Politica

Fisco, lavoro, presidenzialismo, Meloni lancia i suoi totem di Governo

Avanti con la riforma del fisco, senza toccare la casa, e un nuovo sistema di politiche attive del lavoro superando il reddito di cittadinanza, perchè per creare occupazione bisogna favorire chi crea ricchezza. Giorgia Meloni affronta la sua prima conferenza stampa di fine anno da presidente del Consiglio (3 ore per 43 domande) tratteggiando il programma economico per il 2023 proprio mentre il Senato dà il via libera definitivo alla manovra, ma parla anche della riforma presidenzialista.  “Confermo che il presidenzialismo è una delle mie priorità è un obiettivo a cui tengo particolarmente. Credo che possa fare bene all’Italia una riforma che consenta di avere stabilità e governi frutto dell’indicazione popolare. Il semipresidenzialismo alla francese è il modello dove c’era maggiore convergenza, il concetto è che vorrei fare una riforma il possibile condivisa. Di modelli ce ne sono tanti addirittura se ne potrebbero inventare. Non ho pregiudizi ma la riforma la voglio fare”, ha detto la premier durante la conferenza stampa di fine anno. “Il ministro Casellati ha già avviato le sue consultazioni, parlando con i partiti della maggioranza e a gennaio parlerà con l’opposizione. Non escludo iniziative del governo ma se ci fosse la disponibilità a livello parlamentare non avrei preclusioni, ma non sarò sprovveduta da non capire atteggiamenti dilatori. Vorrei lasciare come eredità di questa esperienza istituzioni più stabili”, ha aggiunto. Ed ancora sui temi economici e sulla posizione di Confindustria: “Gli industriali hanno ampiamente compreso che il governo è amico di chi produce, amico delle aziende, vanno ascoltate le associazioni, come i sindacati sapendo che sono portatori di un interesse e noi dobbiamo tenere insieme il quadro generale e i saldi”. “Sul tema della riforma fiscale andremo avanti secondo direttrici già visibili in manovra finanziaria. La grande questione su cui si deve muovere la riforma fiscale è il taglio del cuneo fiscale. Su questo andremo avanti. Il secondo grande obiettivo è una tassazione che tenga conto della composizione del nucleo familiare, del numero di figli a carico”. Con la flat tax “non c’è nessuna discriminazione”, ha dichiarato la presidente del Consiglio. “Il lavoratore autonomo non ha nessuna delle tutele, giuste, che vorremmo anche per gli autonomi, dei dipendenti”, ha aggiunto. Ed ancora sul lavoro,  con la riforma delle politiche attive per l’occupazione. Con la manovra è stato deciso che chi percepisce il reddito di cittadinanza (tra i 18 e i 59 anni senza figli a carico) ne avrà diritto per sette mesi. Il tempo che l’esecutivo si è dato per rivedere il sistema, utilizzando le risorse europee per sviluppare la formazione: “Abbiamo 8 mld non utilizzati per la vecchia programmazione, 13 mld della nuova e il Pnrr prevede risorse” ha spiegato, precisando che il principio è che “se non accetto un lavoro dignitoso e tutelato sono libero di farlo e stare a casa, ma non posso farmi mantenere da chi paga le tasse”. La verità però, secondo Meloni, è che per far crescere l’occupazione deve crescere l’economia e questa è la stella polare del governo. “Io credo – ha detto – che la condizione per migliorare la qualità del lavoro riguardi soprattutto il tema della crescita economica: mettere le persone in condizione di assumere, cosa che avviene quando l’economia è libera di operare e quando ci si trova di fronte a un governo e a una politica che fanno del loro meglio per favorire chi crea ricchezza e lavoro”. Infine sul Mes la linea è quella spiegata appena pochi giorni fa in tv, a Porta a porta: no all’utilizzo del Fondo salva-Stati “finché io conto qualcosa” mentre sulla ratifica non si esprime (consapevole dei problemi con la Lega). “Ci confronteremo con il Parlamento” ma “vorrei confrontarmi con il direttore del Mes per capire se ci sono i margini per lavorare su qualcosa di diverso”. Per quanto riguarda il Pnrr, Meloni si è detta “contenta” che il governo sia riuscito a raggiungere tutti i 55 obiettivi previsti per richiedere la tranche di 19 miliardi del Pnrr ma “ora arriva la parte difficile del piano perché il grosso fatto finora era programmazione e riforme, la parte su carta, mentre ore c’è la parte complessa in cui questi obiettivi devono diventare cantieri”.
“Mi piacerebbe – è la conclusione – lasciare una nazione orgogliosa, ottimista, tutte cose che ci mancano. A noi manca l’orgoglio, e quando si va all’estero ci si rende conto di quanto ci sia grandissima voglia di Italia, di quanto siamo stimati e ben visti, di come tutti chiedano una nostra presenza: dove non ci siamo ci chiedono di rafforzare la cooperazione, le nostre aziende sono ben viste. L’unico posto in cui non c’è stima dell’Italia, spesso, è tragicamente nei nostri confini. Bisogna avere consapevolezza di quanto valiamo agli occhi del mondo”.

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