha portato a una serie di risultati. Ma esistono problemi che non sono stati risolti, e oggi siamo qui a piangere un’altra collega”.Cosa è stato fatto fino a ora per proteggere medici e operatori sanitari dalle aggressioni di pazienti con problemi mentali? “Abbiamo una legge che oggi, grazie agli ultimi interventi di questo Governo, porta alla procedibilità d’ufficio anche se la violenza è lieve- spiega Anelli-. Ma persistono problemi di carattere culturale e organizzativo. Non abbiamo il tempo per parlare con i malati. La legge del 2017 che indica la comunicazione come tempo di cura non è realizzabile, per la carenza di personale, per il numero esiguo delle figure professionali. C’è la necessità di fare una riforma”.