Esteri

Geopolitica, riflettori sui rapporti tra Stati Uniti, Grecia e Turchia

 

Nel corso del 2022, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha mantenuto un ritmo costante di provocazioni contro la Grecia. L’anno è iniziato con il suo ministero degli Esteri che ha rilasciato una dichiarazione in cui minacciava di dichiarare “discutibile” la sovranità della Grecia se avesse continuato a “militarizzare” le sue isole dell’Egeo. 

Dopo aver minacciato di muoversi contro i territori greci dell’Egeo a settembre, il presidente turco ha colto la presentazione di una nuova linea di missili balistici vantando che i nuovi missili Tayfunavevano “fatto impazzire i greci” e osservando che ora Atene poteva venire comodamente presa di mira.

I rappresentanti americani hanno risposto a queste minacce con ammonimenti pubblici fra i quali quelli del portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Priceche ha recentemente ribadito il “rammarico” di Washington per le provocazioni di Erdogan.  L’animosità derivata da una lunga serie di guerre e atrocità è storicamente al centro delle relazioni turco-greche sin dal primo decennio della Guerra Freddaquando Turchia e Grecia hanno litigato su questioni di sovranità e sicurezza minacciando di entrare in guerra mentre gli Stati Uniti hanno svolto un ruolo di mediazione nel calmare le tensioni. L’invasione turca di Cipro nel luglio 1974mise alla prova l’arbitrato americano  e la Grecia, sentendosi tradita dagli Stati Uniti, si ritirò brevemente dalla struttura di comando militare della NATO cercando relazioni più strette con l’Unione Sovietica. Nonostante si fossero assicurati i propri obiettivi intervenendo a Cipro, i  turchi sono rimasti segnati dopo che il Congresso degli Stati Uniti ha imposto un embargo di tre anni sulle armi alla Turchia.

La minaccia di una rottura greco-turca si è notevolmente attenuata con l’inizio della guerra globale al terrorismo di Washington, mentre nel frattempo gli Stati scivolarono in secondo piano grazie  agli sforzi di mediazione delle Nazioni Unite a Cipro. La decisione di Cipro nel 2011 di iniziare le trivellazioni per il gas naturale al largo della sua costa meridionale  ha riacceso antagonismi di lunga data sui diritti marittimi turchi, greci e ciprioti nel Mediterraneo e nell’Egeo. Ma l’animosità di Erdogan verso gli USA dall’avvicinamento di Washington ai militanti curdi siriani dopo il 2014 e i fautori della politica della Blue Homeland (così viene definita l’area dell’Egeo rivendicata dai turchi)  iniziarono ad accusare gli Stati Uniti di cospirare per isolare la Turchia da quel mare con l’aiuto di Grecia, Cipro e dei curdi siriani.

Questa teoria del complotto si è diffusa anche a seguito dell’approfondimento delle relazioni USA-Grecia. Nell’autunno del 2017, il presidente Donald Trump ha accolto a Washington il primo ministro greco Alexis Tsipras (alla guida di una coalizione di sinistra) nella speranza di espandere i legami militari e politici con Atene. Ma ancora più importante per le crescenti tensioni con Ankara fu il tentativo di colpo di stato del 2016quando molti a Washington individuavano nella Grecia un partner di sicurezza  più stabile nel Mediterraneo orientale, ed è stato con questo spirito che Atene e Washington sono arrivate a un accordo di cooperazione per la difesa reciproca nell’autunno del 2019.

Le risposte turche alla firma dell’accordo di difesa USA-Grecia furono  negative e dall’autunno del 2019, i media turchi hanno regolarmente descritto l’accordo come un patto greco-americano mirato alla guerra con la Turchia.

Si può dire che tali opinioni, condivise ed alimentata Erdogan e condivise anche  tra i suoi oppositori, sostengono che gli Stati Uniti hanno costantemente cercato di imbrigliare o umiliare la Turchia sin dalle prime fasi della Guerra Fredda, sino a quando l’amministrazione Trump minacciò pubblicamente di escludere la Turchia dal programma per i super caccia F-35.  Se le cose stanno  così, la posizione dell’America tra Turchia e Grecia appare particolarmente cupa poiché Erdogan sembra negare il ruolo di Washington come mediatore tra i due vicini mentre una mediazione della UE non pare possa avere successo. 

La minaccia di un attacco turco alla Grecia costringerebbe Washington a confrontarsi con diversi scenari indesiderabili fra i quali  una chiara sfida agli Stati Uniti e alla strategia di difesa della NATO nel suo insieme.

Ripensare alla Turchia in termini antagonisti comporterebbe una rivalutazione geostrategica con una Russia aggressiva, una Turchia belligerante che mette potenzialmente a repentaglio il libero flusso del traffico attraverso il Mar Nero e il Mediterraneo. Inoltre contrastare questa possibile minaccia porterebbe a nuovi impegni di difesa, come l’ampliamento dei legami di sicurezza con Grecia, Cipro ed Egitto riconoscendo le ostilità turche come una forza destabilizzante nel mondo.

Ma Erdogan a nostro avviso è sufficientemente furbo per non tirare la corda sinora questo punto, anzi qualificandosi come grande pacificatore nel conflitto Russo-Ucraino, con un occhio alle prossime elezioni presidenziali forse ipotecate dalla grave crisi economica che la Turchia attraversa.

L’orgoglio nazionale di quello che fu un impero, non riempie la pancia della gente.

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