Cultura, Arte e Libri

E’ morto a 108 anni lo scrittore Boris Pahor, un sopravvissuto ai lager nazisti

Nato a Trieste da genitori sloveni, si è spento nel sonno alle 4 di questa mattina. Fu una delle voci più significative della tragedia della deportazione nei lager nazisti. Lo scrittore di madrelingua slovena Boris Pahor, testimone delle discriminazioni verso la minoranza slovena nella Venezia Giulia, sopravvissuto ai lager nazisti, difensore della dignità e della libertà dell’individuo, degli umiliati e degli offesi, è morto nella sua casa di Trieste all’età di 108 anni. Pahor, che per la drammaticità della sua opera è stato accostato ad autori come Primo Levi, Robert Antelme e Imre Kertész e più volte candidato al Nobel per la Letteratura, si è spento nel sonno alle 4 di questa mattina, come ha confermato la sua famiglia all’Adnkronos. I funerali si terranno martedì 7 giugno nel cimitero di Sant’Anna a Trieste: alle ore 11 sarà celebrata la santa messa in suffragio e alle ore 12 sarà tumulata la salma. Nato a Trieste il 26 agosto 1913 da genitori sloveni, all’età di 7 anni assistette all’incendio del Narodni Dom, sede centrale delle organizzazioni della comunità slovena di Trieste: un’esperienza che lo segnò per tutta la vita, che affiora spesso nei suoi romanzi e racconti. Dopo aver frequentato il liceo classico presso il seminario di Capodistria, nel dopoguerra si laureò in Lettere all’Università e quindi, si dedicò all’insegnamento della letteratura italiana. Arruolato e mandato al fronte in Libia, tornò a Trieste dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, ma venne arrestato dai nazisti e quindi internato in vari campi di concentramento in Germania e in Francia. Sopravvissuto alla tragica esperienza dei lager, al termine del conflitto a Trieste aderì a numerose imprese culturali social-democratiche e divenne uno dei più importanti punti di riferimento per la giovane generazione di letterati sloveni. La sua opera più nota è “Necropoli” (Fazi), romanzo autobiografico sulla prigionia a Natzweiler-Struthof. È stato tradotto in francese, tedesco, serbo-croato, ungherese, inglese, spagnolo, italiano, catalano e finlandese. Tra i suoi libri figurano “La città nel golfo” (Bompiani), “Triangoli rossi. I campi di concentramento dimenticati” (Bompiani), “Così ho vissuto. Biografia di un secolo” (Bompiani), “Figlio di nessuno. Autobiografia senza frontiere” (Rizzoli), “Dentro il labirinto” (Fazi), “Qui è proibito parlare” (Fazi), “Una primavera difficile” (La nave di Teseo), “Tre volte no. Memorie di un uomo libero” (Rizzoli). Le sue opere sono tradotte in francese, tedesco, serbo-croato, ungherese, inglese, spagnolo, catalano e finlandese. Pahor ha vinto numerosi riconoscimenti: il Premio Internazionale Viareggio-Versilia (2008); il Premio Preseren, maggiore onorificenza slovena nel campo culturale (1992); il Premio San Giusto d’Oro (2003); il Premio Napoli (2008) per “Necropoli”; il Premio Letterario Internazionale Alessandro Manzoni – Città di Lecco per l’autobiografia “Figlio di nessuno” (2012). Nel 2007 è stato insignito con la onorificenza francese della Legion d’onore e nel 2008 gli è stato conferito il Premio Resistenza per il libro “Necropoli” ed è stato eletto “Libro dell’Anno” da una giuria di oltre tremila ascoltatori del programma di Radio3 Rai, dedicato ai libri, Fahreneit.

Related posts

A cinquant’anni  da “Il Padrino”, in Basilicata concorso per giovani cineasti

Redazione Ore 12

Il primo film di Elodie al Marateale

Redazione Ore 12

Musica, Zucchero: parte da Caracalla le date italiane del “World Wild Tour”

Redazione Ore 12