La guerra di Putin

Il grande sogno: frammentare la Russia in tanti staterelli e ribaltarne i confini

di Giuliano Longo

C’è già chi prefigura già una vittoria dell’Occidente sulla Russia e la sua conseguente  dissoluzione elaborando i piani di una sua futura spartizione ( e revisione dei confini) frammentandola in tanti staterelli più o meno satelliti dei cosiddetti Paesi ostili a Mosca compresi gli Stati Uniti. Allarme  sempre presente in quella che viene definita sprezzantemente la“propaganda” di Putin ma che ha presso corpo il 31 gennaio con la riunione a Bruxelles del Forum delle Libere Nazioni post Russia  che raccoglie le istanze autonomiste di minoranze etniche e realtà regionali russe sostenute dai loro simpatizzanti euroatlantici: americani, polacchi, ucraini e baltici che puntano senza indugi alla vittoria finale. A gennaio Anna Fotyga, eurodeputata e già ministro polacco degli esteri che ha presieduto “l’incontro” ne aveva spiegato mentre obiettivi, fra i relatori di Bruxelles  compariva anche l’analista americano Janustz Bugajski,di origini polacche, già consigliere del Dipartimento di Stato USA. Il meeting, che ha visto crescere le adesioni  era già stato inaugurato l’8 maggio dello scorso anno a Varsavia, come riferito dalla rivista di geopolitica Limes diretta da Lucio Caracciolo, ma  per lo più ignorato dai media mainstream italiani. La prima mappa pubblicata da Limes, basata sulle  intenzioni del Forum prevedeva la formazione di una trentina di stati sui territori della defunta Russia con l’aggiornamento di gennaio che vede il ridimensionamento della Regione di Mosca a favore “di nuovi progetti etnico-nazionali”:  Il forum comprende “movimenti interni alla Federazione” che reclamano gradi di autonomia dal centro e una riorganizzazione del territorio federale anche se a Bruxelles sono rappresentate minoranze numericamente esigue e politicamente irrilevanti, con autoproclamati esponenti delle regioni di Kuban, Siberia, Kaliningrad, Ingria (San Pietroburgo) e Uraliche hanno anche annunciato  improbabili referendum online per l’autodeterminazione. Nella sostanza gruppi di “dissidenti indipendentisti” delle decine di etnie presenti nella Federazione Russa, già dotate di una propria entità amministrativa riconosciuta da Mosca, più nell’emigrazione che nelle loro regioni d’origine. Sin qui nulla di strano, se volete, ma che l’appuntamento sia stato questa volta ospitato a Bruxelles   nel cuore istituzionale dell’Ue, è quanto meno il segnale che alcuni paesi europei considerino “promettenti” gli sviluppi potenziali dell’iniziativa, stuzzicando, per altri (Baltici e Polonia) atavici timori e nuovi appetiti. Il progetto di «decolonizzazione e ricostruzione» della Russia (è stato illustrato Anna Fotyga, la quale ha ricordato che i rischi derivanti dalla “dissoluzione della Federazione Russa” saranno meno pericolosi “che lasciare intatto un impero aggressivo”. Ma l’attivismo polacco è spalleggiato dalle frange più aggressive dell’amministrazione americana che ormai è il dominus delle strategie di questo conflitto, che peraltro non si svolge sul suo territorio e che secondo l’articolo di oggi della Gabbanelli  per il Corriere della sera, vede l’Eeuropa come partner paritario degli USA “negli investimenti finanziari”  per una Ucraina ormai pronta ad entrare nella UE.  Nelle intenzioni dei convenuti , ad esempio,  dovrebbero nascere la Kryvia Orientale per integrare i popoli del Grande Baltico,  le repubbliche caucasiche di Inguscezia, Ossezia,e Cabrdino-Balcaria e tante altre repubblichine su base etnica. Ma a Kiev dopo l’inevitabile vittoria, immagina i nuovi confini della Russia e la relativa spartizione per la quale il Giappone otterrebbe le contese isole Kurili, la Germania l’Enklave di Kaliningrad, la Finlandia si prenderebbe la  la Karelia e parte del nord ovest russo, .alla Cina andrebbe tutta la Siberia, mentre le attuali repubbliche centroasiatiche oggi controllate dalla Russia diverrebbe un unica Repubblica. Questi sono solo alcuni cenni della mappa pubblicata da Limes, ma c’è una differenza fra le intenzioni del Forum basata sulle diverse etnie (spesso esigue minoranze)  e quelle di Kiev ormai baluardo della libertà, perché se il forum guarda alle fratture etnico e culturali della Federazione, i confini tracciati dagli ucraini ricordano, guarda un po, i “progetti” di partizione dell’Eurasia in sfere di influenza elaborati  da una certa corrente strategica degli apparati americani”scrive Limes. A ben vedere la visita di Biden a Varsavia, pur con tutti i tentennamenti dell’anziano leader, pare voler sostenere l’oltranzismo bellico della Polonia (e baltici) che in caso di sconfitta di Zeflensky  sogna invece di riprendersi propio alcune aree come la Slesia e il suo capoluogo Leopoli.  Giochi di propaganda o deliri strategici? In ogni caso elucubrazioni pericolose che non tengono assolutamente conto dell’armageddon nucleare che vanificherebbe tali pulsioni  nella distruzione totale di stati, staterelli, confini e dell’umanità intera.

aggiornamento la Guerra di Putin ore 14.08

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