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  Il caso Bari, Piantedosi: “Il governo ha dichiarato guerra alla mafia, non certo ai Sindaci”. Decaro: Se c’è sospetto rinuncio alla scorta” 

 

 

“Io capisco l’amarezza del sindaco di Bari. Il nostro governo da quando si è insediato ha già sciolto 15 Comuni in prevalenza di centrodestra. Questo governo ha dichiarato guerra alle mafie non certo agli amministratori locali”.

A dirlo, ai microfoni del Tg1, è stato il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in merito allo scioglimento del Consiglio Comunale di Bari, in seguito all’inchiesta “Codice Interno”.

“L’iniziativa si è resa necessaria a seguito di un’indagine giudiziaria, molto importante che ha portato a 130 arresti tra cui anche un consigliere comunale ma soprattutto il commissariamento, ai sensi della normativa antimafia, di un’azienda municipalizzata totalmente controllata dal Comune di Bari.

E’ un’accesso ispettivo che consentirà la verifica dei fatti e sarà anche un’opportunità per gli amministratori a contribuire a questa verifica. Ci sono stati accessi ispettivi che hanno riguardato comuni come quello di Reggio Calabria e come quello di Roma e Foggia e che quindi anche Comuni di grandi dimensioni”, ha concluso Piantedosi. A stretto giro la replica del Sindaco della grande città pugliese: “Se c’è anche un solo sospetto di infiltrazione della criminalità nel comune di Bari io rinuncio alla scorta. Sono sotto scorta da nove anni, torno a vivere. Non posso essere Sindaco antimafia e avere la commissione di accesso in comune”.

Così il Sindaco di Bari, Antonio Decaro, al suo arrivo alla conferenza stampa indetta dopo che ieri il Ministero dell’Interno ha avviato la procedura sulla Commissione d’accesso, che dovrà accertare possibili infiltrazioni mafiose nel Consiglio Comunale e nelle aziende municipalizzate.

“Questo è un atto di legittima difesa della nostra città”, ha continuato Decaro. Il Sindaco è arrivato in Comune visibilmente commosso e con un faldone di documenti. Ad accoglierlo, un lungo applauso dei presenti.

La nomina della commissione ministeriale è avvenuta in seguito all’arresto di 130 persone, tra cui un Consigliere Comunale, e il commissariamento di un’azienda municipalizzata, avvenuti al termine di un’indagine che ha fatto emergere un presunto intreccio tra politica e mafia con voto di scambio alle Elezioni Comunali del 2019. A sollecitare l’avvio del procedimento al Viminale, nelle ultime settimane, è stato un gruppo di parlamentari del centrodestra.

“Io ho paura per me e per la mia famiglia ma sono sindaco e non mi giro dall’altra parte”, ha proseguito Decaro, ricordando alcune battaglie contro la mafia fatte nel capoluogo pugliese, per le quali è stato messo sotto scorta dopo aver ricevuto minacce. Il Sindaco, che ha ripercorso gli eventi con voce rotta dal pianto, ha poi sottolineato di aver “tolto il territorio” alla criminalità.

Decaro ha poi aggiunto di aver incontrato gli esponenti del clan Parisi solo nelle aule del Tribunale, dopo aver deciso di costituirsi contro di loro: “A Bari la mafia ci sta, ci sono 14 clan, ma li devi combattere e guardare in faccia”.”Daremo alla commissione d’accesso tutto il supporto che servirà perché Bari è soprattuto una città che resiste alla criminalità, che tiene la testa alta contro la criminalità, e in cui le persone per bene sono molte molte di più”, ha continuato.

“Ora il sindaco Decaro è in pericolo. E’ già sotto scorta. Se qualcuno gli dà l’impressione che il ministro dell’Interno, anziché difenderlo per le attività antimafia, lo inquisisce perché teme che ci sia qualcosa che non va per quello che ha fatto, lo si indebolisce. I mafiosi sono rapidissimi nel capire le cose. Sono un po’ più lenti al ministero dell’Interno”. Così il Governatore della Puglia, Michele Emiliano, al suo arrivo a Grottaglie (Ta) per l’inaugurazione del Mam, in merito alla decisione del Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, di nominare una commissione d’accesso ispettiva per il Comune di Bari.

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