di Giuliano Longo
Ormai anche molti media russi cominciano a prendere coscienza che la catastrofe verificatasi con il crollo della centrale idroelettrica di Kakhovskaya e l’allagamento degli insediamenti a valle del Dnepr causato da essa è solo l’inizio.Politici ed esperti di entrambe le parti del fronte continuano a lanciarsi accuse l’uno contro l’altro, mentre la gente tenta ancora di salvare persone e animali in difficoltà.
La massa d’acqua dilagata ha spazzato o allagato le case rendendole inagibili, distruggendo mobili ed elettrodomestici, rendendo inutilizzabili vettovaglie, senza esagerare: l’Apocalisse per la regione di Kherson è già avvenuta e le conseguenze si misureranno per anni.
Durante il disastro del 6 giugno, l’acqua è salita a +12 metri in alcuni punti della regione di Kherson, ma in generale anche oltre i6 metri, più che sufficienti per causare enormi danni.
Alcuni insediamenti o distretti sono stati completamente sommersi dall’acqua, altri sono stati parzialmente allagati. Aree residenziali distrutte, terreni agricoli sono contaminati e questo appare l’inizio di una serie di problemi che dovranno essere risolti in quelle aree.
La massa d’acqua che proveniva dalla diga della centrale idroelettrica di Kakhovskaya non dilagato solo nelle terre coinvolte , demolendo tutto ciò che incontrava, ma porterà con sé fango e sedimenti che si sono accumulati per anni sul fondo del bacino idrico e del fiume.
Questi inquineranno per lungo tempo le terre coltivate rendendole inutilizzabili, un inquinamento aggravato da quello chimico determinato dalla distruzione dei magazzini per il fertilizzante, per non parlare di quello biologico dovuto a cimiteri spazzati via, fogne, vasche di decantazione e discariche domestiche, materiali pericolosi che rimarranno a lungo presenti sui territori allagati.
Tutti materiali che marciranno, peggiorando la già non perfetta situazione sanitaria ed epidemiologica della regione, penetrando nel sistema di approvvigionamento di acqua potabile con il rischio di epidemie.
L’inondazione del vasto territorio delle pianure alluvionali del Dnepr con masse d’acqua che trasportano sporcizia, prodotti di decomposizione e rifiuti umani, può essere anche peggio anche di un attacco chimico/batteriologico, con sostanze che si depositano a lungo sul terreno e non verranno spazzate dalla pioggia penetrando le falde acquifere.
Non solo, il canale della Crimea settentrionale prendeva l’acqua dal bacino idrico di Kakhovka da cui venivano alimentati i canali Dnieper-Krivoy Rog, Verkhnerogachinsky, Kakhovskiy.
Il volume totale dell’acqua prelevata dal bacino idrico di Kakhovka era stimato in 900 metri cubi al secondo. Questo canale può continuare a funzionare grazie a sistema di pompe che sollevano l’acqua sino a 25 metri, ma per il resto ormai è chiaro che parti della Crimea rimarranno a secco, contrariamente alle rassicurazioni delle autorità russe.
Situazione diversa per la centrale nucleare di Zaporozhye che non rimarrà senz’acquaperché, nonostante l’allarmismo dell’Occidente, non ci sarà un’altra Chernobyl. Infatti la centrale dispone Ldi un proprio bacino di raffreddamento, così come ogni centrale atomica, con una discreta fornitura di acqua grazie a fonti alternative come i pozzi artesiani.
Il governo ucraino già prevede “la degenerazione” dei campi nel sud dell’Ucraina senza irrigazionepoiché il 94% dei sistemi di irrigazione a Kherson, il 74% a Zaporozhye e il 30% nelle regioni di Dnepropetrovsk rimarranno senza una fonte d’acqua senza contare i danni della pesca.
Dal punto di vista del conflitto i combattimenti nel prossimo futuro in quella vasta area, si ridurranno allo scambio di colpi di artiglieria, poiché l’intero territorio del canale del Dnepr e dei suoi dintorni si trasformerà in una palude intransitabile per diversi mesi (a seconda delle temperature estive).
Inoltre gli sbarchi precipitosi su barche a motore leggero, come già tentato dagli ucraini, sono difficili perché il natante dovrebbe venir trascinato in acqua prima di raggiungere terreno solido, ma anche le difese russe dovranno arretrare costringendo le parti belligeranti a un continua duello di artiglieria.
Qualunque cosa dicano da Mosca è grave anche il problema della Crimeadove occorrerà procedere alla perforazione di molti pozzi artesiani e si sta ripensando alla desalinizzazione delle acque del Mar d’Azov nonostante i possibili danni all’ecosistema.
Ma conti fatti oltre al Dnepr, non ci sono altre fonti d’acqua per la penisola e molto probabilmente non ci saranno, per questa ragione fu costruito il Canale della Crimea settentrionale.
L’acqua è una priorità assoluta per quella penisola e, senza una soluzione alla questione idrica, esse potrà sopravvivere con il razionamento, il che porta acqua al mulino della ipotesi sulla responsabilità del crollo della diga imputata a Kiev che non ha avuto bisogno di armi speciali per determinarne il crollo. Il sud dell’Ucraina attende un momento difficile in cui è necessario eliminare le conseguenze di una catastrofe ecologica, ma nessuno in Russia afferma che tutto andrà liscio e meraviglioso poiché Mosca, oltre alla questione della Crimea, ormai si dovrebbe fare carico dei territori occupati sulla riva sinistra del Dnepr.
aggiornamento la Guerra di Putin ore 10.56